There is a crack, a crack in everything
That's how the light gets in(Leonard Cohen)
Un consumismo eccessivo
La società in cui viviamo ha fatto del consumismo il pensiero fondante, una sorta di linea guida da seguire in ogni campo. I consumi sostengono la crescita e il Pil delle nazioni, creano lavoro e ricchezza, permettono ad aziende ed organizzazioni di crescere e a famiglie e individui di accedere a risorse economiche per una vita all’insegna del benessere. È altrettanto evidente che la spinta al consumo e all’impellente necessità di produrre beni ed erogare servizi deve essere coniugata con la sostenibilità, a tutela delle risorse del pianeta e del futuro delle prossime generazioni. Lascio agli esperti ogni consiglio sulle misure da adottare su larga scala. Vorrei, invece, fare qui una riflessione su come, ognuno nella sua realtà, possa contribuire a diffondere un atteggiamento responsabile e rispettoso verso ciò che ci circonda.
L'arte di far spazio
Come sapete, mi occupo da tanti anni dell’arte di fare spazio e ordine nel proprio ambiente come percorso di trasformazione di tanti aspetti della vita. Dalle finanze all’alimentazione, dalle relazioni interpersonali alla vita professionale, per arrivare ad un approccio più consapevole, ecologico e perfino spirituale alla vita. Ripeto spesso che fare spazio - ovvero lasciare andare ciò che non serve più - deve essere fatto con saggezza, imparando a riciclare, a vendere o donare gli oggetti che sono per noi diventati inutili o ridondanti.
Da quando ho iniziato a occuparmi dell’argomento (era la seconda metà degli anni novanta) l’operazione di svuotare armadi e cassetti oggi è diventata una tendenza conosciuta e piuttosto diffusa. Sono stata pioniera in questo campo, divulgando in Italia il concetto di spaceclearing, talvolta guardata con stupore e scetticismo, a volte con sospetto. “Chi è questa donna, ex manager d’azienda, che dice di lasciare andare le cose inutili?”. Oggi, in molti sono a conoscenza dell’importanza di ‘svuotare’ e ‘alleggerire case e cassetti’ e di come l’atto catartico di fare spazio e ordine nel proprio ambiente possa impattare sulla propria vita. Si sono diffusi molti approcci di matrice nordamericana, anglosassone e giapponese, quest’ultimo in particolare diventato evento planetario con milioni di libri venduti e molti video sull’argomento. A riguardo vorrei evidenziare alcuni concetti che mi stanno particolarmente a cuore.
Rifuggire dalle scorciatoie
Una casa vuota paradossalmente è facile da ottenere: basta portare la quasi totalità delle tue cose in discarica o infilarle nel cassonetto in strada. Velocemente, senza indugiare troppo e…voilà! La casa si svuota. Tuttavia, concentrarsi soltanto sul risultato finale potrebbe essere tutt’altro che una buona idea e rivelarsi un autogol. Perché?
Il percorso è importante
Avere una casa in ordine, organizzata e alleggerita dall’inutile è la meta, l’obiettivo a cui tendere. Tuttavia, è il percorso per arrivarci che ti traghetta verso un profondo cambiamento. Se dimentichi di guardare questa operazione in un’ottica più ampia, concentrandoti soltanto su te stesso, rischi di commettere due errori che impatteranno sia sulla sostenibilità dell’operazione, sia sul risultato nel lungo periodo. Vediamo quali sono.
Due errori da evitare
1° Gettare nella spazzatura cose che possono servire ad altri o che potrebbero essere aggiustate, riutilizzate o riciclate va ad aumentare quel consumismo scriteriato, ad alto impatto ambientale, che lo rende insostenibile nel tempo e su scala più ampia. Continuare a fare acquisti forsennatamente per poi gettare via le cose che ingolfano la casa diventa un circolo vizioso oltre che dispendioso. Vuoi dare il tuo contributo alla tutela e al futuro del Pianeta? Ognuno, nel suo piccolo, può farlo.
2° Modificare il tuo atteggiamento rispetto agli acquisti e all’organizzazione degli spazi della tua casa, è fondamentale: altrimenti rischi che il tuo spazio si riempia di caos e oggetti in disordine, dopo qualche mese dall’ultimo repulisti. Vuoi che l’operazione di risistemazione della casa duri nel tempo per te e per le persone con cui vivi? Impegnati a far sì che lo spaceclearing (l’arte di fare spazio) diventi l’inizio di un atteggiamento diverso, da condividere con tutta la famiglia.
