Le tele di Giosi Beretta, figlio d’arte, sono ricche di vitalità e di metafore allusive. La sua gioia di vivere, di godere dei piaceri mondani che siano sensoriali, culturali o elettivi è incisa in ogni pennellata. In ogni scelta cromatica, in ogni soggetto rifranto.
Il concetto di musicalità, di amore per l’armonia musicale, ma non solo, è una costante chiave di lettura di questo artista milanese che nell’ultimo anno è stato molto apprezzato anche a Parigi ed a New York.
Grandi orchestre e strumenti - un nuovo modo di visualizzare “Nature Morte” contemporanee - si stagliano sulle tele dipinte con colori vividi dove le pennellate sono impulsive, istintive.
I paesaggi, invece, sono declinati verso un orizzonte, una vista marina, un panorama cittadino sullo skyline dei grattacieli.
Le silhouettes delle donne, che spesso sono di spalle davanti al fruitore mentre guardano lontano - rammentano le Demoiselles di Puvis de Chavannes simbolista - nell’atto vanitoso di toccarsi o raccogliersi i capelli.
Ricorrente è la figura della lampada nei lavori di Beretta, la cui metafora può rimandare ai corpi umani, ai soggetti affettivi, o meglio alle donne, alla loro sinuosità che tanto ama osservare con l’occhio dell’uomo e dell’artista.
La bidimensionalità della tela ben si presta alla scelta di uno stile cubista o “proto-cubista”
In un vortice di sensazioni e voglia di vivere possiamo bearci mentre osserviamo dipinti, disegni digitali “contaminati” dal device 2.0, dall’iPhone o dall’iPad.
Mostra curata da Massimiliano Bisazza.