Un’esposizione singolare quella che Luca Moretto, artista veneto, propone presso la casa museo Spazio Tadini: un percorso in due tappe tra arte e design coinvolgendo aziende come Staygreen, Saratoga e Mungo. A Spazio Tadini sarà esposta la lampada Marilyn di Staygreen – alta quasi 3 metri e realizzata con materiali ecosostenibili, come i fogli di cartone a doppia onda e le colle naturali ricavate dall’amido dei piselli e diverse opere dell’artista tra cui oggetti che, attraverso il silicone, sono stati resi icone del contemporaneo come la mini Bugatti.
Scrive Francesco Tadini: “La Pop Art ci ha fatto innamorare delle pubblicità e dei marchi della civiltà dei consumi. Li ha riprodotti all’infinito in un gioco di specchi dove arte, bellezza e denaro hanno camminato insieme per un lungo periodo (….) I colori accesi e puri delle opere di Luca Moretto possono richiamare la Pop Art ma la sostanza delle sue scelte sono quanto di più lontano dalla celebrazione della “misura d’uomo” di un’economia ormai sul viale del tramonto. E le alleanze dell’artista con aziende legate all’architettura e al design ci sembrano basilari nel definire un orizzonte artistico vicino al sogno dell’”arte totale” di cui fu protagonista, piuttosto, il Bauhaus. Gli oggetti ridisegnati da Moretto acquisiscono unicità, non nascono per essere moltiplicati. Diventano icone di un nuovo patto."
E ancora: “Il silicone sigilla, fissa, aderisce e, soprattutto, è bello al tatto. Chi l’avrebbe detto che aziende come Saratoga e Mungo sarebbero state mecenati di un artista? Perché più che parlare di sponsorizzazione di una mostra, in questo caso, viene da raccontare come le due aziende abbiano aderito a un programma artistico di ricerca. La passione per le opere realizzate da Luca Moretto è venuta prima della convenienza a utilizzarne il carattere a fini semplicemente pubblicitari. Il silicone – la materia della quale le più grandi creazioni dell’architettura contemporanea si servono in abbondanza e senza la quale non sarebbe possibile nemmeno pensarle – con i lavori di Moretto diventa bello: sinonimo di leggerezza e della voglia di sfidare il tempo e la caducità della vita. “…la vera ispirazione è proprio il dolore. Le mie opere sono la mia voglia di correre, di ridere, di giocare, di andare in moto, di camminare…” scrive lo stesso artista. “Il silicone è un materiale molto forte, resistente e anche se viene toccato mille volte non si rovina, come il corpo umano.” Viene da pensare al silicone come al marmo del terzo millennio”.
Scrive Rosanna Cotugno: “La creatività dell’artista nasce dal vissuto e dalle ricche esperienze interiori maturate nel tempo. Questo, unito a un ingenito talento, lo proietta nel magico mondo dell’arte dandogli la facoltà di creare opere miste di arte e design, riuscendo, così, a comunicare tramite i suoi preziosi tasselli di gomma siliconica e il bianco spazio che lo attornia. La conoscenza di tale pigmentazione, aiuta Moretto a dare origine a un’arte, seppur singolare, realizzata utilizzando copiose quantità di silicone colorato fondendo oculate razioni alchemiche senza curarsi della ricerca di emblemi o correnti artistiche che lo rappresentino. Luca Moretto ci sta insegnando a comprendere che un semplice e comune silicone, materiale povero ma estremamente versatile, utilizzato per isolare, riempire, sigillare, incollare e non solo, può essere sfruttato e maneggiato per dare origine a un’arte ricercata e di rara bellezza”.
Luca Moretto nasce a Jesolo (VE) nel 1976. Intelletto inquieto e personalità centrata sulla sensazione, frequenta, appena adolescente, l’Istituto Statale d’Arte I.S.A. di Venezia. Subito si appassiona al lavoro in laboratorio di oreficeria, ma il pensiero verbale che domina il sistema formativo lo annoia e lo frustra e presto abbandona la scuola.
La consapevolezza di essere un abile inventore di oggetti, però, ha aperto una breccia di luce nuova e, nonostante svolga lavori lontani dall’arte, comincia a lavorare diversi materiali creando oggetti di uso quotidiano o pure invenzioni estetiche. Disegna, e realizza con l’aiuto della madre, un golf in cotone, in cui si profila il tema della campitura cromatica che sarà presente in molte opere. Ristruttura la sua camera da letto, eseguendo mosaici con cocci di piastrelle, con un gusto simile ad un Gaudì per lui ancora sconosciuto.
Dipinge una “Vespa 50″ secondo i canoni di una personalissima PopArt. Segue un corso di arredamento e decorazione d’interni. Poi, a ventitré anni, nel 1999, un incidente stradale cambia la sua architettura esistenziale: una ferita malcurata, una discesa vertiginosa negli abissi del dolore fisico, un calvario di sale operatorie e morfina fino alla perdita di una parte del proprio corpo, sono la sua dolente iniziazione. La paura e il dolore sono grandi ispiratori d’arte, perché mettono in contatto l’essere con dimensioni sconosciute e affascinanti. Luca Moretto ne sente il richiamo irresistibile. Un anno dopo, per fare dei regali a degli amici che gli erano stati vicini in ospedale e fuori, dipinge piccole anfore, disegna un nuovo pullover e dipinge una serie di piatti in terracotta e poi nel 2005, si iscrive ad un corso di pittura per acquisire una maggiore padronanza di quelle tecniche che il suo intuito ha già fatto sue. E quella morte sfiorata, fa nascere in lui un nuovo io che si rivela artista.