Reggio Emilia capitale della fotografia? Sembra proprio di sì, vista la grande kermesse fotografica in corso fino al 9 luglio nella città emiliana. Fotografia Europea, la rassegna, giunta alla XIIa edizione con oltre trenta esposizioni del circuito ufficiale e trecento mostre del circuito Off, convegni e seminari e un vastissimo programma di eventi, investirà i luoghi più suggestivi della città.
Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro è il titolo della rassegna che, oltre a Reggio Emilia, vede mostre ed eventi collegati al festival ospitati anche dalla Fondazione Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, dallo Csac - Centro studi e archivio della comunicazione dell'Università di Parma, dalla Collezione Maramotti di Reggio Emilia e dalla Fondazione Fotografia di Modena, una delle realtà italiane più interessanti nell’ambito della fotografia e dell’immagine contemporanea. Fotografia Europea di quest'anno ruota attorno al tema Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro. L’archivio, quindi, come strumento attraverso gli artisti si sono confrontati nel corso degli ultimi anni. E, ovviamente, una simile discussione, con i mezzi dell’arte, muove sull’idea di storia, di memoria e anche di visione del presente e del futuro. Si pensi a quello che è considerato l’archivio per eccellenza a disposizione di tutti, internet, ma anche ai nuovi sistemi - lo “spettacolo”, i “metadata” - di manipolazione e ibridazione del documento. La fotografia, da sempre legata alla registrazione e considerata documento del passato diventa allora una “mappa del tempo” più complessa e articolata, un modo di viaggiare tra le diverse dimensioni temporali, per fare mappe multidimensionali.
La rassegna prende il via da Palazzo Magnani dove troviamo Paul Strand e Cesare Zavattini. Un Paese. La storia e l’eredità: con le fotografie di Paul Strand, provenienti da prestigiosi musei internazionali (Centre Pompidou, Paris; The Aperture Foundation di New York), apparse nel libro Un Paese, pubblicato da Einaudi nel 1955. Un Paese è uno dei primi libri fotografici italiani e risente della cultura del neorealismo italiano e racconta, attraverso le immagini del fotografo statunitense e i testi di Cesare Zavattini, le vite e le storie degli umili di un paese italiano - Luzzara, nella pianura padana – scelto come specchio dello spirito di un popolo e del ritmo universale della vita legata alla terra.
Ma nella rassegna vi sono anche gli scatti di Gianni Berengo Gardin (che insieme a Zavattini realizza Un Paese vent’anni dopo nel 1976), Luigi Ghirri, Stephen Shore, Olivo Barbieri fino alla ricerca artistica di Claudio Parmiggiani, per testimoniare come Un Paese sia stato fonte di ispirazione per diversi autori, fotografi, scrittori e artisti e come questi abbiano preso spunto dal volume, divenuto esemplare nella storia della fotografia e nella letteratura per il rapporto tra immagine e scrittura. Ai Chiostri di San Pietro, sono invece le mostre dedicate allo studio e archivio di Gianni Berengo Gardin, alle fotografie, pubblicazioni e progetti di Fabrica by Benetton Group, al progetto curatoriale Les Nouveaux Encyclopédistes di Joan Fontcuberta, a un focus storico-fotografico sul Sudafrica, paese ospite di questa edizione, e al progetto Speciale Diciottoventicinque. La mostra Dall'archivio al mondo. L'atelier di Gianni Berengo Gardin, a cura di Alessandra Mauro e Susanna Berengo Gardin, vede l'archivio come luogo del pensiero e della creazione oltre che di custodia della memoria del proprio lavoro.
A Short History of South African Photography, invece, presenta 100 fotografie scattate in Sudafrica negli ultimi 100 anni, in una chiave di lettura delle foto come segnalibri temporanei, ma soprattutto dirompenti, i quali emergono da un complesso immaginario storico ed estetico. Potenti testimonianze dell’apartheid, le fotografie sono fondamentali per ricostruire e ricordare la storia sudafricana, esplorando il modo in cui la testimonianza, il movimento, l’estetica e la politica contribuiscano a una lettura visiva complessa del Sudafrica per una comprensione del passato, del presente e del futuro. Up to Now. Fabrica Photography raccoglie invece oltre cento opere sui lavori dei tanti creativi passati da Fabrica - la fucina di giovani talenti di Benetton Group a partire dal 1994 – che negli anni sono diventati autori riconosciuti a livello internazionale.
Dagli Albino Portraits di Pieter Hugo ai Libyan Battle Trucks di James Mollison, passando per The Middle Distance di Olivia Arthur e A bad day di Laia Abril, la raccolta è una testimonianza della varietà di approcci alla documentazione fotografica che attraversa realtà e continenti creando un unicum iconografico e narrativo. E, ancora, ecco Les Nouveaux Encyclopédistes di Joan Fontcuberta che rielabora i concetti di classificazione, enciclopedia e conoscenza attraverso l'uso della fotografia. È un omaggio a D’Alembert e Diderot, passando attraverso Foucault e Aby Warburg per arrivare a Hans Peter Feldman. E allora? Cosa resta dell'intelligenza rivoluzionaria che a metà del XVIII secolo diede vita ai volumi della Encyclopédie, monumentale compendio del sapere, nell’era della post-verità e dei “selfie”, delle finestre indiscrete di Facebook e delle sirene del consumismo, delle emoticon e dello spam? Internet, i social, i telefoni cellulari, le videocamere di sorveglianza e qualsiasi dispositivo di registrazione delle immagini, generano una sovrasaturazione in cui le immagini non sono più mediazioni sottomesse tra noi e il mondo, ma diventano attive e furiose. E alla Biblioteca Panizzi, è Foto graphia. Tra immagine e memoria, a cura di Laura Gasparini, con esemplari storici dal dagherrotipo, le carte salate e albumine sino alla fotografia digitale, concepite e realizzate come oggetti quali particolari album, menabò, libri d'artista ed edizioni a stampa.
Questo e moltissimo altro ancora sarà possibile ritrovare a Reggio Emilia fino al 9 luglio in un'immensa “collana” di fotografie, incontri e dibattiti che animeranno la città attraverso le icone visive del nostro tempo, fonti di storie, racconti, conoscenze e identità.