Originali e rivoluzionari, i Macchiaioli, incarnando lo spirito di un’Italia appena nata, carichi di speranze ed entusiasmo, liberi e spavaldi nella loro pittura di impegno sociale e civile si mettono in mostra a Palazzo Zabarella a Padova proprio in un periodo che rispecchia quello in cui si trovarono a muoversi nell’800, un periodo in cui la forza e la reattività sono salienti e indispensabili per rimettere in moto il motore del nostro Paese. “A quasi sedici anni dalla grande mostra, allestita in queste stesse sale di Palazzo Zabarella tra il 2003 ed il 2004 con il titolo I Macchiaioli prima dell’Impressionismo, questa nuova rassegna vuole riaccendere, come era avvenuto allora, i riflettori su un movimento, che ai suoi tempi non aveva avuto il suo giusto riconoscimento, che ha veramente cambiato il modo di vedere e rappresentare la realtà” spiega Federico Bano, l’imprenditore padovano che ha acquisito Palazzo Zabarella negli anni Ottanta e in seguito, nel 1996, ha creato la Fondazione Bano di cui è il Presidente con l’obiettivo di tutelare il patrimonio storico e artistico sia locale che nazionale.
L’ esposizione, a cura di Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, presenta oltre 100 capolavori di intensa emozione che raccontano di un uomo eroico e instancabile, pronto a ripartire ogni giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà. Cosa significa macchiaiolo? Macchiaiolo è sinonimo di “vita”; quella vita che è la forza stessa dell'amore che pervade ogni cosa e che contrasta la morte, irradiando ovunque la luce dell'Essere. I Macchiaioli già nell’800 seppero vedere oltre, il loro sentire profondo e umano è esaltazione di ogni singolo attimo di vita quotidiana. Anticiparono Monet, van Gogh, Gauguin…nel loro modo di rappresentare ed esaltare la relazione umana in tutto il suo reale valore, in tutto il suo “eroismo”.
Luce, sole, nuvole, balconi fioriti, bucato steso ad asciugare, giovani donne che guardano assorte il paesaggio che si disegna fuori dalla finestra: sono immagini di un'Italia datata Ottocento, ancora incompiuta, sotto il profilo socio-politico, ma iconicamente riconoscibile, segno concreto di un'identità precisa e amata. Sono immagini che, dal fondo del diciannovesimo secolo, ci vengono incontro oggi, a delineare un'Italia profondamente segnata dalla pandemia: oggi come allora abbiamo davanti agli occhi la luce del sole, il bianco delle lenzuola, i balconi fioriti, quello a cui ci siamo aggrappati durante i giorni della quarantena, nel desiderio di sfuggire così alla paura e all'angoscia. L'Italia dei macchiaioli, dunque, si sovrappone a quella del "dopo pandemia", ancora più "affamata" di bellezza, di libertà, di impegno, di luce, di sole. Nel desiderio di ritrovare antiche radici dalle quali poter rifiorire. “Grazie ad una serie di impegnative ed accurate ricerche, ora ci è possibile far rivivere in una mostra, curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, con il decisivo contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri, con nomi e dati sicuri, ma soprattutto con i dipinti – in molti casi dei capolavori ritrovati - questo mondo affascinante, evocato da Emilio Cecchi - uno dei protagonisti della loro rivalutazione tra le due guerre - in scorci suggestivi.
Si tratta del mondo, complesso e diversificato, di quanti hanno avuto il coraggio e la sensibilità di sostenere i Macchiaioli, altrimenti emarginati dalla critica ufficiale e dal pubblico, nella loro audace rivoluzione visiva e nella continua battaglia per favorire, con un nuovo modo di vedere e rappresentare la realtà, anche la nascita di una società migliore. Rievocare questi personaggi, di diversa estrazione sociale e formazione, ci consente di riconsiderare un movimento artistico molto studiato in tutti i suoi aspetti, sotto un’ottica nuova, con uno sguardo per così dire inedito, quello di coloro che ebbero l’intuizione di incoraggiarli, sostenendoli non solo economicamente, ma anche cercando di comprenderli e dialogare con loro, e soprattutto acquistandone le opere” aggiunge Federico Bano. Una mostra sui macchiaioli, tanto amati e popolari, ma con molti segreti ancora da svelare, con storie e personalità da far scoprire, appare più che mai consona ad una stagione culturale di "ripartenza" per l'intero nostro Paese.
