Se vent'anni vi sembrano pochi, di certo un'esperienza come quella di Vicenza Jazz che dura da quasi una generazione diventa davvero un'impresa avventurosa, proprio alla maniera della musica improvvisata. E' così che Vicenza, una delle realtà maggiormente d'avanguardia nel panorama nazionale, presenta dall'8 al 16 maggio il festival New Conversations - Vicenza Jazz.
Fondato e diretto da Riccardo Brazzale la rassegna “Vent’anni di suoni, ritmi, visioni”, consentirà di rivivere le musiche di Jan Garbarek con Trilok Gurtu, Paolo Fresu con Richard Galliano, Anthony Braxton con Mary Halvorson, Maria Schneider con Fabrizio Bosso, Arturo Sandova. E tra le novità non mancheranno Gregory Porter e soprattutto i Soft Machine Legacy con Keith Tippett, unica data italiana (come anche il progetto Mare Nostrum e Braxton).
Numerose le produzioni originali, che coinvolgeranno musicisti in stimolanti abbinamenti, anche con poeti e artisti visivi. Alcune di queste creazioni del festival esploreranno il tema della notte, in un ideale rimando alla mostra in Basilica palladiana Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. Così proprio al fianco della Basilica, in Piazza dei Signori, si terrà il grande concerto gratuito It’s Always Night con Tony Allen, Daddy G. (dei Massive Attack) & Co: trip hop ed elettronica lungo i meandri della notte (ripercorrendo pure un celebre quanto enigmatico aforisma di Thelonious Monk: “It’s always night, or we wouldn’t need light”, “È sempre notte, o non avremmo così bisogno della luce”).
Quest’anno il festival promette di ampliare ulteriormente la sua programmazione rispetto ai cartelloni delle recenti edizioni, che concentravano oltre 100 concerti nell’arco di 9 giorni. La full immersion festivaliera offrirà innumerevoli occasioni di coinvolgimento: incontri con poeti, seminari e masterclass con musicisti, mostre, happening artistici, convegni, proiezioni, presentazioni di libri e tante altre manifestazioni di cultura, musica e spettacolo. Organizzato dal Comune di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, New Conversations prenderà ufficialmente il via venerdì 8 maggio al Teatro Olimpico con Memoria de la Noche, una serata in cui musica jazz, classica e poesia si troveranno strettamente intrecciate dai fili dell’improvvisazione. Ne saranno protagonisti Pietro Tonolo (sax), Sonig Tchakerian (violino), Paolo Birro (pianoforte), Roberto Rossi (trombone), Giancarlo Bianchetti (percussioni) e il poeta Juan Carlos Mestre (voce recitante, bandoneon), protagonista negli stessi giorni a Vicenza del festival letterario Poetry Vicenza.
Sabato 9, invece la volta di Tony Allen e Daddy G. (cantante e tastierista dei Massive Attack), per una serata che coinvolgerà anche gli appassionati dei dj set. Nella suggestiva Piazza dei Signori ci saranno artisti di confine che si muovono tra linguaggi e riferimenti culturali differenti e che hanno nel jazz una comune radice e nell'estetica afro-americana il loro punto di convergenza: Tony Allen, Daddy G (Massive Attack), Baba Sissoko, Dj Khalab. Tony Allen è il punto di partenza ideale di questo percorso. Apripista fondamentale per tutta la musica africana di nuova generazione, oltre che con mostri sacri come Fela Kuti, ha collaborato anche con artisti provenienti dal mondo dell’elettronica, dai Groove Armada agli Air. Baba Sissoko è un autentico pilastro della musica griot contemporanea, un maestro della parola, depositario della secolare tradizione mandingo. Dj Khalab è stato tra i primi in Europa a percorrere il sentiero che unisce i ritmi ancestrali con la cultura urbana e le sue infinite derive digitali. Daddy G coi suoi Massive Attack ha riscritto gli equilibri della musica, rendendo Bristol e il suo sound un modello universalmente riconosciuto; ha metabolizzato la spiritualità della tradizione africana, ricontestualizzandola nei luoghi e nella cultura del clubbing.
