Greg Gong effettua un uso del pennello come fosse un bisturi, riuscendo a “tagliuzzare” attorno al colore una selva di emozioni. A volte l’effetto voluto lo ottiene per sottrazione, a volte per accumulo: stando attento ad ogni microscopico guizzo di vernice ad olio riesce a scolpire sulla tela nuovi mondi.
Qualcuno può vederci una via di fuga, qualcun altro una porta girevole che fa riflettere su noi stessi, qualcun altro ancora un cambio di rotta improvvisa. Sotto il turbinio di colore c’è la vita, lo stratificarsi del quotidiano, giornate che cominciano arancioni e piombano all’improvviso nel nero. Come accade nella vita. Fiori che diventano abissi, sfere che a ben guardare sono buchi neri. Emozioni stratificate, insomma. Passi su cui tornare, decisioni di cui pentirsi. Vittorie acclarate, trionfi puri. Ecco perchè quando osservi una tela dipinta da Greg Gong, puoi trovarvi tutto. L’occhio non riesce a fermarsi su un punto e continua a cercare sfumature infinite come gli sguardi sul mondo. Empasse, partenze a razzo, inizio, fine. Dietro una passata di colore giallo che fa spessore, l’artista ci ritorna e poi sedimenta, rinasce. E tutto questo si ottiene con filosofici - prima ancora che estetici - strati di vernice ad olio.
Partendo da un punto in cui il segno richiama il gesto naturale della mano del disegnatore che forma l’archetipo del cerchio, i dipinti di Greg Gong alla fine si svelano attraverso una complessa tecnica ottenuta usando decine di strati di pittura, su tela o pannelli di legno. Per l’artista l’arte è un percorso lungo e passa attraverso l’uso quasi ossessivo della ricezione del disegno, del cerchio e di elementari linee rette, nel contrasto tra la rappresentazione orizzontale e verticale.