La mostra, antologica, propone opere che presentano i passaggi chiave della carriera di Paolo Masi che ha affrontato, decennio dopo decennio, i limiti e le potenzialità dell'oggetto quadro, della pittura astratta e dell'arte come atto politico.
Il percorso critico che rende conto della lunga carriera dell’artista, si distingue e si caratterizza dal punto di vista espositivo mostrando opere di natura differente. Al MA*GA saranno visibili le opere installative e ambientali realizzate dall’artista, fin dagli anni Sessanta, con materiali differenti, che puntano a mutare la percezione dello spazio, come la grande installazione della biennale di Venezia del 1978. Nelle cinque Lounge Vip di Malpensa, al Termnal 1, troveranno spazio alcuni nuclei di opere pittoriche storiche e altre più recenti che illustrano la ricerca che l’artista ha affrontato attorno alla pittura di matrice astratto-geometrica.
Il progetto nel suo insieme a cura di Lorenzo Bruni, offre una lettura approfondita della ricerca che l’artista ha affrontato, dalla fine degli anni '50 a oggi, attraverso cicli pittorici che, pur essendo realizzati in decenni distanti tra loro, hanno come soggetto comune il tema della “vibrazione” del segno-colore che si “rivela” in relazione al materiale scelto come supporto. Il percorso espositivo si completa con interventi installativi realizzati con differenti materiali, dai telai a terra alle lastre di plexiglas dipinte con forme geometriche e sospese nel vuoto.
Parallelamente alla pratica pittorica, questa indagine lo ha portato dalla fine degli anni '50, a impegnarsi anche in una intensa attività di animatore del rinnovo culturale realizzando mostre all'interno delle Case del Popolo, in gallerie private e spazi pubblici, e successivamente a fondare collettivi artistici e spazi d'arte nella sua città, tra cui L'Aquilone, F-Uno, Zona negli anni Settanta, e nel 1998 Base / Progetti per l'arte, che festeggia quest'anno i 20 anni di attività. Come scrive Lorenzo Bruni, curatore della mostra al MA*GA, “Il percorso della mostra Doppio spazio, al pari di un'unica opera organica, è stato pensato come un osservatorio privilegiato da cui poter riconoscere nelle opere di Masi da una parte le differenti tensioni che hanno animato il dibattito artistico italiano e che hanno assunto la nomina di “pittura analitica”, “concreta”, “cinetica” e “programmata”, dall'altra di osservare le soluzioni processuali inventate dall'artista facendo attenzione al voler trovare un’alternativa proprio a quelle ricerche per non ridurre l'opera solo ad una questione ideologica o solo estetica, di razionalizzazione o di istintualità”.
Il titolo Doppio spazio vuole sottolineare l'attitudine di Paolo Masi di far convivere lo spazio dell'arte e quello della vita, il gesto del singolo con le esigenze della collettività, la libertà dalle regole con le regole della libertà. In questa prospettiva, emergono tre aspetti fondamentali e costanti del suo lavoro: l’indagine della vibrazione del colore in dialogo con la storia della pittura e con l'aderenza alla propria attualità, la libertà combinatoria tra linee, superfici e relazione colore-materiali, e infine la dialettica con lo spazio pubblico. La doppia tensione di Paolo Masi di cercare di far coesistere gli opposti viene ulteriormente evidenziata nelle due sezioni allestite appositamente per il MA*GA: l'installazione Riflessioni Riflesse nel piazzale del Museo che consiste in cerchi di plexiglas di colore monocromo fluo e specchianti in grado di espandere la percezione dello spazio e una selezione di opere dalla collezione museale, curata dallo stesso Masi, che evoca il clima artistico tra gli anni '60 e '70 a cui lui stesso ha partecipato, con lavori di Lucio Fontana, Gianni Colombo, Getulio Alviani, Giorgio Griffa e altri.