Domenica 10 l’appuntamento serale principale sarà al Jazz Cafè Trivellato presso il Teatro Astra. Questo spazio a metà strada tra teatro e jazz club ospiterà i Soft Machine Legacy ai quali si aggiunge come ospite il pianista Keith Tippett: un’inarrestabile macchina da groove jazz rock che continua a girare a pieno ritmo a quasi cinquant’anni dalla sua nascita, con una rinnovata e ammodernata propulsione funky. Un feeling che immediatamente si trasmette agli ascoltatori, unitamente al coinvolgente groove delle loro canzoni, che sono in buona parte creazioni dello stesso Telesforo, oltre a standard sia jazz che pop. Il clima sarà infuocato, palpitante di swing e funk, percorso dalle immancabili atmosfere soul impresse dall’Hammond. Max Ionata, sassofonista che si pone come riferimento sulla scena italiana, è un tenorista dalla voce "grossa", potente e fluida, saldamente incorniciata nella tradizione afroamericana (Rollins, Coltrane) ma ben ambientata nella contemporaneità jazzistica. Ha dato superbe prove di sé in contesti assai diversi come il duo con pianoforte (con Luca Mannutza, Dado Moroni) e il trio pianoless (con Reuben Rogers e Clarence Penn).
Lunedì 11 Vicenza Jazz 2015 approda per la prima volta al Teatro Comunale, dove si ascolterà il sestetto di Arturo Sandoval, la più vigorosa tromba del latin jazz. Sopra gli esuberanti ritmi afro-cubani si innalzeranno le volate di questo impareggiabile virtuoso dello strumento d’ottone. Arturo Sandoval è una delle leggende della musica cubana (pur avendo svolto, come non pochi suoi connazionali, gran parte della sua carriera nelle vesti di emigrato). Come jazzista lo si ascolta al fianco di Woody Herman, Woody Shaw, Michel Legrand, Stan Getz, Tony Bennett, mentre non sono da meno le collaborazioni pop e crossover: Frank Sinatra, Paul Anka, Rod Stewart, Alicia Keys, Céline Dion. Pluripremiato dell’industria musicale entra nel mondo del cinema (con le colonne sonore per Havana e Mambo Kings e addirittura con un film dedicato alla sua vita con Andy Garcia: The Arturo Sandoval Story). In aggiunta, non trascura la sua formazione di musicista classico, esibendosi come solista con le più importanti orchestre sinfoniche.
Martedì 12 sempre al Teatro Comunale, è la volta del quintetto di Gregory Porter, la più sensazionale voce maschile emersa nella black music degli ultimi anni. Cresciuto coltivando il mito di Nat King Cole, Porter ha poi fatto confluire blues e gospel nell'alveo delle strutture della jazz song: la sua voce vibrante ed espressiva ha fatto il resto, riassumendo in sé tutte le emozioni della vocalità afro. Nato a Los Angeles nel 1971 Porter trova un "padre" sostitutivo in Nat King Cole: lo ascolta con passione e prova a imitarlo. Cantante dalla voce imponente, pregna di blues, gospel e teatro. Da un nitido omaggio alla vocalità di Nat King Cole passa, senza soffermarsi troppo sull’antiquariato, a un ripensamento di questo suo modello, del quale fornisce una "revisione" contemporanea scevra di sdolcinatezze e attenta agli sviluppi moderni della ritmica e la vocalità afro. Risultato: riceve subito una nomination ai Grammy, cosa che si ripete anche per il disco seguente, Be Good (2012). Porter si è velocemente imposto come fenomeno internazionale quando nel 2013 realizza il terzo disco, Liquid Spirit, che segna il suo esordio per l’etichetta Blue Note.
