Ha rappresentato l’Italia nel 2022 alla 59. Biennale di Venezia e da pochi giorni Gian Maria Tosatti ha inaugurato in Pirelli HangarBicocca nello spazio dello Shed la sua mostra personale dal titolo Ritratti e NOw/here, due cicli di dipinti di grande formato che dialogano con l’architettura dello spazio e offrono una retrospettiva sentimentale che svela per la prima volta la pratica pittorica dell’artista.
Il percorso espositivo offre una riflessione sulla condizione umana attuale dove la società è in bilico tra catastrofe ed evoluzione. Pensate come specchi, le opere di grandi dimensioni si rivolgono direttamente agli spettatori con un invito e una domanda facile e diretta a chi entra: “Tu come ti senti?” commenta Tosatti. E il significato di NOw/here, tra now (adesso) e here (qui) o interpretato come nowhere (nessun luogo), conduce a un’immersione totale nel vasto e particolare ambiente artistico dove la realtà si apre e si svela. Ritratti (del 2022) sono quattro opere in oro e ruggine, realizzati su pannelli di ferro.
La corrosione e l’ossidazione creano una dimensione pittorica materica di alto impatto, rimandano al passare del tempo e riprendono la ricca tradizione pittorica che parte dai mosaici bizantini per l’utilizzo della foglia d’oro. Sono l’espressione delle contraddizioni della condizione umana contemporanea “ritratti di comunità, di momenti e di un’idea collettiva”, una visione che passa oltre la bidimensionalità del piano per creare “una superficie che separa il regno delle cose da quello dell’anima” spiega l’artista.
La serie di Now/here (2023) invece è formata da dieci campiture di grafite e carboncino bianco su tela, sospese al soffitto dello Shed che appaiono come mondi punteggiati da sfere bianche, paesaggi stratificati e sfumati in cui emerge la luce, elemento centrale della poetica dell’autore, punti luminosi che ampliano la visione e l’immaginazione. Il lavoro di Gian Maria Tosatti si fonda sui concetti di collettività e memoria nella loro valenza storica, politica e spirituale e la mostra con questo corpus di lavori rappresenta un ritratto dello spirito del tempo, delle sue fragilità e delle sue tensioni che caratterizzano diversi artisti della generazione a cui appartiene, offrendo una riflessione sulla fase attuale della civiltà umana e sulle sue prospettive future.
“In questi anni difficili tutto questo vissuto sale nelle retrovie dello spirito e produce delle tracce e questa mostra è fatta di queste tracce, di questi sudari dell’Europa che ci siamo tolti di dosso, io e tutte le persone che lavorano con me, con cui mi trovo sempre in una condizione di profondo dialogo, compagni di strada che mi accompagnano e fanno parte del viaggio. L’artista e anche tutte le persone che stanno con lui in fondo sono vuoti come specchi e ciò che rimane addosso non è altro che la somma raccolta di tutte le tracce, le ferite, a volte i sanguinamenti, le illuminazioni, le sovraesposizioni luminose che l’artista raccoglie in giro, nei suoi viaggi, lungo la strada.
Ed è molto importante la strada per la mia generazione che sta vivendo un altro incubo ed è quello di pensarsi alla fine della storia” dice Tosatti. “È importante andare in cerca di quello che pensano le persone, come vivono questo momento. Questi ritratti dello spirito della nostra generazione, cioè i quadri esposti in questa mostra, in fondo sono le tracce del sentimento del tempo che ho raccolto lungo la strada ed è il trait d’union del lavoro di tanti artisti della mia generazione e la strada è il luogo in cui siamo cresciuti”.
In continuità con l’immaginario visivo dell’artista, Now/here può ricollegarsi all’esperienza di Tosatti in aree di crisi, come per esempio l’intervento ambientale Episodio di Odessa (2020) della serie Il mio cuore è vuoto come uno specchio (2018), un progetto in dialogo con il paesaggio desolato del lago di Kuyalnik in Ucraina.
“Soprattutto in questo allestimento che abbiamo pensato di fare, abbiamo esaltato il fatto che queste opere siano lastre radiografiche del nostro tempo, dei tracciati. Per me fare una mostra di pittura a 43 anni, quando le persone in questo spazio si aspettavano altro, è un modo per tenersi vivi, per assumersi dei rischi necessari. Credo che l’artista debba sempre fare un passo dopo l’altro e che in ogni passo deve mettere a rischio tutto quello che si è guadagnato. In fondo il compito dell’artista è quello di spiazzare. Ed è questa la ragione per cui abbiamo deciso da un certo punto di vista di fare una mostra sorprendente ma nello stesso tempo naturale.
L’idea di fare una retrospettiva per un artista è molto noioso e lo è anche ripensare al suo passato, ma il passato ce lo portiamo sempre dietro e cerchiamo di pensare invece a una retrospettiva che sia un passo ulteriore”. L’esposizione in Pirelli HangarBicocca si sviluppa lungo la crescente tensione tra l’architettura degli spazi e la dimensione intima delle opere che raccontano di un travaglio interiore collettivo, compreso attraverso l’esperienza di ciascun visitatore.
(A cura di Vincente Todoli)