In occasione della sua seconda mostra personale presso The Gallery Apart, Oliver Ressler presenta opere fotografiche e film incentrati sui movimenti per la giustizia climatica e sulle forme di resistenza alla distruzione del clima terrestre - e delle basi dell'esistenza umana. Il titolo "In and Against the War on Terra" indica il fatto che tutti sono più o meno arruolati in questa Guerra attraverso il ricatto della sopravvivenza, una guerra tuttavia a cui nello stesso tempo è ancora necessario opporsi.
L’opera centrale della mostra è l'installazione video a 6 canali " Everything’s coming together while everything’s falling apart" (2016-2020). I video si soffermano sulle attività del movimento per la giustizia climatica e sulle lotte per smantellare un sistema economico fortemente dipendente dai combustibili fossili. Il lavoro registra eventi chiave per il movimento, collegando molte situazioni, contesti, voci ed esperienze.
Nel primo film, gli attivisti contestano la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici svoltasi a Parigi nel 2015. Il film sull'azione “Ende Gelände” sposta l'attenzione su una massiccia azione di disobbedienza civile nelle miniere di lignite in Lusatia (vicino Berlino). Il film su ZAD (zone à défendre) si concentra sul più vasto territorio autonomo d'Europa, risultato della lotta contro la costruzione di un nuovo aeroporto a Nantes in Francia. Il film su Code Rood evidenzia un'azione di disobbedienza civile nel giugno 2017 nel porto di Amsterdam, il secondo porto d’Europa per movimentazione di carbone. Il quinto film ci porta direttamente al blocco della miniera di carbone di Bílina nella Boemia settentrionale nella Repubblica Ceca nel 2018. Il film più recente "Everything‘s coming together while everything‘s falling apart: Venice Climate Camp" (21 min., 2020) celebra il Venice Climate Camp del settembre 2019, durante il quale 200 attivisti si sono introdotti nel recinto del Festival del cinema di Venezia, dove hanno occupato il tappeto rosso per nove ore.
La mostra presenta anche un ciclo di fotografie, "How Is the Air Up There?" (2018). Questa serie è stata realizzata nella foresta di Hambacher, dove è in corso la più lunga occupazione europea in cima agli alberi al fine di impedirne il taglio pianificato per consentire a RWE di sfruttare la lignite. La polizia ha cercato di sfrattare gli occupanti, abbattendo barricate, case sugli alberi e strutture per la cucina; tuttavia un ordine del tribunale nel 2018 per la sospensione dell'autorizzazione allo sfruttamento della foresta di Hambach può essere considerato un'enorme vittoria dei manifestanti. "In and Against the War on Terra" si completa con opere fotografiche che si riferiscono alle crisi climatiche, indicando il danno irreversibile arrecato al pianeta e a tutte le forme di vita su di esso. Il riscaldamento globale è stato un tema centrale nella pratica artistica di Oliver Ressler sin dall'inizio.
Una delle sue prime mostre personali è stata "100 anni di effetto serra" al Salzburger Kunstverein (1996), ispirata al testo del 1896 di Svante Arrhenius "Sull'influenza dell'acido carbonico nell'aria sulla temperatura del terreno", dove lo scienziato svedese informava i colleghi che, in base ai suoi calcoli, la temperatura media globale sarebbe aumentata a lungo termine a causa dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo. Questo testo ha aperto un dibattito sull'effetto serra che si è sviluppato in modo discontinuo. Altri progetti che fanno riferimento a vari aspetti del riscaldamento globale sono l'installazione di diapositive a 3 canali "For A Completely Different Climate" (2008), il film "Leave it in the Ground" (2013) e i cartelloni pubblicitari su larga scala "Failed Investments "(2015) apparsi in Polonia e in Italia. Tutti i lavori focalizzano la necessità di adattare il modo in cui viviamo e la necessità di stabilire nuove modalità di organizzare la società che tengano conto del fallimento delle nostre istituzioni democratiche e di un sistema economico che conduce alla crisi e ne materializza le conseguenze. Come afferma l'artista stesso, “Questo problema deve essere gestito in un modo che includa anche una ridistribuzione della ricchezza e che riconosca i debiti climatici che il Nord globale ha verso il Sud globale. Ho ancora la sensazione che non sia troppo tardi. Se riusciamo a riunire l'energia di milioni di persone in tutto il mondo e mobilitarle, possiamo ancora evitare i risultati più dannosi del riscaldamento catastrofico. Ma dobbiamo davvero sbrigarci!”