GALLERIA CONTINUA / Les Moulins ha il piacere di ospitare al Moulin di Boissy, per la prima volta dal 2010, una nuova mostra personale di Berlinde de Bruyckere una delle figure più importanti dell’arte contemporanea.
L’artista belga presenta una serie di opere recenti realizzate a partire dall’ambiente famigliare, intimo e privato. Gli oggetti parlano degli elementi essenziali dell’habitat umano – letti, armadi, coperte – alle quali si integrano i calchi in cera di alberi caduti, quasi a imporre la forza della natura sul più sicuro degli ambienti, quello domestico. Scaturite dall’urgenza di investigare in profondità la condizione umana, le sculture rimandano a un dolore ancestrale e riflettono su temi umani irrisolti, come la vulnerabilità, la mortalità, la solitudine, la sofferenza e la nostalgia. L’universo ricolmo di disagio dei lavori di De Bruyckere ha attirato l’attenzione del mondo dell’arte internazionale dai primi anni Novanta. Nella prima fase della sua carriera l’artista ha costruito rifugi: strutture precarie, realizzate con stracci intessuti e pile di materassi e coperte – una riflessione sulla disperata ricerca umana di accoglienza e protezione, capace di incarnare una presenza rassicurante e allo stesso tempo una natura soffocante. Il suo lavoro è caratterizzato dall’esplorazione degli opposti: la vita che vince sulla morte, la capacità redentrice dell’amore di fronte alla violenza e alla paura, corpi violati che simultaneamente si svelano e si nascondono. Cariche di forza e sensualità, le sue sculture realizzate in cera e pelle di cavallo descrivono un mondo fatto di distruzione e crudeltà, ma anche di dignità umana, redenzione ed amore.
Chiamata nel 2013 a rappresentare il Padiglione Belga alla 55° Biennale di Venezia, l’artista ne affida la curatela allo scrittore africano premio Nobel J.M. Coetzee per una riflessione a due voci su quella particolare condizione che ci vede d’improvviso dipendenti e bisognosi dell’aiuto di altri, privati della possibilità di provvedere alla nostra stessa cura. De Bruyckere presenta Kreupelhout – Cripplewood, un gigantesco calco in cera di un olmo sradicato, dipinto con i colori della pelle e della carne umana, riconducibile a un corpo: caduto, ferito, parzialmente coperto da bendaggi e delicatamente adagiato su cuscini e coperte. Il progetto viene a maturazione lentamente, intrecciando al ricordo delle immagini di alberi morti in una foresta della Borgogna e di un olmo sradicato, l’iconografia di San Sebastiano, rappresentato spesso legato ad un albero con frecce conficcate su tutto il corpo. “Quest’uomo, afferma Berlinde De Bruyckere, malgrado le ferite, rimane un simbolo di virilità e di bellezza. Noi, come lui, dobbiamo accettare le nostre cicatrici per sopravvivere (…). Ogni mio lavoro è compresenza di vita e di morte, eros e thanatos sono sempre presenti ma qui in più vi è il tema del prendersi cura.”
Il riferimento all’iconografia di San Sebastiano resta presente con le sculture San S. e San S. II con il quale inizia il percorso dell’esposizione: questi calchi di cera di corteccia intagliata, sul quale compaiono elementi metallici, richiamano direttamente la figura mitica del santo trafitto dalle frecce, la sua postura, così come le ferite guarite da Irene. Nelle opere esposte nell’antico mulino, torna l’albero come immagine fortemente simbolica legata alla vita, ma anche come elemento materiale, potente, organico e mutevole. I tronchi ‘scarnificati’ della loro corteccia, scavati e rimodellati dal tempo, segnati da lividi e cicatrici sono imprigionati come un dipinto all’interno di una cornice, costretti in un ambiente domestico - nel rifugio precario all’interno di un grande armadio o sdraiato tra le lenzuola e le coperte dei letti. La materia si trasforma in materia altra: la fragilità diventa evidente – tangibile nel suo continuo passaggio da forza a vulnerabilità, sofferenza e guarigione, abbandono e conforto. Una narrazione attraverso forme estreme tuttavia sempre legata alla possibilità di un cambiamento che è crescita e miglioramento.
Berlinde De Bruyckere è nata nel 1964 nella città di Gent, in Belgio, dove vive e lavora. Espone regolarmente nei più importanti musei e istituzioni internazionali. Le sue ultime mostre includono: “It almost seemed a lily”, Museum Hof Van Busleyden, Mechelen, 2019; “Il Mantello”, Chiesa di Santa Venera sulle Mura della Pace, Palermo, 2018; “Berlinde De Bruyckere”, Sara Hilden Museum, Tampere, 2018; “Embalmed”, Kunsthal Aarhus, Aarhus, 2017; “Suture”, Leopoldmuseum, Vienna, 2016; “The Embalmer”, Kunsthaus Bregenz – Kunstraum Dornbirn, 2015; “Berlinde De Bruyckere”, Gemeentemuseum Den Haag, 2015; “Il me faut tout oublier”, La Maison Rouge, Parigi, 2014; “Berlinde De Bruyckere”, SMAK, Gent, 2014; “Kreupelhout - Cripplewood”, Padiglione Belga, 55° Biennale di Venezia, 2013; “In the Flesh” Kunsthaus Graz, 2013; “We are all Flesh”, ACCA, Melbourne, 2012; “The Wound”, Arter, Istanbul, 2012; “Mysterium Leib. Berlinde De Bruyckere im Dialog mit Cranach und Pasolini”, Kunstmuseum Moritzburg, Halle e Kunstmuseum, Berna, 2011; “Berlinde De Bruyckere”, DHC / ART Foundation for Contemporary Art, Montreal, 2011. Molte sue opere sono entrate in collezioni permanenti tra queste: MoMa, New York; Collezione Gori, Fattoria di Celle, Pistoia; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Fondation Antoine de Galbert, Parigi e the De Pont Foundation, Paesi Bassi.