The Gallery Apart è orgogliosa di riproporre la mostra Libertà clandestine di Mariana Ferratto, originariamente presentata presso MAD – Murate Art District di Firenze nel corso del 2024 per la curatela di Valentina Gensini.

E’ la prima volta che la galleria riallestisce, in versione in parte ridotta e in parte diversa, una mostra già oggetto di programmazione museale, peraltro impegnandosi a garantire la piena fruizione e possibilità di interpretazione della mostra madre. Il motivo di questa scelta è legato all’eccezionalità del progetto di Ferratto da un duplice punto di vista, oggettivo e soggettivo.

La mostra nasce nell’ambito del progetto Memoria de la materia, sostenuto da Italian Council, XI edizione, 2022 – Direzione Generale per la Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Nella prima fase, Ferratto ha potuto svolgere la sua ricerca tra Firenze, Buenos Aires, Santa Fe, Cordoba e Rosario. L’artista ha poi ottenuto una lunga residenza presso MAD – Murate Art District che le ha infine commissionato la mostra Libertà clandestine. Un progetto, dunque, oggettivamente complesso, articolato su due versanti dell’oceano Atlantico e tra due culture, con il coinvolgimento di numerosi testimoni dei drammatici eventi che hanno caratterizzato l’epoca della dittatura imposta in Argentina dal 1976 al 1983 da Rafael Videla e con la partecipazione, in Italia, di numerosi studenti iscritti ai workshop che Ferratto ha condotto nel corso della sua residenza.

Vi è poi una motivazione personale che rende straordinari il progetto e la mostra, qualcosa che l’artista covava nell’intimo e che rende l’esposizione in oggetto “la mostra” che Ferratto aveva in serbo da anni. Italiana di seconda generazione e figlia di esuli politici argentini che avevano conosciuto personalmente la realtà delle carceri argentine, Ferratto è andata alla ricerca di altri testimoni diretti di quelle esperienze di privazione della libertà, raccogliendone i racconti e i ricordi. Ne è scaturita una selezione il cui filo rosso è l’attitudine in qualche modo artistica di alcune di queste persone di trovare nella manualità, nella produzione di piccoli oggetti, nell’invenzione di modalità espressive clandestine, la possibilità di comunicare con altri detenuti e con il mondo esterno, per non restare schiacciati dalla disperazione dell’isolamento.

Ferratto ha realizzato diversi corpi di lavoro. Una serie di disegni costituisce nel suo insieme L’abbecedario del linguaggio carcerario e riproduce il Tumbero, il linguaggio dei segni che i carcerati comuni avevano insegnato ai “politici” per comunicare tra loro. Altri disegni formano l’Archivio dell’artigianato clandestino e riproducono gli oggetti costruiti dai detenuti politici utilizzando i materiali poverissimi che riuscivano a procurarsi, come ossobuchi, fili di asciugamani, bottoni. Ferratto ha poi realizzato tre grandi fiori di ceramica, al MAD struggentemente allestiti all’interno delle ex celle di rigore dell’istituto penitenziario, al cui interno ha celato altrettanti altoparlanti che restituiscono frammenti di brani recuperati dal libro Memorie del buio costruito attraverso lettere, pagine di diari e testimonianze di 112 donne vissute insieme nel carcere di Devoto. Storie che diventano oggetto anche di video girati da Ferratto utilizzando l’insolito format del tutorial, giacché i protagonisti rievocano le loro esperienze di detenzione mentre ripetono e spiegano la produzione degli oggetti realizzati in carcere. L’affinità elettiva tra il racconto dell’artista e il luogo Murate, ex carcere femminile, è reso nella mostra in galleria grazie all’unico lavoro non presente nell’esposizione fiorentina perché realizzato successivamente. Si tratta di una serie di coppie di fotografie, una in bianco e nero e l’altra identica a colori, di luoghi interni all’ex carcere, foto sovrapposte dall’artista e ritagliate a mano in modo tale che, laddove nella foto viene riprodotto un esterno per la presenza di finestre o altre aperture, il colore dell’esterno si imponga ma conviva con il bianco e nero degli interni.

Per la serie Quaderni di residenza di MAD – Murate Art District, in occasione della mostra fiorentina è stato pubblicato da postmedia books il libro Libertà clandestine che raccoglie le immagini dei lavori e i testi di Valentina Gensini, Angel Moya Garcia, Laura Gonzalez e Serena Castellotti. Il libro sarà oggetto di presentazione in galleria nel corso della durata della mostra, mentre in occasione dell’opening sarà proposta una performance fondata sull’uso del Tumbero e interpretata dalle performer Laura Bisio, Giulia Vigo e Federica Damiani della compagnia di danza 668 ControchiaveDanza.

Realizzata nell’ambito del progetto Memoria de la materia sostenuto da Italian Council, XI edizione, 2022 Direzione Generale per la Creatività Contemporanea del Ministero della CulturaIn collaborazione con: Murate Art District, Accademia di Belle Arti di Firenze, Accademia di Belle Arti di Roma, APM Archivo Provincial de la Memoria de Córdoba, Biblioteca Popular Constancio C.Vigil, Casa B, Facultad de Bella Artes de la Universidad del País Vasco/Euskal Herriko Unibertsitatea UPV/EHU, Museo Provincial de Bellas Artes “Rosa Galisteo de Rodríguez” dependiente del Ministerio de Cultura de la Provincia de Santa Fe, Museo ArtesPlásticas Eduardo Sívori, Ciudad de Buenos Aires, Pilot, Villa Romana, Carico Massimo.