Dal 1985, nella verde e tranquilla località pusterese di Dobbiaco, punto di incontro tra le due culture italiana e tedesca, si svolgono i “Colloqui di Dobbiaco”, che affrontano le tematiche ambientali attualmente di maggior rilievo proponendovi soluzioni concrete.
Ideati e organizzati dal sociologo, artista e alpinista Hans Glauber, dopo la sua scomparsa sono stati curati dall’accademico Wolfgang Sachs nel 2008 e, dal 2010, dal sociologo Karl-Ludwig Schibel.
Negli anni, l’appuntamento è diventato un vero e proprio laboratorio di idee, cui hanno partecipato gli studiosi e gli esperti più prestigiosi, per una svolta ecologica a 360 gradi. L’Accademia dei Colloqui ha poi organizzato molti eventi culturali e corsi di formazione, oltre ad aver promosso importanti e concreti progetti per il recupero energetico nei Comuni di Dobbiaco e San Candido.
Dopo temi quali il denaro, il benessere, il suolo, l’imparare per l’era solare, il turismo dolce, la sharing economy e le basi morali dell’impegno sociale ed ecologico, all’edizione del 2021 si discuterà di strategie e misure del Green Deal europeo, presentato dalle presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel dicembre 2019, in un’era che potremmo definire pre-Covid, un piano con cui il continente dovrebbe diventare climaticamente neutro e la biodiversità ripristinata entro il 2050.
La riflessione comune resta una: l’Unione Europea si è impegnata per la crescita economica e allo stesso tempo per il rispetto degli obiettivi ambientali europei che derivano dai guard-rail planetari, soprattutto l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C. Possono le due cose andare avanti insieme? La crescita economica può essere disgiunta dal consumo della natura in modo tale che il PIL aumenti anche se la domanda di risorse diminuisce drasticamente? Certamente, dovrebbero crescere tutti i settori che concorrono alla sostenibilità, come le energie rinnovabili, la mobilità post-fossile, l'agricoltura biologica o la chimica verde. Ma quelli più inquinanti che rappresentano una minaccia per la biosfera dovranno essere ridotti. Non è affatto certo che la sommatoria dei processi di crescita e contrazione porterà a una crescita aggregata permanente. Oppure il Green Deal potrà diventare davvero verde solo in una società post-crescita? Così la discussione si anima ed entra nel vivo.
L’estate del 2021 sarà probabilmente ricordata come quella in cui la crisi climatica è entrata prepotentemente nell'agenda quotidiana dei media e dell'opinione pubblica. Ma anche quella in cui l'Europa ha accelerato sul Green Deal, rilanciando l'ambizioso piano di azioni per l'azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050 e la riduzione del 55% entro il 2030. Alla luce dell'emergenza climatica, oramai innegabile e irreversibile, quali sono le prospettive realistiche e quali le false promesse di questo grande programma di interventi?
Per Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, “la legge sul clima dell'UE è una strada minata da false soluzioni, insufficiente a combattere la crisi climatica”. Paolo Pileri, docente del Politecnico di Milano sostiene che “abbiamo urgente necessità di un capovolgimento di visione e non di una nuova curvatura dell’ambiente alle economie mercantili che considerano la natura un immenso supermarket dove continuare a prendere a volontà”. Per Ulrike Herrmann, caporedattrice del quotidiano tedesco Tageszeitung, “le tecnologie a disposizione non ci salveranno, non c’è alternativa a una riduzione verde: non significa tornare all’età di pietra, ma dire addio al capitalismo”.
A Dobbiaco ci si confronterà, e molto, partendo dal ghiaccio che si assottiglia fino ai Fridays for Future e alla ricerca di una nuova identità europea che necessiti anche di una importante riforma del capitalismo. Per concludere con il tema del greenwashing, del carbon storage, delle svolte necessarie del settore dei trasporti, del ruolo del settore alimentare e agricolo, della biodiversità, e dell’economia circolare, con molti esperti provenienti da illustri Università quali quelle di Milano, Bologna, Vienna, Innsbruck e Roma.
Un dialogo fra esperti e addetti ai lavori italiani e tedeschi, chiamati ad analizzare le dinamiche che potrebbero portare rapidamente e in maniera irreversibile a cambiamenti incisivi, non solo nel nostro sistema economico e politico, ma anche nella vita quotidiana di tutti noi. Un appuntamento da non perdere.