Stoner. Landing Pages è la prima mostra d’arte contemporanea liberamente ispirata al romanzo Stoner di John Williams e finanziata attraverso un crowdfunding.
Il progetto, curato da Cinzia Compalati e Andrea Zanetti, ha la sua anteprima nazionale al #FLA Pescara Festival all’interno della programmazione dell’Alviani ArtSpace.
Stoner è un caso letterario che ha appassionato migliaia di lettori nel mondo. La biografia di un anonimo professore universitario che a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale affronta i drammi e le passione di una vita ‘normale’.
È un libro che racconta lo scorrere del tempo come un insieme di episodi epici nella banale naturalezza del loro evolversi.
Nel corso del 2013 il romanzo di John Williams è diventato un bestseller in Italia, Inghilterra, Olanda, Francia, Spagna, Israele e poi negli Stati Uniti; definito sul New York Times da Morris Dickstein “Il romanzo perfetto”, oggi è considerato un classico, l’altro filone letterario americano che si contrappone al genere del ‘grande Gatsby’.
Stoner è il compendio della vita di tutti, ti trascina dentro le sue pagine perché racconta forza e debolezze di ciascuno di noi, ti attorciglia le budella perché è anche, un po’, la nostra biografia.
Da questa storia parte il progetto della mostra: la volontà di creare un’esposizione ‘emotiva’, intimistica ed immersiva dentro le pagine del romanzo, di dare forma a un sentire condiviso che coinvolga non solo il ‘pubblico di Stoner’ ma anche coloro che non hanno letto il romanzo, facendo vivere attraverso l’arte contemporanea le atmosfere del libro.
Un’esposizione che attraverso le pagine del romanzo rende visibile lo scorrere delle parole: i personaggi si delineano andando oltre le descrizioni di John Williams, incanalando in nuove vite le sensibilità degli artisti che li interpretano .
Gli artisti coinvolti hanno lavorato ciascuno con il proprio linguaggio scultura, fotografia, installazione, video interpretando i protagonisti del romanzo e dando vita a un allestimento che è una vera e propria impaginazione.
Mauro Fiorese uno dei cento fotografi più quotati al mondo espone per la prima volta dodici dittici tratti dal suo blog in cui racconta la sua personale battaglia contro il cancro. Tenendo fede all’impostazione letteraria del progetto, le sue coppie sono composte da un’immagine testuale che dialoga con la fotografia affiancata. In mostra interpreta Gordon Finch, l’amico fraterno di Stoner, e filtra attraverso i suoi occhi e quindi attraverso il grande tema dell’amicizia la vita del protagonista.
Roberta Montaruli è Katherine, l’amante di Stoner. L’artista torinese racconta la loro storia d’amore in un video di animazione in cui mancando la presenza antropica sono gli oggetti a narrare le loro vite fatte di respiri e sospiri, gioie e dolori, fatica e tensione verso la felicità.
Stefano Lanzardo è Stoner. Con quattro scatti fotografici sono descritti altrettanti momenti simbolo dell’esistenza del protagonista dalla terra che lo ha generato e alla quale torna, ai corridoi dell’università in cui passeggia come un fantasma, allo studio di casa dove poteva dedicarsi alle amate letture fino alla relazione con le donne del romanzo.
Eleonora Roaro ha realizzato per la mostra una video installazione su Edith, la moglie di Stoner, in cui porta alla luce tutte le fobie del personaggio, una donna distante, anaffettiva, che non si fa ‘toccare’ in tutti i sensi. Attraverso una sineddoche Edith è rappresentata solo dal suo occhio ceruleo diventa la ‘telecamera di sorveglianza’ delle vite di chi la circonda. Al #FLA affiancherà alla video-installazione una performance in cui interpreterà Edith in uno dei momenti topici del romanzo.
Jacopo Simoncini ha composto per l’esposizione un pezzo inedito per viola eseguito da Ignazio Alayza che racconta attraverso sussulti lo stridore dell’esistenza. Le corde come le vite dei personaggi del romanzo sono quasi portate a rompersi, lo vorrebbero, ma non ci riescono.
Giuliano Tomaino, l’artista che tutti hanno potuto vedere con le sue sculture nel decumano di Expo 2015 ,interpreta il padre di Stoner attraverso una cruda installazione che ferma il momento della sua morte assurgendo a simbolo della fine di ciascuno di noi proseguendo così la serie dei Santi che porta avanti dagli anni Novanta.
Zino, noto per le sue opere realizzate con i lego e la realtà aumentata, qui interpreta l’antagonista di Stoner e lo immortala nel momento in cui fa la sua prima apparizione nel romanzo: fisicamente menomato, aveva un viso da attore del cinema sul quale l’artista ha riportato con la ASCII art le frasi della sua presentazione all’interno del testo. Tra le righe una frase metalinguistica che Zino rivolge al suo pubblico “Stoner è un libro del cazzo”, dando forma a quello che sarebbe stato il pensiero di Lomax nei confronti del romanzo stesso.
In mostra, nel Wall of Doonors, ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al crowdfunding, i nostri donatori che, contribuendo alla raccolta, sono diventati co-produttori del progetto.