Si riaccendono le luci sul Festival del Cinema di Venezia. E nella sua eccezionalità, legata all’emergenza sanitaria, la città lagunare si prepara, dal 02 al 12 settembre 2020, dopo visioni, incontri e presentazioni da remoto, ad accogliere sul tappeto rosso del Lido, i grandi volti della cinematografia internazionale.
Il festival diretto da Alberto Barbera e presieduto da Roberto Cicutto, quest’anno sarà all’insegna delle donne, con storie e opere di registe in concorso, riconoscimenti alla carriera e presidenti di giurie. L’attrice e produttrice australiana, Cate Blanchett, presiederà la giuria in Concorso Venezia 77, la regista francese di “Chocolat”, Claire Denis, guiderà la giuria Orizzonti, mentre fra i giurati ci sarà la sceneggiatrice e scrittrice italiana, Francesca Comencini. Un volto femminile, l’attrice romana Anna Foglietta, a fare da madrina e a dare il via alla 77esima edizione Cinematografica Venezia 2020. A concorrere per il Leone d’Oro due film diretti da donne italiane: "Le sorelle Macaluso" di Emma Dante, tratto da una pièce teatrale della stessa sceneggiatrice che esplora i legami familiari di cinque donne di diverse generazioni, e "Miss Marx", di Susanna Nicchiarelli, che racconta la storia di una delle figlie di Marx, fra le prime donne ad accostarsi all’emancipazione femminile.
Questi alcuni degli otto titoli dei diciotto film del Concorso Venezia 77, di registe donne tutti scelti “in base a criteri di qualità e non in base a protocolli di genere", secondo il parere del direttore del festival, Alberto Barbera. Anche i Leoni d’oro alla carriera saranno assegnati a due grandi artiste : la regista cinese, Ann Hui e l’attrice britannica, Tilda Swinton. Ancora storie di donne, fra gli eventi speciali delle Giornate degli Autori, nell’atteso film “Nilde Iotti, il tempo delle donne”, del regista Peter Marcias, che racconta di “una grande donna del Novecento italiano, la sua passione politica, il suo grande senso civile, ma anche quello della “donna nel suo tempo”, della sua grande capacità di motivare l’universo femminile e renderlo protagonista dal dopoguerra fino ad oggi". La rassegna, giunta alla 77ª edizione, presenta 62 film più 15 cortometraggi, di 50 paesi di tutto il mondo, con una selezione di grande qualità, e quattro pellicole italiane in concorso dei registi, Gianfranco Rosi, Susanna Nicchiarelli, Claudio Noce ed Emma Dante.
Un cartellone con opere di caratura mondiale, senza grandi alterazioni di numeri, “in era Civid”,con cineasti e interpreti affermati del nostro tempo, con due arene all’aperto, una ai Giardini della Biennale e una al pattinodromo del Lido, che aggiungono fascino e glamour artistico che da sempre contraddistingue l’evento internazionale. Tra le manifestazioni cinematografiche più antiche al mondo, preceduta solo dalla notte degli Oscar, classe 1929, il Festival ha attraversato più di ottant’anni di vicende italiane ed è diventato parte integrante della storia di Venezia. Il Leone d’oro alato, simbolo della città veneta, il primo premio assegnato al miglior film, arriva solo nel 1949 fino ai nostri giorni. È uno dei più importanti riconoscimenti dal punto di vista della critica cinematografica, al pari delle altre due rassegne del cinema europee, la Palma d’Oro di Cannes e l’Orso d’Oro del festival internazionale di Berlino. Non a tutti però è noto, che il Leone d'Oro non si è sempre chiamato così. Dal 1932 e fino alla caduta del regime, infatti, il massimo premio conferito dalla Biennale si intitolava Coppa Mussolini, che risentiva del clima politico propagandistico dell'epoca, che veniva assegnata doppiamente, sia per il miglior film italiano, che per il miglior film straniero. Il nome attuale “Leone d’Oro”, arriva solo nel 1954. Precedentemente, infatti, era conosciuto come il Leone di San Marco (tra il 1949 ed il 1953) e prima ancora (nel 1947 e nel 1948) come il Gran Premio Internazionale di Venezia.
