L’Arte Contemporanea arriva al Museo di Capodimonte nel 1978 con la mostra personale di Alberto Burri, curata dal soprintendente Raffaello Causa e dal gallerista napoletano Lucio Amelio. L’artista realizza per Capodimonte il Grande Cretto Nero, che viene collocato, secondo il desiderio dell’autore, tra Caravaggio e i caravaggeschi.
Negli anni successivi il museo collabora con alcune celebri gallerie napoletane, tra cui lo Studio Morra, la Galleria Rumma, lo Studio Trisorio, la Galleria Artiaco e, in maniera più duratura e continuata, con Graziella Lonardi Buontempo, fondatrice degli Incontri Internazionali d’Arte.
Capodimonte accoglie così le mostre di artisti di fama internazionale come la personale di Andy Warhol nel 1985 articolata in una sequenza di dipinti dall’esuberante policromia, raffiguranti il Vesuvio in eruzione di cui il museo conserva oggi un esemplare.
Con le donazioni degli artisti che si confrontano con gli spazi e le collezioni del museo, si allestisce, tra il secondo e il terzo piano, la sezione di Arte Contemporanea che documenta l’impegno civile e culturale di artisti italiani e stranieri come Giulio Paolini, Carlo Alfano, Daniel Buren, Joseph Kosuth, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Sigmar Polke e Mario Merz.
Alcune delle opere acquisite al termine di queste mostre temporanee hanno trovato ciascuna un propria collocazione permanente negli ambienti storici del percorso museale (Anselm Kiefer, Luigi Ontani, William Kentridge, Louise Bourgeois, Luca Pignatelli, Candida Höfer), in altri spazi del palazzo o nel giardino antistante, come nel caso della scultura di Eliseo Mattiacci, o dell’installazione di Sol LeWitt (2002), che occupa un intero ambiente del piano terra.