La casa come specchio della cultura di chi la abita, della sua interiorità, del suo sentire, ma al contempo luogo di intense pulsioni, di incontri amicali e di affetti, del prendersi cura di sé e di chi si ama.
Red Lab Gallery/Miele di via Solari 46 a Milano inaugura la nuova stagione espositiva in uno spazio completamente rinnovato con la mostra dell’autore salentino Pio Tarantini, Nell’interno. L’esposizione, a cura di Gigliola Foschi, apre il ciclo espositivo “Habitami” e pone l’accento sul concetto dell’abitare, dove l’uomo da sempre si definisce e si racconta.
Pio Tarantini, fotografo pensatore raffinato e sapiente, presenta una decina di opere fra cui alcuni polittici, svelando sin dal titolo il suo personale racconto romantico sul senso del nostro esistere tra le cose, tra l’interno dello spazio abitativo e l’interiorità di chi lo vive e lo anima con la sua presenza. Intento che si palesa mettendo “in collisione” costante lo spazio e le figure/immagini che vi si muovono fra reale e immaginario: quasi un’espediente, o un incantesimo, da parte dell’autore per ricordare che l’abitare porta con sé costantemente frammenti di memoria, fili invisibili che anche nel fluire del tempo mantengono vive esistenze, ricordi, verità.
Gigliola Foschi: “Lontano da una logica puramente descrittiva l’autore trasforma le sue opere in un racconto poetico attraversato da una “rêverie” malinconica e vibrante. La realtà su cui egli posa lo sguardo si anima creando una tensione tra la precisione cristallina degli interni da lui raffigurati e l’emergere e lo svanire di figure femminili rese fluide, inquiete e sfuggenti grazie a un “mosso” che pare dotarle di un’intensità interna e misteriosa”.
Dissolvenze che permettono alle immagini di espandersi tra spazio e tempo, per racconti che sembrano rimanere costantemente in sospensione: una donna quasi evanescente appare fugace davanti a una vecchia casa con il tradizionale intonaco rosso del Salento, mentre altre, conturbanti e sensuali, ma sempre visivamente sfuggenti, ci contemplano davanti ad antiche specchiere che ricordano quelle dei boudoir, sostano davanti a un comò aperto, a un letto di ferro battuto come quelli che si usavano un tempo nelle case per bene del Salento.
“Nel contrasto tra il mutamento e ciò che sembra eterno” - racconta Tarantini - “si trova la sostanza di queste apparizioni. Sembrano durare un secondo e invece rimangono lì, intrappolate per sempre”.
Allusive, frammentarie, dilatate, simili a cenni aperti verso altri possibili racconti interiori, nell’operato di Tarantini le immagini vengono trattate con estrema cura e sensibilità, s’inoltrano in un tempo dilatato, capace di estendersi inquieto dal passato al futuro. Esse ci rivelano come la realtà non sia solo uno scenario nel quale ben apparire, ma sia anche composto di oscurità, di storie profonde e inconoscibili, latenze e fugacità.
I racconti fotografici di Pio Tarantini verranno affiancati dalle suggestive installazioni luminose di Nino Alfieri come la scultura “Light Sphere” dove “Nell’interno” la luce satura dei led si trasforma visivamente in un cosmo. Durante il vernissage l’artista, che da anni ormai si dedica alla realizzazione di opere fondate sullo studio della riflessione della luce e della fluorescenza, coinvolgerà lo spettatore in una esperienza sensoriale totale denominata “Matrix Forms”, avvalendosi dell’esperienza artistica del fotografo Antonio Delluzio.