Bruciore allo stomaco, dolore alle spalle, tosse secca, succo gastrico che risale fino alla gola, parliamo dei classici sintomi di una patologia che colpisce tantissimi italiani, un disturbo invalidante per la qualità di vita, il reflusso gastroesofageo. Il prof. Michele Cicala ci spiega come riconoscerlo e curarlo, anche nei casi più difficili.
Cosa è il reflusso e a quali sintomi è solitamente associato?
La risalita di succo gastrico nell’esofago, entro certi limiti, è un fenomeno normale, ma può determinare sintomi frequenti e piuttosto fastidiosi o, meno spesso, complicanze come erosioni e ulcere sulla mucosa esofagea fino a comportare una metaplasia, denominata esofago di Barrett, che predispone al temibile cancro dell’esofago. La malattia da reflusso comprende l’intero spettro di sintomi e le eventuali conseguenze dovute al reflusso gastro-esofageo. I sintomi dovuti al reflusso non sono solo quelli che noi dottori diciamo tipici, il rigurgito e il bruciore, la cosiddetta acidità al centro del petto, a questi si aggiungono, o talvolta sono la sola manifestazione di malattia, i cosiddetti sintomi “atipici” che vanno dal dolore al torace, che simula un infarto e porta spesso i pazienti al pronto soccorso, a quelli respiratori come la tosse secca, l’asma, soprattutto in età pediatrica e, ancora, sintomi otorino-laringoiatrici come la raucedine, la laringite, la disfonia. I problemi possono essere, quindi, di diverso tipo, e anche nella forma non complicata da lesioni erosive i sintomi sono, purtroppo, ricorrenti e tendono a cronicizzare, certamente hanno un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita investendo sia la sfera fisica, il non sentirsi bene, in forma, o essere stanco per i sintomi notturni, sia la sfera sociale, la paura di andare a cena fuori, di mangiare una pizza o bere un po’ di vino con gli amici.
Quanto lo stile di vita e l’alimentazione incidono in questo tipo di patologia?
Entrambi possono accentuare i sintomi e le complicanze, ma non sono la causa principale della malattia, certamente l’obesità e il sovrappeso sono fortemente associati con le forme severe di reflusso gastro-esofageo, tanto che si parla oggi di due epidemie associate. Tra i comportamenti che andrebbero evitati, citerei al primo posto l’abitudine degli antichi romani di sdraiarsi subito dopo i pasti, ma anche i cibi particolarmente grassi, la nicotina, menta e purtroppo la cioccolata!
Molte riviste scientifiche definiscono il reflusso il male del secolo, è corretto e quanti pazienti in Italia vengono diagnosticati ogni anno? Quali sono le categorie che si ammalano di più, ho letto che spesso viene considerato il male dei manager, per quale motivo?
La malattia da reflusso è attualmente la più frequente, non solo tra le patologie gastro-intestinali, ma tra tutte le nostre patologie. Dalle ultime indagini si stima che nella popolazione generale dei paesi occidentali, come il nostro, ben 2 soggetti su 10 soffrono per il reflusso in maniera più o meno cronica, in Italia parliamo di oltre 7 milioni di persone, giovani o meno giovani, però solitamente, si tratta di persone in piena attività produttiva, non solo manager ma anche loro...
Quali sono i tradizionali strumenti diagnostici usati?
Nella maggioranza dei casi la scomparsa dei sintomi con la somministrazione dei nuovi farmaci cosiddetti inibitori della pompa protonica, che sopprimono efficacemente l’acidità dello stomaco, è già un buon test per fare diagnosi; la gastroscopia è utile solo quando ci sono sintomi di allarme e nei pazienti con sintomi cronici da oltre 20 anni, mentre nelle forme più resistenti ai farmaci e nel caso di dubbi diagnostici è utilissima una nuovissima metodica, meno invasiva e costosa della gastroscopia, la pH-impedenzometria. Si tratta di una registrazione con un piccolissimo sondino nasale, un holter della durata di un giorno, che si posiziona in ambulatorio e che fotografa una tipica giornata registrando tutti i movimenti del succo gastrico e, soprattutto, grazie ad un tasto rosso che va premuto quando si manifesta il dolore, la relazione degli episodi di reflusso, e del tipo di reflusso, con i sintomi.