Vietato gettar via cose a casaccio
Prima di gettare le cose nella spazzatura è importante che tu ti faccia alcune domande su cosa stai gettando. Probabilmente avrai bisogno di prestare un po’ di attenzione: i risultati potrebbero sorprenderti. Prima di buttare qualcosa chiediti: potrebbe servire a qualcun altro? Si può aggiustare, riciclare, regalare o vendere?
L’antica arte del Kintsugi
A questo riguardo mi viene in mente un aneddoto giapponese - non saprei dire se sia autentico o meno – il cui intrinseco messaggio mi sembra affascinante.
Si racconta che nel Quindicesimo secolo, uno shogun, (un alto funzionare giapponese, forse un militare) avesse mandato a riparare una teiera rotta. Quest’ultima fu miseramente riparata con dei fili di metallo e rispedita indietro. Lo shogun, insoddisfatto del lavoro, commissionò ad alcuni artigiani il compito di migliorare il livello estetico di quella teiera. Il risultato fu una meravigliosa teiera rifinita con sontuose venature dorate all’altezza delle crepe.
Questa storia spiegherebbe le origini del Kintsugi, letteralmente "riparare con l'oro": una tecnica di restauro ideata da ceramisti giapponesi per riparare il vasellame usato per la cerimonia del tè. Quando un pezzo si rompe, le crepe dell’oggetto vengono saldate con una speciale lacca, rese ben visibili ed evidenziate con polvere d’oro, tanto che i manufatti aggiustati con l’arte Kintsugi diventano vere e proprie opere d’arte.
“L’impreziosire con la polvere d’oro il vasellame ne accentua la bellezza, rendendo le fragilità un punto di forza e perfezione. Ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate, unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi.”
Una tecnica che incarna diversi aspetti della filosofia zen: l’impermanenza delle cose - anche le più belle (che possono svanire e deteriorarsi) - la pazienza, necessaria per il restauro, e infine l’accettazione delle cose imperfette che possono diventare perfino più belle di prima. Un po’ come succede a tutti noi: la vita ci infligge dei colpi e lascia delle cicatrici. A volte rischiamo di romperci in tanti pezzi come la preziosa teiera dell’antico shogun. Con pazienza possiamo rimettere insieme i frammenti della nostra anima e diventare migliori di prima.
Ecco perché è importante evita di gettare via senza criterio gli oggetti rotti o deteriorati. Osserva cosa hai davanti e cosa rappresenta per te. Con un po’ di pazienza e di impegno potresti ‘aggiustarlo’ e farlo diventare più bello di prima, più tuo, perché ha una storia tutta sua. Il tuo impegno diventerà il materiale d’oro che lo rende migliore, esteticamente attraente.
Quando il materiale è buono è possibile ‘aggiustare le cose’: imparare a farlo, nel rispetto di noi stessi e dell’ambiente, potrebbe essere un privilegio. Come accade anche nelle relazioni: a volte a è bene troncare, altre volte è possibile recuperare qualcosa di buono e la relazione diventa migliore di prima.
Una crepa da dove filtra la luce
Questo concetto è espresso poeticamente da Leonard Cohen che, in una sua struggente canzone, canta: “There is a crack, a crack in everything. That's how the light gets in”. “C’è una crepa, una crepa in ogni cosa ed è da lì che passa la luce”: senza la fessura, senza la rottura, la luce non potrebbe filtrare.
Un po’ come capita agli esseri umani. A volte quando qualcosa si spezza nella nostra vita, proprio in quel momento di estrema fragilità e vulnerabilità, arrivano comprensioni inaspettate. Come se la luce entrasse nella nostra anima e nel nostro cervello e ci facesse vedere le cose da un’angolazione diversa. Quando si rompe il guscio delle nostre certezze e sicurezze, scopriamo di che pasta siamo fatti. Spesso è più importante il modo in cui reagiamo alle cose di quello che ci capita nella vita: dalle fessure filtra la luce.
Come una ceramica rotta e aggiustata con l’oro del Kinstugi può diventare un’opera d’arte, una crepa può illuminare i tuoi passi e trasformare la tua vita.
Continuando con le parole della canzone di Cohen: “Non soffermarti troppo su quello che è stato o su quello che ancora dev'essere (..) Suona le campane che ancora possono suonare”.
Imparare ad aggiustare gli oggetti che ancora hanno un valore nella tua vita diventa una meravigliosa metafora che insegna che riparare una ferita dell’anima e dare vita a qualcosa di migliore (e forse bellissimo) è possibile.
Come il vaso con le meravigliose crepe dorate del Kintsugi.