La stagione espositiva della galleria Raffaella De Chirico inizia con una collettiva dedicata al rilievo e alla materia in tal senso declinata.
Quindici artisti con ricerche e percorsi differenti in dialogo tra loro, eterogenei seppur legati dalla sperimentazione per i materiali che diventano aggettanti, oltrepassando e superando la superficie.
La ricerca dell'atavico peculiare dell'artista Claudio Costa si esprime al meglio attraverso un lavoro del 1991, Il deserto del Golfo, cm 81x123x7, in cui oggetti e fossili vari sono assemblati su lamiera rugginosa, che sembra dialogare con l'osso sotto teca di Wolf Vostell, in una ricerca votata ad una lettura primordiale e viscerale della proposta artistica. La memoria degli oggetti del passato riprende vita anche grazie alla giovane Cristina Swan, il cui studio approda nell’uso di vecchie fotografie, per lo più in bianco e nero, pervase da un suggestivo senso di inquietudine che accomuna l' antico con il moderno.
Di Claudio Cintoli invece, un magnifico lavoro del 1963, Lante doble, assemblage, cm 30x27, di una serie rara e bellissima, la quale viene descritta da Flaminio Gualdoni come "indicativa del momento di snodo della sua maturazione artistica e della sua sintonia precoce con lo Zeitgeist internazionale".
Idea (1966-67) è un lavoro storico dello scultore Edgardo Mannucci, (due Biennali di Venezia, 1956 e 1962 e mostre personali in gallerie di primordine dell'epoca: Obelisco 1957, Medusa 1958, Attico 1960) lamina di ottone, scorie e fili di rame fuso, saldati e vetro, cm 27x67 x4.
Un lavoro con il cartone di Lorenzo Guerrini ben dialoga con l'artista bresciana Raffaella Formenti, che da anni segue una ricerca politica, sociale e ambientale utilizzando la carta. Insieme alla mid-career Formenti, un giovane artista lucano, Mattia Ferretti inizia il suo percorso con la galleria De Chirico con un lavoro su retino in VTR, un rilievo di un posto identificato nel cielo "al di là delle nuvole".
Il lettrismo in rilievo di Maurice Lemaître si esprime attraverso un lavoro del 2000, La lettre en faux-col, tecnica mista su legno, cm 52x67, mentre la raffinata poesia di Ji?í Kolá? si esprime attraverso KLIDNÊ (tranquillement), 1990, stoffa e collage variabile su cartoncino bianco, cm 33x25.
La materia si fa "corporea" con una "guancia" di Maurice Henry e con i piccoli e delicati seni di Ralph Rumney.
In mostra anche dei multipli: della grande Louise Nevelson, di César e un missile di Pino Pascali.