Celebra il suo venticinquesimo compleanno il caleidoscopico EFG London Jazz Festival, pronto a invadere la capitale britannica con ben 350 avvenimenti spalmati su 60 diverse location: da prestigiose sale di concerto (Barbican, Southbank Centre, Wigmore Hall), ai club più rinomati (Ronnie Scott’s, Vortex, Rich Mix) con numerosi altri indirizzi da seguire.
Il festival è arrivato a questo bel traguardo evolvendosi dall’iniziale settimana del jazz che si originò nel quartiere di Camden durante gli anni’70, mantenendo però lo stesso spirito degli inizi, ovvero celebrare anche il jazz in seno alle diversità culturali che tanto hanno contribuito e a rendere unica e speciale l’atmosfera londinese, capace di celebrare la musica in maniera brillante durante tutto l’anno.
Nonostante latiti in nomi consolidati, ci sono numerosi giovani jazzisti inglesi che meritano di essere seguiti e scoperti: fra questi la sassofonista e compositrice Trish Clowes e il pianista Robin Aspland, che avranno il loro bel da fare per cercare di emulare la carriera delle molteplici superstar presenti: tra di loro ci saranno anche gli italiani Paolo Conte, che nel prossimo mese di gennaio compirà 81 anni di invidiabile leggerezza e ispirazione e Stefano Bollani, alla guida del suo spregiudicato quartetto Napoli Trip e Filomena Campus, impegnata in un tributo a Monk di cui parleremo meglio in seguito.
Fra gli altri appuntamenti da ricordare grandi campioni di incassi come Dee Dee Bridgewater, Marcus Miller, Herbie Hancock, Pat Metheny, Brad Mehldau e Mike Stern, il jazz avanguardista di Tomasz Stanko, Bill Laurance, Henri Texier opposto agli alfieri di casa Huw Warren, Stan Sulzmann, Polly Gibbons e Andy Sheppard, la giovane promessa del canto Jazzmeia Horn, e la fantastica violinista cubana Yilian Canizares, al suo debutto assoluto nel Regno Unito. Quindi nel fertile territorio di confine al jazz Manu Dibango, Abdullah Ibrahim in un concerto nello spirito del gruppo Jazz Epistles, esperienza fondamentale di denuncia all’apartheid condivisa insieme al trombettista Hugh Masekela, che ha dovuto annunciare il suo forfait per motivi di salute, poi il funk di Cory Henry, Pee Wee Ellis e Ben l’Oncle Soul e le traiettorie di grande respiro world che saranno appannaggio di un trio delle meraviglie, composto da Zakir Hussain, Dave Holland e Chris Potter, quindi Howe Gelb che molti ricorderanno con i Giant Sand e qui invece alla guida di un piano trio.
E ancora il pianismo straordinario di Fred Hersch, Omar Sosa e Gonzalo Rubalcaba opposto allo stile più ortodosso di Kirk Lightsey, Eliane Elias e Justin Kauflin. Nel centenario dalla nascita di Thelonious Monk il festival ospiterà uno spettacolare per quanto variegato omaggio alla sua musica obliqua e ancora così ricca di ispirazione che avrà come protagonisti (fra molti altri) il trombettista Charles Tolliver e il vocalist Cleveland Watkiss. Sempre a proposito di tributi sono previsti anche quelli a John Coltrane da parte di Pharoah Sanders, che ne fu affidabile spalla e Joe Zawinul, in una serata che vedrà sul palco anche il trombettista Terence Blanchard insieme alla BBC orchestra.