La galleria Opere Scelte inaugura, giovedì 25 giugno alle ore 18.30 in via Matteo Pescatore 11/D, Pictorial Imagery, collettiva di pittura con lavori di Andrea Fiorino, Manuel Portioli, Alessandro Saturno e Alan Stefanato.
Pictorial Imagery fa riferimento a recenti ricerche in ambito filosofico, psicologico e delle neuroscienze che si interrogano sulla natura del pensiero. Se l’antico dibattito sulle “immagini nella mente”, che mette in contrasto la teoria proposizionale (basata su concetti e verbalizzazioni) e la teoria analogica (pittorica, analoga alla elaborazione percettiva) non ha dato una risposta univoca, i quattro artisti in mostra lo fanno palesemente: l’idea è un’immagine mentale. Le figurazioni sono una rappresentazione mentale o neuronale che trascendono la semantica, cooptando però costrutti culturali. Ed è proprio grazie all’utilizzo delle immagini che Andrea Fiorino, Manuel Portioli, Alessandro Saturno e Alan Stefanato possono far dialogare il sacro e il profano. Attraverso immagini figurative non originali, le opere in mostra riescono a interpretare in modo originale l’ultraterreno, il divino e la carnalità della vita superando una visione dicotomica.
Andrea Fiorino (1990) fonde il sacro e il profano dei suoi figuri bestiali in una stessa materia; lo fa con forti, quasi esperimenti cromatici, e rielabora la storia dell’arte tradizionale. In un mondo quasi magico, paradisiaco, le figure nude sono ricoperte, quasi invase, dalla natura, selvaggia nelle forme e nei colori.
Il lavoro di Manuel Portioli (1987) è parte di una ricerca antropologica dove soggetti di una pittura più comune, figurativa, diventano sfondo di scritte e segni che riconducono alle esperienze metropolitane dell’artista, alle suggestioni della street art. I suoi lavori sono ritratti di un momento storico e delle persone che ne prendono parte: accumuli, sovrapposizioni e scritte che Portioli utilizza per far dialogare il presente e il passato, l’aulico e il volgare, il sacro e il profano.
Alessandro Saturno (1983) propone figure di un immaginario comune, dee e vergini, corpi e volti, che sembrano sospesi nell’attesa di qualcosa. Anime leggere e delicate in balia dell’aria, del movimento e del tempo. I soggetti si palesano con imponenza e poi sembrano scomparire, allontanarsi, rifuggendo un sentimento di evidente passionalità.
Anche nella pittura di Alan Stefanato (1992) si manifestano luoghi vissuti e paesaggi già visti, animati da presenze che si decompongono e che mutano aspetto e colori. In questi scenari il dubbio avanza e la realtà diventa ambigua e scivolosa; così nelle sue tele prende forma il mutamento, ciò che in apparenza sembra disgregarsi, sotto il fluido movimento degli olii cambia forma e rinasce nella ricerca della spiritualità terrena.