Il Sole dista 150 milioni di chilometri dal nostro pianeta e da oltre 5 miliardi di anni irradia nello spazio un’enorme quantità di calore, comportandosi come un gigantesco reattore a fusione nucleare (converte costantemente idrogeno in elio). Questa stella fornisce il 99% dell’energia che si trova sulla Terra, compresa quella immagazzinata indirettamente nei combustibili fossili, nelle piante e negli animali (compreso l’uomo) che si nutrono di vegetali o di carne di altri esseri viventi.
Ogni ecosistema è regolato da un delicato equilibrio di rapporti tra organismi e ambiente, che trova la sua massima espressione in un’efficiente rete alimentare. La disponibilità di cibo, in termini di flusso di energia e nutrienti, è strettamente legata a tre fondamentali tipologie di organismi: produttori, consumatori e decompositori.
I produttori sono organismi autotrofi, cioè capaci di elaborare in maniera autonoma il proprio nutrimento e comprendono le piante e alcuni tipi di alghe. I consumatori, invece, sono definiti eterotrofi ed essendo incapaci di elaborare il cibo da soli, si nutrono, per bisogno o per scelta, di altri organismi. A questo proposito si possono distinguere consumatori di primo e secondo grado, riferiti, rispettivamente, agli erbivori che mangiano i vegetali e ai carnivori che si nutrono di animali sia erbivori che carnivori. Dal punto di vista alimentare, l’uomo ha un ampio margine di scelta, essendo tendenzialmente onnivoro ed emotivamente coinvolto in importanti questioni etico-culturali. Questo “cerchio”, che regola la vita del pianeta, si chiude con gli organismi decompositori (funghi e batteri), capaci di sopravvivere approfittando del processo di degradazione della materia organica.
Alcune ricerche sembrano avvalorare l’ipotesi che l’iniziale sintesi di acido ribonucleico, la principale molecola implicata nella formazione del DNA, sia stata attivata da determinati livelli di radiazione solare. La vita sulla Terra si è evoluta con la comparsa di organismi unicellulari, simili agli attuali batteri; in seguito si sono sviluppate forme viventi più sofisticate, capaci di catturare la luce del Sole e di elaborare in maniera autonoma, attraverso uno speciale processo biochimico (sintesi clorofilliana), le sostanze nutritive di cui necessitavano per sopravvivere. Questo meccanismo è rimasto inalterato fino ai nostri giorni ed è accompagnato da un gradito effetto collaterale che gioca un ruolo rilevante nel mantenere in equilibrio la chimica dell’atmosfera terrestre: il rilascio di ossigeno come prodotto di scarto. Nel corso dell’evoluzione tale fenomeno ha contribuito a incrementare, in maniera esponenziale, la concentrazione di questo gas e ha favorito la formazione di uno strato di ozono capace di proteggere la superficie terrestre dai raggi ultravioletti dannosi per gli esseri viventi.
La sintesi clorofilliana è una soluzione particolarmente ingegnosa ed efficace: gli organismi vegetali, servendosi di uno speciale pigmento (clorofilla), hanno la capacità di assorbire la luce solare e di trasformarla, con l’ausilio di acqua e anidride carbonica, in sostanze nutritive (principalmente carboidrati). La fotosintesi avviene esclusivamente nelle ore diurne, mentre nel periodo notturno il processo s’inverte: le piante invece di assorbire anidride carbonica ed espellere ossigeno, prelevano ossigeno, scartando anidride carbonica.
La clorofilla è una sostanza liposolubile sensibile alla luce, ma anche agli effetti deleteri delle cotture prolungate e delle sostanze basiche e acide e presenta delle caratteristiche fisico-chimiche e nutraceutiche interessanti. La sua struttura, infatti, è costituita da un anello porfirinico, caratterizzato da un atomo di magnesio posto al centro: tale conformazione è sorprendentemente simile a quella dell'emoglobina, presente nei globuli rossi del sangue di tutti i vertebrati, con la sola differenza che quest'ultima contiene ferro, al posto del magnesio. Secondo l’erboristeria tradizionale le proprietà antianemiche attribuite a questo pigmento, sono giustificate proprio da questa similarità strutturale e funzionale.
A conferma di ciò, alcune osservazioni sperimentali hanno evidenziato che l’assunzione combinata di clorofilla e ferro, crea una sinergia capace di accelerare e potenziare l'assimilazione di questo minerale. Inoltre, somministrata come integratore alimentare è un eccellente rimedio ad azione ricostituente, depurativa, disintossicante, antiossidante, stimolante delle difese immunitarie e normalizzatrice sulla flora batterica intestinale (microbiota). È apprezzata anche per le sue proprietà battericide, cicatrizzanti e rigeneranti dei tessuti (utile nel trattamento di ferite, piaghe da decubito, ustioni e lesioni dell’apparato gastrointestinale, come ulcere, colite spastica e ulcerosa).
La luce, quindi, è l’elemento fondante della vita, il mezzo che permette di rendere funzionale il nostro corpo e di scoprire il mondo, nella sua infinita varietà di forme e colori. Di giorno, il cervello reagisce producendo serotonina, la quale, nelle ore notturne, funge da precursore per la sintesi di melatonina (da parte dell’epifisi), con effetti diretti sulla durata e sulla qualità del sonno. Grazie alla luce solare, assorbita direttamente dalla pelle, il nostro organismo è in grado di sintetizzare spontaneamente la vitamina D, indispensabile per la buona riuscita di numerose funzioni fisiologiche che riguardano la fissazione del calcio nelle ossa, la rigenerazione dei tessuti e la modulazione della risposta immunitaria; non a caso il picco della sindrome influenzale si registra proprio in inverno, quando le scorte di questa vitamina liposolubile, immagazzinata nel tessuto adiposo, sono scarse o in fase di esaurimento.
Anche il corpo “brilla di luce propria” come dimostrato da uno studio effettuato da alcuni scienziati giapponesi, i quali sono riusciti a captare le radiazioni luminose, nel campo del visibile (anche se 1000 volte più deboli di quelle rilevabili a occhio nudo), generate dalle reazioni chimiche che vedono coinvolti i radicali liberi, all’interno delle cellule (i radicali liberi sono atomi o molecole di struttura instabile che si formano durante l’attività metabolica).
Senza dimenticare le ricerche del Dott. Albert Popp sull’emissione dei biofotoni da parte del DNA: un fenomeno naturale che riveste un particolare interesse biologico, poiché rappresenta un indice di “vitalità”, uno strumento di regolazione dell’attività cellulare e di ricezione di un’ampia varietà di stimoli epigenetici (influenza dell’ambiente sull’espressione dei geni).