Dunque ogni epoca ha lasciato una tacca indelebile sulle statuette leonine, dagli anni bui del fascismo e della Seconda guerra mondiale, fino ad oggi. Ma com’è iniziato e chi ha fondato il festival di Venezia? E come si è evoluto nei decenni e nelle epoche diverse? Nato nel 1932, nell’ambito della XVIII Biennale di Venezia, da un’iniziativa dell’allora Presidente della Biennale, Giuseppe Volpi, (che ancora oggi dà il nome ai premi per i migliori attore e attrice), sostenuto dallo scultore, Antonio Maraini e da Luciano de Feo, che si occupava di cinema per la Società delle Nazioni, progenitrice delle Nazioni Unite. La prima edizione (dal 6 al 21 agosto 1932), si svolge nelle terrazze dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, e pur non essendo competitiva, presenta pellicole rilevanti poi diventati classici nella storia del cinema, da Frankenstein di James Whale, Zemlja di Aleksandr Dovzenko, Gli uomini che mascalzoni... di Mario Camerini, A nous la liberté di René Clair. Il primo film proiettato (il 6 agosto 1932) è Il Dottor Jekyll and Mr. Hide, di Rouben Mamoulian. È l’occasione che vede sfilare sul lungomare del Lido stelle del cinema, quali Greta Garbo, Vittorio De Sica e Joan Crawford. Con l’edizione del ’34, con la stessa cadenza della Biennale, la Mostra diviene competitiva, e le nazioni partecipanti sono già diciannove.
Vengono istituiti premi come la “Coppa Mussolini”, assegnata al miglior film italiano o straniero, e le “Grandi Medaglie d’Oro dell’Associazione Nazionale Fascista dello Spettacolo”, per le migliori interpretazioni. È anche l'anno del primo scandalo, a causa di una sequenza del film cecoslovacco Extase di Gustav Machatý in cui l'attrice Hedy Kieslerová (che si chiamerà in seguito Hedy Lamarr) appare completamente nuda. Già nel 1935, segno del successo internazionale, sotto la direzione di Ottavio Croze, il Festival diventa annuale, e propone alcune novità come la giuria internazionale e la “Coppa Volpi” per gli attori, che prende il nome dal fondatore del festival. Tra i film importanti, ricordiamo, The Informer (Il traditore) di John Ford, The Devil is a Woman(Capriccio spagnolo) di Joseph von Sternberg con Marlene Dietrich, e Anna Karenina di Clarence Brown, con Greta Garbo, vincitore per il miglior film straniero. Nel 1936 per la prima volta, viene nominata la Giuria internazionale, e si consolida sempre di più il numero dei film e dei registi proposti, come Ophüls, Clair, Capra, Ford, Sternberg L'Herbier, mentre grande popolarità è ottenuta dal divo italiano Amedeo Nazzari.
Nel 1937, la Manifestazione si ingrandisce, viene inaugurato il nuovo Palazzo del Cinema (per opera dell’architetto Luigi Quagliata), che ancora oggi ospita l’evento, e aumenta il numero degli attori stranieri partecipanti, da Marlene Dietrich, Bette Davis, che vince il premio come migliore attrice, a Jean Gabin che si rivela ne La grande illusion. Il 1938 , segna una fase storica della rassegna in cui le pressioni politiche della dittatura fascista influenzarono e condizionarono più volte i risultati del festival, tant’è che ancora oggi in molti considerano le edizioni del 1940, 41 e 42 come non avvenute. Dopo il periodo bellico, nel 1946, la Mostra, con le proiezioni al cinema San Marco (il Palazzo del Cinema è requisito dagli Alleati),comincia a trovare la sua vera identità e diviene uno dei motori della rinascita culturale dell’intera Europa.
Sotto la direzione di Elio Zorzi, gli artisti internazionali ritornano a Venezia, e si cerca di recuperare quello spiraglio di libertà e di internazionalità messo da parte negli anni della guerra. Nel 1949, sotto la direzione di Antonio Petrucci, il festival ritorna definitivamente al Palazzo del Cinema al Lido, affermandosi come una vetrina internazionale sia in campo artistico che culturale. Negli anni ‘50, si afferma come una delle vetrine cinematografiche più importanti del mondo, il cinema giapponese si fa conoscere in Occidente, nonostante la nascita di altri grandi festival cinematografici come quello di Cannes, fondato nel 1946.
Arrivano sugli schermi del Lido due registi che faranno la storia del cinema italiano: Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, e cominciano ad affacciarsi nel panorama nazionale giovani registi come Francesco Rosi (La sfida, 1958) e Ermanno Olmi (Il tempo si è fermato, 1959). E poi figure di spicco internazionali quali Ingmar Bergman, Carl Theodor Dreyer e Louis Malle. Venezia viene conquistata da divi, come Marlon Brando e Brigitte Bardot, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Alberto Sordi, Vittorio Gassmann, Silvana Mangano (presenti, tra gli altri film, ne La grande guerra di Mario Monicelli, premiato con il Leone d'oro nel 1959) e Giulietta Masina (lanciata dai film di Federico Fellini). Il cinema italiano conosce una vera e propria epoca d’oro grazie anche ai nuovi divi emergenti, quali Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni e Monica Vitti, e i grandi registi come Pasolini e Bertolucci.
