Mazzoleni è lieta di ospitare la prima personale nella sede torinese dedicata a Marcello Morandini, al passaggio del sessantesimo anniversario di carriera. La mostra presenta l’instancabile percorso dell’artista volto alla ricerca del movimento nello spazio che egli traduce nel mondo della geometria attraverso torsioni, tensioni, espansioni e sovrapposizione formali.
“Tappe d’un divenire”, definiva Gillo Dorfles le sue opere nel catalogo della Biennale di Venezia del 1968, forme “dall’evidente assurdità funzionale” che ne costituisce il fascino: “fascino matematico, ma tuttavia d’una matematica assurda, dove la precisione è in funzione della meraviglia”.
Il lavoro di Morandini si distingue per il rigore geometrico e il minimalismo cromatico. Nelle parole dell’artista, la sua ricerca si definisce in “lavori che sono stati e sono il frutto parziale di una ricerca ‘calvinista’, che ha segnato nel tempo anche la qualità morale della mia vita”.
Le sue opere sono presenti in diverse collezioni nazionali e internazionali e hanno trovato spazio in mostre personali alla Biennale di Venezia del 1968, a Documenta Kassel nel 1977, al Museum Bochum nel 1985, alla Galleria d’Arte Moderna di Roma nel 2014, al Ma*GA di Gallarate nel 2016.
Fin dagli esordi, la sua arte astratta, geometrica, sistematica e razionalista privilegia la struttura e la forma, sviluppando variazioni e trasformazioni in modo metodico. La forza espressiva che lo caratterizza deriva non solo dal legame diretto con le creazioni e le teorie artistiche del Novecento che lo hanno preceduto, ma anche dalle manifestazioni contemporanee con le quali è in perfetta sintonia. Si tratta principalmente del Werkbund e del Bauhaus, del movimento De Stijl e del Manifesto dell’Arte Concreta. Morandini rifiuta l’uso del colore e si concentra sul bianco e nero, spesso incrociando forme: ad esempio, negli avvolgimenti dell’opera 494B-2005 o nelle sovrapposizioni della 98D-1971_2009. Nella scultura 224A-1975, la concretizzazione della forma in rotazione offre un risultato di rara complessità.
A partire dagli anni Ottanta, ambiziosi progetti architettonici sono stati realizzati principalmente in Germania, Singapore e Malesia oltreché a Varese, città in cui vive dal 1946. «Tutte le mie opere d’arte, – afferma l’artista – nascono sotto il segno dell’architettura e anche il settore del design in gran parte può definirsi un’architettura dell’uso quotidiano». Esempi di questa ricerca architettonica sono la facciata dal fronte di 220 metri della Fabbrica Thomas – Speicherdorf, in Baviera (1984) e il più recente Das Kleine Museum – Weissenstadt, 2007.
L’esposizione è curata dall’artista e dalla Fondazione Marcello Morandini, nata il 7 dicembre 2016 e la cui sede museale è aperta a Varese dalla fine del 2021. La Fondazione nasce con l’obiettivo di creare un museo dedicato all’artista, conservando e valorizzando le sue opere d’arte, di design e architettura e promuovendo la conoscenza dell’Arte Concreta e Costruttivista Internazionale.
“Geometrie senza tempo”, nelle parole di Morandini, “è un’occasione per chiarire e mostrare l’humus costruttivo di 61 anni di dedizione al mondo della geometria e ad ogni forma infinita che la compone. Un mondo progettuale bianco e nero, razionale e coerente, che ha attraversato e plasmato ogni decennio del mio lavoro.”