The Gallery Apart presenta la terza personale in galleria di Astrid Nippoldt, artista di stanza a Berlino ma cosmopolita per vocazione, come si evince anche dal ciclo “Oakwood” presentato per la prima volta in Italia. Se per il precedente progetto “Pattern of Paradise (Cape Coral)” la tappa romana aveva rappresentato il preludio alla immediatamente successiva presentazione in ambito museale, ora l’ordine dei fattori è invertito, giacché Oakwood è stato presentato per la prima volta al Museum Kurhaus Kleve in Germania, corredato anche di un catalogo ora disponibile in galleria.
Nippoldt orienta questa volta il suo obiettivo videofotografico verso la Cina, ma come sempre è un pretesto per inquadrare comportamenti umani specifici e transitori da cui trarre suggestioni universali. Incontrata per caso, grazie ad un’amica che stava vivendo l’esperienza, la catena di residenze Oakwood (oltre 25.000 alloggi nel mondo destinati a comunità temporanee di uomini e donne che si muovono per affari), Nippoldt ne rimane intrigata soprattutto per gli effetti collaterali sulla vita di mogli e mariti che di quegli uomini e donne d’affari sono solo accompagnatori.
Recatasi a Pechino in una delle residenze Oakwood, Nippoldt si immerge in una ricerca socio-psicologica che rifugge dalla tentazione meramente documentaristica o di reportage per privilegiare piuttosto una visione per metafore e trasformazioni visuali. Il frutto di questa impostazione sono i due video “Oakwood Garden” e “My Day”, il primo girato in notturna per restituire il senso di grottesco e nel contempo di seduzione che il luogo evoca, il secondo riprendendo l’esterno da un interno quale rappresentazione di un confine tra un dentro ovattato, lussuoso e sicuro e un fuori indeterminato e minaccioso.
I due video non intendono offrire due versioni diverse di uno stesso fenomeno. “My Day”, sobrio e laconico, e “Oakwood Garden”, immaginifico e colorato seppur nell’oscurità, danno luogo ad un’ambivalenza visiva in cui malinconia e bellezza vengono mescolate fino a farne una sintesi perturbante che lascia lo spettatore in preda ad un sentimento indefinito. Se “My Day” produce un tragicomico corto circuito, anche in virtù del genere maschile del protagonista che lo rende ancora più solo nello splendido isolamento della residenza, “Oakwood Garden” si nutre di antitesi, tra bellezza e fugacità, tra tentativi e fallimenti, tra tranelli e illusioni.
Come in tutti i progetti di Nippoldt, al versante video si accompagna una produzione fotografica in cui concetti, pensieri e obiettivi non cambiano, anzi si arricchiscono di immagini che il filtro dell’artista rende uniche pur restando di stretta derivazione dalla realtà. Al pari delle immagini, anche la colonna sonora dei video affonda le radici in situazioni reali, trattandosi di suoni e rumori che l’artista raccoglie, cataloga ed archivia.
Astrid Nippoldt ha inoltre dato vita per l’occasione ad un blog che accompagnerà la mostra durante il periodo di apertura, una sorta di diario per appunti che consentirà di entrare ancora meglio nell’immaginario dell’artista e nelle sue modalità di ricerca. Sarà possibile visitare il blog dal sito di Cura Magazine (www.curamagazine.com) o andando direttamente all’indirizzo dailymorror.wordpress.com.
Astrid Nippoldt è nata nel 1973 a Gießen in Germania. Vive e lavora a Berlino.