Sto ascoltando da qualche tempo i nutrizionisti e sto anch'io piegando il capo sempre più convintamente alla neo-religione fondata intorno alla “divinità del tubo digerente”. Meglio questa di quella del “tubo catodico”; e in fondo, meglio quella del tubo digerente che delle trombe di Falloppio. Dagli zero ai quindici anni esiste solo il tubo catodico. Dai sedici ai quarantaquattro solo la dea delle trombe di Falloppio. Ma, benché s'invecchi a sessantacinque, a quarantacinque anni si è più o meno uomini di mezza età, visto che in media si vive fino a ottanta anni e rotti, e così a quarantacinque anni un occhio al dio del tubo digerente cominci a darlo. E cosa scopri?
Ascoltando il professor Berrino e altri nutrizionisti, ti rendi conto di un semplice fatto, che in parte già sapevi, ma applicato ad altri ambiti. Esiste una realtà ideale e poi esiste la realtà. Però, messa così la faccenda quando parliamo di cibo, la questione non è molto convincente. Certo, la è se immaginiamo un hamburger di scampi fritti ricoperto di glassa e caramello, il quale risulti gradito al tubo digerente – cosa impossibile. Ma queste sono fantasie ubriacone. No, il mondo ideale, nel caso del cibo, è anche quello che abbiamo ipso facto, hic et nunc sotto il naso. E ciò, filosoficamente, introduce un concetto interessante ad affiancare l'idealità ovverosia quello dell'accessibilità. A questo mondo esistono oggetti concreti, che pur tuttavia, pur essendo in mezzo a noi, sulla Terra, e non nell'Iperuranio, seguitano a essere idee, sogni.
Queste idee e questi sogni hanno una caratteristica: non sono realmente accessibili. Sì, puoi toccarle, queste idee. Puoi vederle. Annusarle. Gustarle. Ma… non sono realmente accessibili. Per capire cosa s'intende per accessibilità, si può pensare a questo: è come entrare in un locale dove ci vuole la tessera. Tu entri nel locale. Solo che non hai la tessera. Allora, ti chiedono la tessera. Ma tu non hai la tessera. E allora, ti dicono di uscire dal locale. Se ti rifiuti, perché sei contro il concetto stesso di tessera, a quel punto ti gonfiano e ti sbattano fuori dal locale. Ovvero, il locale esiste, è lì ed è bello, ma tu non ne hai accesso. Non puoi entrarci. Ecco, questa è l'accessibilità incorporata al concetto di idealità che qui intendiamo.
Là fuori ci sono un mucchio di cibi buonissimi, ma non sono realmente accessibili. Sono più viaggi nell'Iperuranio platonico. Sono squarci di mondi onirici dove tutto è possibile. Il tubo catodico ci mostra gli chef preparare piatti deliziosissimi, ma poi non c'è mai un video a mostrarli mentre se li pappano. Si limitano ad assaggiarli. Una forchettata qui. Una cucchiaiata là. Perché quelle prelibatezze, e gli chef lo sanno, specie quelli magri, e con i muscoli e la tartaruga, sono inaccessibili. Guardare e non toccare.
Certo, esiste un tempo dove i sogni sono possibili. Giusto è sognare. Giusto è ambire all'accessibilità assoluta di cose e persone. Da giovani. Quando si è giovani, quello è il tempo dei sogni. E guai a non provarci! Guai a non sognare! Sicché, da giovani, certe prelibatezze, certi coriandoli di fantasia gourmet diventati realtà, puoi permetterti di gustarli: puoi accedervi. Ma arriva il momento in cui non puoi più. Non puoi più realmente. Sì, magari hai lo stomaco foderato di piombo e arrivi fino a cento anni mangiando hamburger con gli scampi fritti glassati e caramellati, buon per te, ma in realtà non lo puoi più fare. Devi crescere. Devi maturare.
Tendiamo ad avere visioni del mondo nette della realtà. Manichee. O si è leopardiani o si è fiduciosi. Invece, bisognerebbe rendersi conto di questo: le visioni del mondo vanno adattate alle diverse stagioni della vita. Un dio cattivo ha fatto le cose buone per farci stare male. Ma quel dio cattivo ha avuto pietà dei bambini. Almeno in tema di cibo.
Perciò, con moderazione, i bimbi possono abitare la casa del Mulino Bianco. Ecco, anche qui. Nella pubblicità del Mulino Bianco non c'è nulla di reale. Non è reale la famigliola felice. Non è reale il grano ondeggiante. Non è reale la donna tanto bella e tanto sorridente che aspetta il maritino avendo apparecchiato e pulito e spazzato – e lavorato in ufficio, accudito i figli, lavato i calzini e… Non vi è nulla di reale. Perché dovrebbe allora essere reale quello che vi si pubblicizza?
La merendina del Mulino Bianco non è reale. È ideale e noi umani non abbiamo accesso al mondo ideale. E puoi fare tutti i webinar gratuiti di questa terra. Ascoltare tutte le stronzate dei guru dei Ted Talks. Stordirti di campane tibetane. E affidarti a tutti i prodotti biologici dei supermercati del mondo. Ma non accederai a nulla. Siamo qui e siamo prigionieri. Di un mondo che ci mette continuamente alla prova e nell'uomo ha solo un alleato.
Gli uomini si alleano al male credendo di avere dal male un tornaconto – cioè, in pratica di ricevere bene dal male, che è un'illusione sciocca e assurda, uno stupidissimo errore di valutazione. Non c'è nulla di buono che venga dall'uomo. E c'è qualcosa di buono che viene dalla Natura, perché la Natura ha avuto pietà dei bambini. Ma nel riso integrale c'è sempre un poco di arsenico. Anche nel riso integrale c'è sempre un poco di arsenico. Perciò, non esiste cibo magico. Non esiste nulla che non sia una prova da superare in questo mondo che è una prova e in questa vita che è una prova al termine della quale forse qualcosa ci spetterà. Qualcosa di accessibile. Realmente accessibile. Di ideale. Di bello.