La Eduardo Secci Contemporary è lieta di annunciare la mostra personale di Maurizio Donzelli che si terrà presso la galleria fiorentina di Via Maggio 51R a partire dal prossimo 3 Aprile 2015. E’ la prima volta che l’importante artista Italiano espone le proprie opere presso lo spazio espositivo che la galleria ha recentemente inaugurato nel capoluogo Toscano. La mostra sarà curata da Bartholomew F. Bland, già curatore della mostra “American Dreamers”, tenutasi alla CCC Strozzina di Palazzo Strozzi nel 2012. La mostra si articolerà in due distinte fasi espositive: alla prima mostra di Firenze ne seguirà, infatti, una seconda presso la sede di Pietrasanta della galleria a partire dal prossimo mese di Giugno. Le due mostre saranno accompagnate da un catalogo comune, la cui pubblicazione è anch’essa prevista per il prossimo Giugno. Snodandosi lungo il filo conduttore dell’idea di bellezza nell’arte contemporanea, la mostra analizza come i più recenti lavori di Donzelli vadano a collocare l’artista al centro del dibattito e della narrativa internazionale nel panorama di un mondo dell’arte professionale che, dopo averlo guardato con sospetto per decenni, ha gradualmente iniziato a fare nuovamente proprio il concetto di “bellezza”.
Accanto ad un’intervista all’artista, il catalogo della mostra proporrà un saggio panoramico di Bland sui lavori in mostra e sul posto che questi ultimi occupano all’interno del corpus delle opere dell’artista, dal titolo “Glittering Nature: Reflected Surface and the Biomorphic Form in Contemporary Art.” (“Natura sfavillante: la superficie riflessa e la forma biomorfica nell’arte contemporanea”). I visitatori della mostra fiorentina avranno l’occasione di ammirare un’ampia selezione di opere realizzate da Donzelli con tecniche e materiali diversi, eterogenee nelle dimensioni che spaziano dagli intimi disegni ad acquerello alle grandi installazioni di specchi. Molti dei lavori di Donzelli guardano allo spazio che separa l’opera d’arte da chi la osserva e all’interazione che si viene a generare fra i due soggetti. Nelle opere dell’artista si ritrovano sia le geometrie nette e cristalline proprie delle superfici riflesse, in cui il margine è un concetto ben definito, che quelle frammentate e rivelatrici di una nitidezza rarefatta, che si compiacciono nel prendere le distanze dall’osservatore a dispetto della seducente lucentezza delle superfici.
Al contempo, le forme curvilinee di cui Donzelli fa uso traendole dalla natura pulsano di vita. Turgide e raggomitolate, serbano segreti ed un insinuato potere fecondo. A differenza delle forme nette e pulite che caratterizzano le sue opere “specchianti”, questi lavori hanno margini sfumati, indefiniti, che abbattono le barriere che distinguono le forme. I contorni si confondono come se la vista si stesse annebiando, come se l’osservatore fosse preda di una sensazione di stordimento, di inebriamento. Tutto ciò provoca nell’osservatore un necessario senso di disagio, regalando alle opere di Donzelli l’elemento distintivo che consente loro di issarsi dal dominio del meramente grazioso a quello del “bello”. Nella sua sapienza artistica, Donzelli riconosce come la “bellezza” esiga sempre un elemento di imprevedibilità — quell’ingrediente che, pur richiedendo qualche attimo perchè l’osservatore lo possa collocare nella tavolozza cromatica, regala all’esperienza visiva il sapore necessario. Per Donzelli, il suggestivo utilizzo delle forme, delle superfici lucide e dei colori, spesso declinati in delicate tonalità pastello, attira e coinvolge l’osservatore nella sua estetica artistica. Le sue forme spaziano dal gravosamente “basso” all’ariosamente coreografico fungendo da contrappeso all’essenzialità dei colori e delle superfici, e in questo Donzelli si rivela un vero maestro della forma pittorica. Nette e precise, hanno l’aspetto di protozoi o amebe analizzate sotto il fine occhio artistico del microscopio. Vibrano di energia propria, trasportate dalla loro innata forza vitale ed attraendolo con le loro accattivanti superfici instillano nell’osservatore un senso di sgomento che lo fa rabbrividire. Un attrito questo che, creando un distinto miasma di contraddizione superficiale, dimostra il potente impulso che Donzelli esercita all’interno del panorama dell’arte contemporanea.
Maurizio Donzelli è nato nel 1958 a Brescia, dove vive e lavora. E’ stato per sette anni docente di Teoria della Percezione e Psicologia del Colore presso l’Accademia NABA di Brescia. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui: Spettacolo di niente, Mazzotta, 2003, pubblicato in occasione dell’omonima mostra tenutasi presso la Calcografia Nazionale di Roma, a cura di Luigi Ficacci; Lo sguardo del disegnatore, edizioni l’Obliquo, 2003; Metamorfosi, Mousse Publishing, 2012; Maurizio Donzelli, Shin edizioni, 2014.
Parlando di disegno, si ricordano le performance della sua Macchina dei disegni che fra il 1999 e il 2004 sono state ospitate in varie città Italiane, in Germania e negli Stati Uniti; la performance intitolata Il contorno delle cose presso la GAMeC di Bergamo, nel 2003; la mostra intitolata La natura delle cose, a cura di Francesco Poli, alla galleria Caterina Tognon di Venezia, nel 2009. Maurizio Donzelli ha esposto i suoi Mirror in varie occasioni, tra cui la mostra tenutasi alla Galleria Massimo Minini nel 2007 e le mostre tenutesi presso Palazzo Fortuny di Venezia a cura di Axel Vervoordt: In-Finitum nel 2009 e TRA - Edge of Becoming nel 2011, in occasione della quale l’artista ha presentato un’importante opera site-specific, Aleph. Nel 2012 Donzelli intitola la sua personale di Palazzo Fortuny, a cura di Andrea Villiani, Metamorfosi; quella tenutasi nel 2013 a Palazzo Barbò, a cura di Angela Madesani, prende, invece, il nome di Inenigma.
Bartholomew F. Bland è un curatore e scrittore newyorkese. Riveste attualmente la carica di vice-direttore dell’Hudson River Museum presso il quale ha curato numerose mostre, tra cui Paintbox Leaves: Autumnal Inspiration from Cole to Wyeth e I WANT Candy: The Sweet Stuff in American Art, che ha avuto diverse sedi a livello nazionale. Ha curato, inoltre, varie mostre e progetti presso la Yale University, lo Staten Island Museum di New York, la Ronchini Gallery di Londra ed il Flagler Museum di West Palm Beach, Florida; è stato autore di numerosi saggi ed articoli sull’arte contemporanea.