Galleria Continua / Les Moulins ha il piacere di presentare una mostra personale di Zhanna Kadyrova, intitolata Resistance of Matter e curata da Elena Sorokina.
La mostra presenta una selezione di opere di Zhanna Kadyrova concepite a partire dalla relazione tra l’architettura e il mosaico in Ucraina e in altri paesi.
Dei mosaici monumentali decorano i "cubi grigi" di cemento caratteristici dell’architettura socialista costruiti tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, dalle abitazioni agli edifici istituzionali e alle fabbriche operaie. Oggi, in rovina o in fase di ristrutturazione questi edifici sono abbandonati o moribondi, soggetti a ogni tipo di trasformazione e alle strategie di riqualificazione che rispondono a una logica di "razionalizzazione urbana". Sorprendentemente, questi grandi pannelli a mosaico e le piastrelle in ceramica che li compongono, sono molto più resistenti all'usura del tempo, del disinteresse delle autorità pubbliche e della mancanza di manutenzione degli edifici stessi. Sono più solidi delle strutture che dovrebbero decorare.
Questa incredibile resistenza deriva dal materiale utilizzato. I mosaici sono fatti di pezzi di smalto: questa parola derivata da "schmelzen" o "melt" si riferisce ad una specie di vetro opaco che l'uomo conosce da migliaia di anni. Utilizzato nei mosaici delle basiliche bizantine, è un elemento essenziale dei luoghi sacri della religione cristiana e nelle chiese ortodosse. Come il vetro, lo smalto ha uno status ambiguo, tra materialità e immaterialità. Paradossalmente ha cominciato ad essere utilizzato in tutta l'Unione Sovietica alla fine degli anni Cinquanta. A volte associato a piastrelle di ceramica, questo materiale tradizionalmente dei luoghi sacri è stato poi destinato a coprire il grigio delle facciate fatte di immagini di lavoratori, atleti, astronauti, per illustrare le meraviglie dell'industrializzazione o dell'energia atomica. Attraverso il suo progetto Monumental Propaganda, Kadyrova si interroga su questo incontro tra il cemento, simbolo di modernità, economico, coinvolgente e inquinante, e questo "Altro", il prezioso, segreto, costoso e praticamente indistruttibile smalto.
Attraverso un'analisi precisa dell'uso dei materiali nell'opera di Kadyrova, la mostra collega altri tipi di "materiali moderni" con gli archetipi più antichi. Smalto, piastrelle di ceramica, vetro, cemento e asfalto si fondono qui, mettendo in luce sia le loro storie uniche di materiali fatti dall'uomo, i loro pericoli, sia la nostra dipendenza da essi. Questi materiali hanno spesso accompagnato le trasformazioni radicali del XX secolo.
Per il progetto Second Hand, Kadyrova ha utilizzato piastrelle provenienti principalmente da siti distrutti o abbandonati, in particolare dall'ospedale Antituberculoso Joaquin G.Lebredo all'Avana (Cuba), e due ex fabbriche sovietiche ucraine: la fabbrica di seta "Darnitsa" e la casa di produzione di Kiev, che ha messo in commercio le bobine per i cinema di tutta l'URSS. Entrambe erano tipiche "città-fabbrica" dell'epoca sovietica, mostri della modernità dove tutto ruotava intorno al lavoro implicando tutti gli aspetti della vita quotidiana: lavoro, tempo libero, matrimoni, funerali, cibo e intrattenimento. Una produceva pellicole cinematografiche, materiale analogico allora essenziale per il cinema ed ora obsoleto, un prodotto pericoloso, fragile e infiammabile; l'altra, inondò il paese di "seta artificiale", tra cui diverse varietà fatte di cellulosa. Queste fibre sintetiche e di cellulosa sono state utilizzate per creare abiti per le donne sovietiche e attrezzature per gli astronauti. Quanto all'ospedale dell'Avana - centro della moderna medicina cubana, vero emblema e orgoglio della nazione - ha chiuso i battenti dopo la fine delle sovvenzioni sovietiche. Oggi viene gradualmente smantellato dagli abitanti, pezzo per pezzo, pietra dopo pietra. Viene anche utilizzato per altri scopi, ad esempio come luogo di incontro per la comunità gay locale. L'artista ha raccolto alcune delle poche piastrelle rimaste dell'ospedale per creare il suo lavoro, che fa parte della serie Second Hand.
Attraverso la storia di questi edifici in via di sparizione e di quelli che stanno tornando ad essere "materie prime", la mostra evidenzia il costante interesse di Kadyrova per il riciclaggio e il riutilizzo. Il suo lavoro si basa spesso sui resti e le vestigia dell'architettura industriale, siti di "lavoro materiale" e luoghi di produzione che oggi si trasformano in luoghi di consumo o in depositi desolati. Qui i suoi oggetti, che riciclano questo "materiale del XX secolo", sono tanto monumenti quanto antimonumenti. Mettono in discussione le conseguenze delle attività umane, spesso lontane dagli ideali di emancipazione che le hanno portate. Bobine di pellicola, ceramica, fibre sintetiche, smalto e calcestruzzo offrono un ampio quadro di riflessione sulle conseguenze ambientali e sociali dei materiali che inventiamo e utilizziamo, così come sulla responsabilità dell'artista di impegnarsi su questi temi.
(Elena Sorokina)
Zhanna Kardyrova é nata a Brovary (Ucraina) nel 1981. Vive e lavora a Kiev. Negli ultimi anni è stata oggetto di mostre personali a Galleria Continua, L'Avana e San Gimignano, l'Ufficio per le traduzioni culturali (Lipsia) e Kunstraum Innsbruck (Austria), tra gli altri. Ha partecipato a mostre collettive nelle seguenti istituzioni: Garage (Mosca); Centre Georges Pompidou (Parigi); Museo Ludwig (Budapest), Centquatre (Parigi); Padiglione Ucraino alla 55a e 56a Biennale di Venezia; Badischer Kunstverein (Karlsruhe); Istituto Polacco (Düsseldorf); Saatchi Gallery (Londra); Architekturzentrum (Vienna); Kunstraum Lakeside (Klagenfurt); Zimmerstraße (Berlino); Museo di Mosca (Mosca); Palais de Tokyo (Parigi); Izolyatsia, Platform for Cultural Initiatives e Donetsk Museum of Modern Art, Varsavia, e altri. Ha vinto il Miami Beach Pulse Prize e il PinchukArtCentre Prize nel 2011 e il Kazimir Malevich Artist Award nel 2013. Zhanna Kadyrova partecipa all'Esposizione Internazionale della 58° Biennale di Venezia, curata da Ralph Rugoff, e alla Biennale Grafica di Lubiana, organizzata da Slavi e Tatari.
Elena Sorokina è curatrice e storica dell'arte. Vive a Parigi ed è stata curatrice presso l'HISK (High Institute of Fine Arts, Belgio) nel 2017- 2018. Ha organizzato la prima mostra con Zhanna Kadyrova e il gruppo REP all'estero, alla CUNY University di New York nel 2006. Tra il 2015 e il 2017 è stata curatrice di Documenta 14 ad Atene/Cassel. Sorokina ha organizzato mostre e progetti per il Musée d'Art Moderne (Parigi), per il Centre Pompidou (Parigi), lo Stedelijk Museum (Amsterdam), BOZAR (Bruxelles), White Columns (New York), YBCA (San Francisco), tra gli altri. Sorokina partecipa a numerose mostre e pubblicazioni e collabora con le riviste Artforum, Flash Art, Cabinett Magazine, Manifesta Journal, Moscow Art Magazine, ecc.