Alla presentazione della mostra fiorentina di Bill Viola, a Palazzo Strozzi fino al 23 luglio, la protagonista è senza alcun dubbio Kira Perov, direttore esecutivo del Bill Viola Studio. E lo è per due motivi. Alle domande rivolte a lui, risponde lei, affermando di dire esattamente quello che direbbe lui, dato il sodalizio dei due da quasi 40 anni. La seconda ragione è più sottile. Che cos'è un video se non la traduzione in immagini fotografiche in movimento di un'idea ? La Perov è stata per tutti questi anni l'assistente di Bill nei suoi progetti. Arrivata a New York dall'Australia nel 1978, ha cominciato da subito a lavorare per lui, e a fotografare passo passo ogni processo, creando l'archivio fotografico completo della produzione, ed è oggi in grado di farci una cronistoria dettagliata di come venivano eseguite tecnicamente le idee che via via Bill intendeva realizzare. Nel capitolo Il processo creativo del catalogo della mostra, Kira scrive: " ... la tecnologia dei video e dei media si sviluppò in parallelo al suo sviluppo come videoartista". E aggiunge una frase di grande interesse: " ...e l'avvento di ogni nuovo dispositivo ispirò nuove idee per la sua produzione ", quasi a farci capire che l'ideazione, in un video, è subordinata alla tecnologia. Dominante dell'ideazione in Viola è l'acqua. Infatti descrive il suo processo creativo in questi termini: "È come un'onda, ti inabissi per poi tornare alla superficie". Alcuni commentatori fanno risalire la cosa a un quasi annegamento di cui Bill fu vittima, all'età di 6 anni. Più recentemente nei suoi video appare anche il fuoco, inteso come elemento necessario per la purificazione.
La mostra è composta di una serie di video, alcuni dei quali contengono, secondo ciò che dichiara l'artista, la memoria di capolavori del passato. Catherine's Room è una teoria di cinque piccoli schermi che ripetono lo schema delle predelle della Caterina da Siena di Andrea di Bartolo. The Deluge prende le mosse dal Diluvio di Paolo Uccello, mostrando come da una casa borghese, apparentemente solida e tranquilla, emerge una potente cascata d'acqua che travolge tutto e tutti. Dice Kira che è la prima volta che dei quadri vengono inseriti in una mostra di videoinstallazioni. È stato Arturo Galansino a voler collocare i nostri capolavori rinascimentali nella stessa stanza in cui si proietta il video, in ossequio all'accostamento che Bill stesso ha fatto.
E così i visitatori possono sperimentare la differenza fra la fruizione di un dipinto e quella di un video. Bill Viola fotografa al rallentatore le reazioni umane, pensando di mettere in luce ciò che l’immediatezza dei rapporti può nascondere (Rendere visibile l'invisibile). Ma, con questo suo intervento, toglie la vitalità connessa al rapporto interumano che fotografa. Sto pensando a The Greeting, l’incontro a tre, che gli è stato ispirato da una famosa tavola, La Visitazione del Pontormo. Drammatico il raffronto fra le due. Riprendendo al rallentatore l'abbraccio che si scambiano due donne in un incontro fortuito, il video ne spegne gli affetti e addirittura ci mostra il viso della donna incinta che a un tratto si stravolge in una smorfia. In verità sta sussurrando qualcosa all'orecchio dell'altra. Allungare i tempi delle azioni umane non aiuta, quindi, a comprenderne la vera essenza, come sostiene l'artista. Produce piuttosto uno stravolgimento del significato. Viene in mente la storia di quell'uomo che, avendo molta paura degli scorpioni, un giorno che ne vide uno sul pavimento, gli capovolse sopra una ciotolina di vetro, per farlo morire e poterlo fotografare da ogni parte, sperando così di ottenere un controllo sulla reazione che gli provocava la vista dell'insetto.
Viola, intervistato in passato, aveva scritto che non vuole tradurre in parole le sue opere, perché parlano col loro linguaggio. Provate a stare nel buio, in piedi, per 34 minuti e mezzo, a vedere The Path, il passaggio in un bosco di centinaia di comparse, abbigliate diversamente ma tutte in abiti normali, immagini ripetitive, con piccole variazioni. In termini di linguaggio, lo definirei logorrea. Poi, profondamente noioso. Eppure, per rispetto, si rimane lì, a guardare se il finale rende sensata l'attesa. Volendo, nel Deluge, qualcosa di inaspettato succede davvero alla fine, ma per arrivarci ci dobbiamo sorbire un'infinita serie di passaggi di persone davanti alla casa. Distratte, traslocano di tutto, in orizzontale lungo il marciapiede e in verticale scendendo le scale della casa. Incuranti del mendicante seduto a lato del portone di ingresso. Dobbiamo da ciò capire che il diluvio è la punizione dell'indifferenza degli uomini verso altri uomini bisognosi? Comunque il legame fra questo video e l'affresco di Paolo Uccello che dipinge gli scampati al diluvio non è per nulla evidente.
Nessuno dei recensori della mostra si pone fuori dal coro che incensa Viola. Trovo molta capacità tecnica nel filmare il fuoco (The Crossing) o nelle scene a grande schermo, come la teoria delle persone che camminano nel bosco (The Path), e un grande potere risolutivo nelle immagini. Dissento invece dal considerare queste installazioni un approfondimento dei sentimenti che animano l'umanità, come sostiene l'artista e come assentono in molti. Ad esempio, visto The Path, la Boralevi si spinge addirittura a scrivere che Bill Viola "ti trova l'anima". E cito lei perché è l'unica, fra quelli che ho letto, che non prende a prestito le parole del maestro per commentarlo.
Alla mostra si accompagna un Fuorimostra, speciali installazioni in luoghi al di fuori di palazzo Strozzi. Al Museo dell'Opera del Duomo si può vedere una delle opere del 2002, Observance, di un periodo in cui Bill fotografava una teoria di visitatori di fronte ad opere d'arte. Questo video è accostato alla Pietà Rondanini di Michelangelo e si comprende che i soggetti delle foto sono attori cui è stato imposto di mostrare rammarico o commozione. Chiunque è stato in un Museo vede, a volte, persone assorte davanti a un'opera che li colpisce, ma non certo piangenti o col viso sconvolto. L'introspezione di Viola consiste quindi nel mettere sul viso dei modelli i sentimenti nascosti che lui pensa li animino alla vista dell'opera d'arte?
Si trova a Santa Maria Novella uno studio, chiamato Tempest (2005), che mostra la grande bellezza della composizione creata da Viola quando è fotografata (per mostrarla in catalogo non può essere ovviamente messa in video), come se i singoli fotogrammi fossero composizioni forti, che perdono mordente quando vengono fatti muovere con tempi irreali, così regge il confronto con l'opera bellissima del Pontormo. Se vogliamo confrontare i due artisti, togliamo il movimento dalle immagini di Bill. Viceversa, nell'ottica di considerare un video il quadro del Pontormo, esso rappresenta in maniera efficacissima un fermo immagine, che scopre in sintesi i sentimenti che le quattro donne stanno vivendo, nello scambiarsi abbracci e parole che appartengono a un incontro fra amiche care.