Mercoledì 13 maggio (Teatro Comunale ore 21) Maria Schneider dirige la Trento-Vicenza Jazz Orchestra special guest Fabrizio Bosso. Maria Schneider è la più importante compositrice, arrangiatrice e direttrice di big band in attività, considerando l’ormai venerabile età e la rada attività orchestrale di Carla Bley, l’unica altra donna ad essersi così notevolmente distinta nel panorama delle grandi formazioni jazzistiche. Nonostante ciò, ascoltarla in Italia è cosa assolutamente rara. Nata a Windom (Minnesota) nel 1960, la Schneider si trasferisce a New York nel 1985, divenendo immediatamente, e sino al 1988, assistente di Gil Evans, che rimane a tutt’oggi la più evidente fonte di ispirazione del suo linguaggio orchestrale. A cavallo tra la tradizione delle big band, il jazz sperimentale e la classica contemporanea, la Schneider infatti ha potuto far ascoltare le sue composizioni per mezzo delle esecuzioni della big band di Mel Lewis e di numerose altre orchestre, sia statunitensi che europee. Ma il suo strumento ufficiale è la Maria Schneider Jazz Orchestra, fondata nel 1992 e per anni di casa al Visiones, jazz club nel Greenwich Village, dove si è esibita settimanalmente dal 1993 sino alla chiusura del locale nel 1998.
Il suo talento di autrice e l’originalità della sua musica sono stati più volte confermati da prestigiosi premi: un Grammy Award per il miglior disco jazz per grande organico (nel 2005 per Concert in the Garden), due Grammy per la migliore composizione (nel 2007 per Cerulean Skies e nel 2014 per Winter Morning Walks), oltre a diversi riconoscimenti da parte della Jazz Journalists Association e numerose affermazioni nel referendum dei critici di DownBeat (come miglior compositrice, migliore arrangiatrice e per la migliore big band). Fresca di una collaborazione con David Bowie, per il singolo Sue (Or In A Season of Crime), la Schneider si prepara a lanciare una nuova registrazione discografica della sua orchestra: The Thompson Fields.
Il sassofonista Jan Garbarek, creatore di una personale visione lirica, ricca di "sentimento" nordico e il percussionista indiano Trilok Gurtu, sarannno i protagonisti della serata di giovedì 14 (al Teatro Comunale), mentre Venerdì 15, il festival si lascia avvolgere dalle più audaci sonorità dell’avanguardia statunitense, con il guru della Nuova Musica, il sassofonista Anthony Braxton. Tra improvvisazione completamente disancorata e scrittura quasi colta, difficile dire dove inizi una e termini l’altra nelle esecuzioni del suo quartetto, che comprende il cornettista Taylor Ho Bynum, oltre a due donne "terribili" dei nuovi linguaggi musicali newyorkesi, la sassofonista Ingrid Laubrocke la chitarrista Mary Halvorson.
Per il finale del festival ci si sposterà al Teatro Olimpico. Qui, sabato 16, l’occasione sarà di quelle da non perdere, data l’importanza degli artisti coinvolti e la rarità della proposta. Il trio Mare Nostrum affianca infatti sullo stesso palco il trombettista Paolo Fresu, il fisarmonicista Richard Galliano e il pianista Jan Lundgren. Un accostamento di jazz e musiche folkloriche dei paesi d’origine dei tre musicisti, con in più il tocco della forte personalità di questi solisti.
Ma in città in luoghi diversi saranno presenti altri interpreti famosi della scena musicale: dal noise punk jazz dell’Hypercolor Trio di Lukas Ligeti, percussionista figlio del celebre György (venerdì 8); allo swing venato di istrionico funk dell’Hammond trio del sassofonista Max Ionata, al quale si aggiungerà la voce di GeGè Telesforo (sabato 9); una notte a stile libero e con molti ospiti affidata alle esuberanti coreografie sonore dei Funk Off, in compagnia tra gli altri della vocalist Karima (sabato 16). E torna anche l’affascinante formula del concerto di mezzanotte: venerdì 15 a Villa Guiccioli con Jan Lundgren e un percorso fotografico a cura di Pino Ninfa che, a un secolo di distanza, ricorderanno “La buia notte della Guerra”, lungo la strada della pace e della libertà.
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