La mia più grande ricchezza è la profonda quiete in cui mi sforzo di crescere e vincere ciò che il mondo non può prendere da me né con il fuoco né con la spada - Johann Wolfgang von Goethe
Oggigiorno la meditazione è piuttosto diffusa e, se praticata con una certa regolarità, dona benefici tangibili: miglioramento dell’umore, riduzione dello stress, maggiore capacità di concentrazione e di memoria. Quando guardiamo un tramonto o siamo immersi nella bellezza della natura proviamo uno stato di quiete interiore e di piacevole rilassamento che potrebbe evocare uno stato meditativo. Al contrario, molto spesso, il solo termine "meditazione" ci rimanda a pratiche e posizioni impossibili da conciliare con il ritmo della vita attuale che ci impone di vivere e lavorare in multitasking gran parte della giornata.
Meditare deriva dal latino meditari "pensare, riflettere; studiare", iterativo di medēri che indica "curare, applicare". Questo termine, a mio avviso, comprende entrambi gli aspetti della "medit-azione" (l’azione del meditare): riflettere, misurare con la mente e anche curare l’animo attraverso l’applicazione con una certa continuità.
Sono stati scritti quasi 3000 articoli sulla materia e, benché ci siano numerosi studi scientifici che ne affermano l’efficacia, l’opinione comune è molto contrastata circa l’utilizzo di pratiche di meditazione per migliorare lo stato di salute fisica e mentale dell’individuo. Si giunge al paradosso che in un testo di neuroscienze la meditazione viene definita come “stato alterato di coscienza” mentre in una pubblicazione di psicosomatica viene indicata come “stato naturale di coscienza”. Questa discordanza così marcata è giustificata – a mio parere - dal fatto che l’atto meditativo è difficile da descrivere attraverso il linguaggio in quanto difficilmente chi mai l’ha sperimentato potrà comprenderà dalle parole e dai testi scritti di cosa si tratta.
Il mio invito è dunque a "provare a fare l’esperienza" per decodificare dalle proprie personali percezioni la ricaduta in termine di benessere e chiarezza mentale nella propria vita. È altrettanto vero che ogni individuo farà una esperienza diversa proprio perché ben sappiamo che "la mappa non è il territorio" ovvero la lettura, il processo di conoscenza ed esperienza della realtà viene filtrata dagli schemi mentali e dalle percezioni di ciascun individuo. Ecco per voi un breve esercizio da fare nel corso della giornata: provate a farlo con continuità per almeno un mese. Se temete di dimenticarvi, mettete un allarme nel vostro smart phone che vi rammenti di farlo per i prossimi 30 giorni.
Quando ti senti sopraffatto dalle esigenze imposte dai ritmi quotidiani, prenditi cinque minuti del tuo tempo e siediti tranquillo e comodo: rilassa le gambe, le braccia e i muscoli del corpo, anche quelli del viso. Potrebbe essere utile mettere un timer in modo da essere certo che, trascorsi i cinque minuti, potrai riprendere le tue attività. Se ti è possibile chiudi gli occhi e connettiti con il tuo respiro che entra e esce dal tuo corpo. Immagina un luogo nella natura che ami particolarmente, un paesaggio di campagna oppure una spiaggia deserta con il mare cristallino. Lascia fluire i pensieri e, se riesci, osservali passare nella tua mente senza giudicarli o contrastarli. Goditi questi minuti di completo relax, consapevole che quando riprenderai le tue attività avrai più energia e chiarezza mentale.