Che rapporto c’è tra il medico di famiglia e lo specialista gastroenterologo, collaborano, si scambiano informazioni utili o restano due realtà distinte?
La gran maggioranza dei pazienti, specie se hanno sintomi lievi e occasionali, non si rivolge al medico, molti sono seguiti dai medici di famiglia e solo una minoranza, di solito con complicanze o affetti da sintomi che non rispondono bene alla terapia medica, dai gastroenterologi. Una migliore collaborazione tra specialisti e medici di famiglia è auspicabile quando è necessario eseguire indagini strumentali e nei non pochi casi che meritano terapie più aggressive, ossia alti dosaggi di farmaci, chirurgia anti-reflusso, etc.
Ci sono alcuni di questi pazienti, che vengono definiti NERD, cosa significa?
Non solo alcuni, la forma più comune di malattia (oltre il 65%di tutti i casi) è caratterizzata da sintomi, tipici o atipici e variamente invalidanti, in assenza di complicanze erosive nell’esofago, ossia se questi pazienti vengono sottoposti alla gastroscopia non si vede nulla - NERD è la sigla inglese per Non-Erosive Reflux Disease e, nel linguaggio anglosassone, per curiosa coincidenza, significa anche “sfigato”.
Perché i NERD sono considerati pazienti difficili da diagnosticare e da curare, tanto che spesso si scambia la loro patologia per stress e si prescrivono cure a base di sedativi, causando così un peggioramento della reale patologia dalla quale sono affetti?
Direi che purtroppo ancora oggi la malattia e, soprattutto, la forma non-erosiva è sottovalutata da molti medici, che dopo aver visto un esofago normale alla gastroscopia sono portati a credere che il paziente enfatizzi, per ansia, disturbi, di poco conto. In realtà, in questa forma i sintomi sono tutt’altro che immaginari, ci sono tutti e possono avere un impatto fortemente negativo sulle attività quotidiane.
Quali approfondimenti sono stati fatti recentemente sul reflusso gastroesofageo e a quali nuove evidenze si è giunti, in particolare sulla struttura dell’esofago dei pazienti cosiddetti difficili?
Ricerche molto recenti dimostrano che nella forma NERD l’esofago ha un rivestimento mucoso, come la nostra pelle, che appare normale quando lo vediamo con la gastroscopia, ma al microscopio elettronico ha un’aumentata permeabilità ed è più ricco di recettori del dolore, è cioè molto più sensibile all’aggressione di tutti i componenti del succo gastrico, che sono poi più o meno acidi. Si parla di “ipersensibilità“ e lo è, se si pensa che anche il passaggio di aria è in grado di essere percepito e di dare sensazioni molto spiacevoli.
Lei è il coordinatore dello studio multicentrico nazionale “Nerone”, cosa è e quali obiettivi ha?
Partirà a breve in 15 centri gastroenterologici di eccellenza in tutta Italia lo studio Nerone, promosso dal Campus Bio Medico di Roma. Uno studio no-profit, ossia non sponsorizzato da ditte farmaceutiche e che non comporta spese per i pazienti oltre al ticket del SSN, rivolto a quei pazienti con malattia non-erosiva che hanno sintomi scarsamente o per nulla sensibili alle terapie mediche, che nasce con l’obiettivo di conoscere meglio la dimensione di questo problema, comprenderne le cause e, in particolare, di individuare le cure più efficaci per contrastare i sintomi.
Pensa che presto anche i pazienti difficili potranno avere finalmente vita facile?
Sono in fase avanzata di sperimentazione nuove molecole dirette sia a sopprimere ancora più a fondo l’acidità gastrica, sia a ridurre la sensibilità esofagea ed, infine, a rafforzare la barriera funzionale tra lo stomaco e l’esofago. Sono fiducioso che l’orizzonte sia roseo anche per i casi più difficili, ma, intanto, c’è bisogno che la ricerca non rallenti e che noi dottori impariamo ad ascoltare di più i nostri malati.