Al primo piano del museo, il MA*GA propone un’esposizione di circa 40 opere della collezione permanente, dedicata alle ricerche astratte in Italia dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.
Il percorso si articola secondo un criterio cronologico e tematico con opere di artisti che sono stati punti di riferimento in questo ambito come Soldati, Scanavino, Fontana, Castellani, Bonalumi, Griffa, Giò Pomodoro, Staccioli, Campus, Mazzucchelli e Calignano.
Negli anni Cinquanta, nel clima vitale di ricostruzione post-bellico, le ricerche del MAC (Movimento Arte Concreta) mirano alla realizzazione di un’arte che sia espressione di libera creazione. L’arte astratta, svincolata dalla rappresentazione della realtà e che trova le ragioni della sua autonomia in se stessa, è la forma più idonea per rappresentare il nuovo.
Non più soggetti reali come ritratti, nature morte, paesaggi…, ma il colore, la forma, la linea liberamente composti in costruzioni geometriche e dinamiche sono i veri protagonisti dell’opera.
Il segno che stentato e tremolante appare sulla tela o la materia cromatica che emerge con tutta la sua forza sono espressione del gesto libero dell’artista con implicazioni esistenziali e surrealiste in Scanavino e frutto di un’urgenza interiore in Moreni.
Un gesto preciso e liberatorio al tempo stesso è quello di Fontana che con buchi, tagli, squarci rompe la bidimensionalità della tela e apre allo spazio immanente, cosmico e trascendente.
Le tele immense di Pierluigi Calignano (2010) dialogano con i dipinti degli autori che come Verna, Griffa, Ortelli e Zappettini hanno lavorato nell’ambito della Pittura analitica o della Pittura pittura negli anni Settanta. Il dipinto ridotto ai suoi elementi costitutivi: tela e colore, privo della cornice che lo isola sulla parete, diventa puro colore e pura luce nello spazio.
Una particolare attenzione è data anche alla scultura astratta di Fausto Melotti, Carmelo Cappello, Angelo Bozzola, Luigi Veronesi … I materiali tradizionali, marmo e bronzo, vengono sostituiti dal ferro, il perspex, il legno per romper totalmente la retorica monumentalità della scultura e dare invece l’idea della trasparenza, della leggerezza, e della precarietà, condizioni contemporanee.
L’installazione Pneuma di Franco Mazzucchelli che sia alza e si abbassa al ritmo lento di un respiro, conferisce allo spazio una modulazione varia che sorprende e stupisce. L’opera astratta non è distante e asettica, ma vicina e quasi viva.
In occasione di questa mostra viene esposta per la prima volta la grande opera di Gottardo Ortelli, Orbis pictus, 1984, donata dalla famiglia Franzi per l’arricchimento della collezione del Museo.
Le opere esposte sono state donate dal Premio nazionale Arti Visive Città di Gallarate, dagli artisti o dai loro eredi o concesse in deposito temporaneo da collezionisti privati.