Una rassegna che non si accontenti di essere semplicemente accattivante, capace di catturare un pubblico sempre più vasto, di essere insomma una mostra-evento. Ma il cui intento sia quello di riaprire un capitolo importante della nostra storia artistica - quella macchiaiola appunto - e lo arricchisca servendosi di punti di vista inediti e di una ricerca scientifica rigorosa, attraverso fonti spesso trascurate. Le opere di Giovanni Fattori e Silvestro Lega definiti classici e reazionari insieme, di Telemaco Signorini così intenso e quotidiano, di Giovanni Boldini così fascinoso e ricco di dettagli nell’interpretazione delle figure maschili e femminili, si affiancano a quelle dei meno noti Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca pittori da riscoprire insieme a Palazzo Zabarella, pittori che evocano sensazioni forti, valori profondi che da sempre appartengono all’umanità.
Rinaldo Cornielo, scultore di origine veneta trapiantato a Firenze, fu il primo collezionista dallo spirito genuino e interpretativo che li rivalutò sulla scena dell’arte proprio nel periodo in cui l’Italia si era aperta alle novità europee: periodo in cui furono esposte grandi opere di Pissarro e Manet nella mostra internazionale della Società Donatello. I Macchiaioli sperimentarono la pittura all’aria aperta per ottenere una rappresentazione diretta e naturale della realtà, ragionavano “di tocco, di impressione, di valore e di chiaroscuro” (Martelli 1895).
La fatica del lavoro umile, la lirica bellezza dei paesaggi, le scene materne così intense e potenti, il disagio sociale reso con intensità e valore: tutto questo caratterizza i Macchiaioli, veri Eroi della loro epoca che con dignità e caparbietà diventarono veri protagonisti della scena artistica italiana. Il linguaggio macchiaiolo, distesamente articolato e comunicativo, affida alla naturalistica resa dei fenomeni luminosi i valori compositivi ed emozionali del dipinto. Per Signorini l’Arte è espressione della sincerità individuale, eminentemente fondata sullo studio della natura nell’intento di cercare in essa quei momenti che esprimono un carattere e ispirano un sentimento speciale anche a scapito di non essere intesi dal pubblico. (Signorini, lo Zibaldone). I Macchiaioli e I capolavori dell’Italia che risorge saranno in Mostra a Palazzo Zabarella fino al 18 aprile 2021: opere senza tempo cariche d’emozione e di vita, dense di sentimento e colore.
Si apre agli occhi dei visitatori un mondo affascinante e ricco di stimoli, il mondo degli artisti che si muovono tra Firenze, Roma, Milano, Venezia, le spiagge e le colline, le campagne e i borghi, e dei loro amici e sostenitori, lontano dai riconoscimenti della critica ufficiale, grazie alla loro audace rivoluzione visiva. Tutto questo, grazie a una serie di accurate ricerche, condensato appunto nella mostra e con il decisivo contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri.
Opere famose, intensi capolavori, accanto a quadri che offrono sguardi inediti. Nel percorso si incontrano personaggi che hanno affiancato e sostenuto il lavoro dei maestri: colleghi pittori che ne hanno subito intuito la portata innovativa e di sicuro valore artistico, come Cristiano Banti, Michele Gordigiani, Ernesto Bertea. Amici mecenati che spesso li accolsero nelle loro famiglie, come i Cecchini, i Bandini, i Batelli, che tanta parte hanno avuto nella tormentosa vicenda biografica di Signorini. Un posto speciale è quello occupato da Diego Martelli, critico e letterato, che non solo ha sempre attivamente sostenuto i macchiaioli, ma ha preparato per loro, in un certo senso, un luogo d'elezione, un luogo del cuore e di ispirazione: la sua casa a Castiglioncello, aperta sempre per tutti loro, trasformando un borgo per le vacanze borghesi in un simbolo della creatività e libertà di visione. Le sue coste, le sue spiagge, le rocce e le case di pescatori sono diventate familiari, patrimonio collettivo di bellezza e di luce che possiamo tornare a contemplare, dopo il buio di questi mesi. E, come sottolinea Federico Bano, “Questa mostra è una grande occasione per presentare sotto una nuova luce una serie di dipinti, tra cui intensi capolavori, fondamentali per ricostruire l’affermazione del movimento dei Macchiaioli”.