Con la prima personale in Italia di Jeanne Gaigher (Cape Town, 1990), Osart Gallery prosegue la sua indagine sulle personalità più interessanti del panorama artistico sudafricano.
A partire dalla riflessione sul formato tradizionale della pittura e del suo supporto - la tela - Gaigher indaga le possibilità espressive dei materiali e delle loro texture. L'artista utilizza stoffe, garze, pittura e disegno, per costruire opere in cui racconta le tensioni tra il corpo e il suo contesto. Mette in scena narrazioni oniriche, surreali, in cui il corpo femminile è assoluto protagonista.
Gaigher si muove agilmente tra figurazione e astrazione, concentrandosi sulle zone ibride; i supporti scelti cambiano forma e dimensione insieme ai soggetti, sono un tutt'uno con essi e crescono in direzioni impreviste; la struttura del supporto e quella delle figure antropomorfe, o dei dettagli anatomici, si amalgamano: sono letteralmente cucite insieme. I corpi si propagano attraverso traiettorie e linee di energia, senza confini definiti.
Al momento, sono particolarmente interessata all'anatomia della tela stessa - la costruzione del sostrato su cui è dipinta l'immagine. Uso la parola "anatomia" in relazione alla superficie, costruita attraverso strati di tela dalle forme curve, cucite insieme, che mimano il profilo di organi e arti. La stessa anatomia cambia - il corpo della tela cambia. Ha una sua pseudo-simmetria.
Le cromie scelte, dal forte potere evocativo, non hanno funzione decorativa, ma raccontano lo scambio tra figura e ambiente: sono il verde veronese, l'ossido di ferro rosso, il nero, fino al colore "del fumo di un incendio che copre il sole". Questi si posano sui materiali, si accumulano come residui sulle figure e sul luogo che abitano. La dimensione temporale è affrontata in quanto sedimentazione di esperienze emotive; Gli ambienti rappresentati, spesso, hanno più a che fare con la dimensione inconscia di "stanze della mente" che con luoghi tangibili, ma non per questo risultano meno reali. La scala dei soggetti è deformata, il piccolissimo convive con il grandissimo e il mostruoso, grazie ad accostamenti capaci di restituire la temperatura delle situazioni. La tridimensionalità delle scene e della stratificazione materica è fondamentale: ricrea lo spessore dell'aria in un ambiente, oppure le increspature dell'acqua, o più spesso imita sconosciuti composti materici, in cui sembra immergersi il soggetto.
Le opere di Jeanne Gaigher rappresentano situazioni di passaggio e metamorfosi, che spesso disorientano e sconvolgono. Lei stessa evoca in piùoccasioni l'immagine della crisalide. Jeanne Gaigher si è laureata in Belle Arti presso la Stellenbosch University nel 2012. Nel 2017 ha completato una residenza artistica presso il Freira Stipendium di Zurigo, in Svizzera. Nel 2018, Gaigher ha presentato la personale Century's View, alla galleria SMITH di Cape Town in Sudafrica. Tra le altre mostre personali, si ricordano Wieg e Club, rispettivamente nel 2016 e nel 2015, sempre presso la galleria SMITH.
Il lavoro di Gaigher è stato incluso in mostre e fiere di rilievo, tra cui Another Antipodes / Urban Axis Exhibition a Perth, in Australia, ne 2017, e poi (con SMITH) Also Known As Africa a Parigi el 2016. Tra le collettive più recenti, si ricordano Gather e A Show of Solidarity presso Smac a Cape Town nel 2020; The Female Line sempre presso Smac nel 2019; Close Encounters nel 2018 presso SMITH, che nello stesso anno ha presentato il suo lavoro in occasione di Investec Cape Town. Gaigher attinge a un'ampia gamma di riferimenti, sia locali che stranieri, basando la sua riflessione sullo spazio sempre in relazione alla sua presenza in esso. In questo modo, un mondo immaginifico e distante entra a far parte del suo mondo intimo. E' interessata alla fluidità del soggetto, e a come, attraverso l'atto di dipingere, può espandere lo stesso significato degli oggetti.