Mostrare, esporre, esibire una parte di anatomia del corpo della moda.
Questa è l’intenzione di Alessio de’ Navasques, curatore di The waves, per la Galleria di 10 Corso Como.
La moda è un insieme con membra, organi e stagioni, età che si stratificano e riqualificano in ogni istante. Parti che celebrano il loro assolo e la loro armonica coesistenza come nel libro The waves di Virginia Wolf.
La giovinezza di questa anatomia è voluta in piena luce nel bianco ottico della corte d’onore del celebre civico milanese.
Come una creatura antropomorfa che si espone a torso nudo, non per la termica ma per il piacere delle sue parti in ostensione pubblica ed atmosferica, ci regala il suo trapezio tonico e neurologicamente instabile.
Vi sono tutte le componenti di un fisico asciutto e scolpito e appaiono le parti genitali che creano il punto di fuga dell’allestimento e ne tracciano l’eros che costeggia e punteggia le scelte esemplari di un “torace” da primato.
Vi è il vello interstiziale: la peluria che riveste il sentimento epidermico rappresentata dal soffice ed arruffato universo di Vaquera SS24 e che dona pendenza all’esposizione nella sua postura centrale e la colma di sofisticati baccelli ghiandolari, profumati di rosa, che omaggiano le volumetrie di quel Cristóbal di Getaria.
Se di ispide emozioni il corpo della moda si anima, di luce e colore ancor più s’ammanta portando, a pelle, l’addobbo di lustri lustrini che accendono un balloon dress da red carpet, nella terra di Santa Clauss. È la SS23 di All-In dalla quale nuovamente echeggia la formula sartoriale imposta al mondo dall’illustre residente di Avenue George V, a Parigi ma anche la volontà di addobbare di luce la propria anima.
Le mammelle pettorali di questo busto “fashion-oso” convivono come sassi levigati dal mare in porzioni turgide e scultoree che si spalmano, oltre la pelle, attraverso le sembianze anatomiche naif di Duran Lantik, per la SS24: presenza cardiaca nella curva dello speculare muscolare che pompa verso l’occhio i suoi sinuosi volumi.
In questo racconto nulla si chiude allo sguardo perché ciò che chiude anche apre all’osservatore e quando s’apre la moda mostra il petto e schiude la zip, della sua veste, confinandola in un regime ossessivo di curve che si accostano e accavallano per aprire gli orizzonti anatomici in una aurea fusione di traiettorie minuziosamente dentellate e serpeggianti. Tra gibbosità e sfrangiature da Flap – flap, si ritrova un modellato-corazza che, pur rappresentandosi come “cerniera” s’impone, tra pelle e muscoli, nell’articolazione ventricolare di Hodakova, per la SS25 i cui stivali da amazzone, si esprimono in punte da plantare che raccontano del turgore dei capezzoli più che dei passi da tracciare e di maestri sellai cintati di cuoio e fibbie come medaglie all’onore sul campo di battaglia delle forme come da tempo accade al 24 di Faubourg Saint Honoré.
Peccando di narcisismo, non ci si può nascondere nelle trame della moda, non ha alcun senso, specie perché la moda è libera e demoniaca espressione del sé, ma a volte la nudità delle intenzioni genera pudore e come un progenitore pentito, ci si rifugia tra i vegetali. Qui il peccato non è evidente, come neppure il peccatore, perché preziose frasche celano la fisionomia delle presenti curve a clessidra, come manifesto della propria natura fugace, nella mappatura emozionale di Zomer, pe la sua SS25.
In questa auscultazione delle porzioni del corpo “giovane” della moda non si deve mancare l’appuntamento con gli esiti della visita posturale, globale, che in essa esemplarmente si manifestano. Da questa dialettica esposizione si estrae un tono nervoso ed agile che non ansima ma rintraccia la sua immagine nelle legittime vertebre su cui poggia e si inarca fieramente.
La moda possiede salute e vigore polmonare oltre ogni ragionevole dubbio.
Forse soffocata dall’eccesso di narrazione se esposta con misura e devozione rincara la sua distanza per essere adeguatamente inseguita e desiderata.
Il suo cuore è ancora d’oro anzi di quei diamanti e rubini, con un rivolo di sangue come pegno della sua passione, creato da Roger Shemama, nel 1962, per le sue più celebri iniziali: YSL.
Il segreto della longevità della moda sta nel cavo di un tronco, di tessili tarsie, un oblò, che porta il nome di Duran Lantik, Hodakova, Vaquera, Zomer e non ultimo All-In ma anche di tutti coloro che ora solo si possono intuire e respirare, per sottrazione, dal vortice “Delle onde” della mirata e mirabile selezione di de’ Navasques.