Le edizioni degli anni ‘60 sono di reale rinnovamento e di respiro internazionale, grazie alla direzione del professore, Luigi Chiarini, che fino all'edizione del 1968 rinnova lo spirito e le strutture della Mostra internazionale Cinematografica. Uomo coerente e autorevole, per sei anni organizza le sue rassegne cinematografiche secondo rigorosi criteri nella scelta dei film, opponendosi alla mondanità, alle pressioni politiche e alle interferenze dell'industria cinematografica. Un periodo fortemente caratterizzato dal cinema italiano, che vede esordire divi come Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, e vincere registi italiani, per ben quattro volte consecutive, il Leone d’Oro (1963, Le mani sulla città di Rosi; 1964, Il deserto rosso di Antonioni; 1965, Vaghe stelle dell'Orsa di Visconti; 1966, La battaglia di Algeri di Pontecorvo), fino all'ultimo Leone, quello del 1968, assegnato a Die Artisten in der Zirkuskuppel: ratlos di Alexander Kluge, che segna l'apertura al Neuer deutscher Film. Le rivolte politiche e sociali del ’68 ebbero delle conseguenze importanti anche sul festival. Dal 1969 al 1979 le edizioni furono non competitive, le prime due dirette da Ernesto G. Laura, le successive da Gian Luigi Rondi e Giacomo Gambetti, fu abolito il conferimento dei premi, e introdotte numerose sezioni collaterali. Nel 1971 viene introdotto il Leone d’Oro alla carriera, assegnato a due figure di spicco quali John Ford e Charlie Chaplin.
È il direttore Carlo Lizzani, nel 1979, a rilanciare la Mostra nel prestigio e autorevolezza, a rinnovarla anche nel nome; non più Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, ma semplicemente Mostra Internazionale del Cinema. Introduce nel comitato degli esperti, personalità quali, Roberto Escobar, Giovanni Grazzini, Alberto Moravia, Enzo Scotto Lavina e Paolo Valmarana. Il 1980 vede il ritorno del celebre Leone d’Oro. Dal 1983 la direzione passa in mano a Gian Luigi Rondi, che crea la giuria internazionale composta solo da autori, primo tra tutti Bertolucci, per trasformare il festival in una "mostra degli autori, per gli autori". Negli anni avvenire, in particolare nel 1988, la rassegna si arricchisce con nuove sezioni, tra cui "Orizzonti" ( Concorso internazionale dedicato a film rappresentativi di nuove tendenze estetiche ed espressive del cinema mondiale) che è tuttora presente.
Negli anni '90, sotto la direzione prima di Biraghi e poi nel 1992 di Gillo Pontecorvo fino al 1996, il festival si aggiorna riservando ampio spazio a registi emergenti come Gus Van Sant, Spike Lee, Peter Jackson e, tra gli italiani, Mario Martone, Paolo Virzì. Sbarcano al Lido "star" internazionali dal calibro come Jack Nicholson, Harrison Ford, Bruce Willis, Kevin Costner, Mel Gibson, Nicole Kidman, Tom Hanks, Denzel Washington. A ricevere i Leoni d'oro alla carriera, Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro e Francis Ford Coppola (nell'edizione del 1992, insieme a Paolo Villaggio primo Leone "comico" di Venezia). Negli ultimi decenni, a fasi alterne, la rassegna del cinema di Venezia ha continuato a rappresentare il punto di riferimento italiano più alto per la settimana Arte. Si succedono presidenti di giuria di grande calibro: Monicelli, Gong Li, Catherine Deneuve, Wim Wenders.
Inoltre vengono istituite altre Sale di proiezione oltre al Palazzo del Cinema, come il Palazzo del Casinò (1990) la PalaBiennale, La Sala Giardino (2016) e le Sale Esterne. Non si tratta di anni rivoluzionari per quanto riguarda la struttura e la forma, ma continua ad affermarsi come vetrina internazionale e uno dei più grandi organismi di promozione artistica mondiale. Negli ultimi anni, complice il lavoro svolto dal direttore nel 2012, Alberto Barbera, (da lui diretto anche dal 1999 al 2001), la Mostra ha acquisito notevole prestigio, con la creazione di sezioni di altissima qualità parallele alla gara ufficiale “Venezia 77”: Fuori Concorso, Venice Virtual Reality, Sconfini (quest’anno non presente), Venezia Classici e Orizzonti, il fiore all’occhiello della rassegna, che porta in laguna le nuove tendenze del cinema italiano e internazionale.