Studiolo è lieto di presentare il solo show dell’artista Henni Alftan (Helsinki, 1979); per la sua prima personale in Italia una serie di sette opere pittoriche, di medie e piccole dimensioni, specificatamente selezionate per la galleria. Come per Bertrand Morane, il protagonista del film di François Truffaut “L’uomo che amava le donne” - che si innamorava se affascinato da un solo dettaglio femminile - Alftan trasforma le peculiarità raccolte nel reale negli elementi fondanti con i quali costruire il suo delicato immaginario pittorico. Ne scaturisce uno “storyboard” in continua evoluzione che si sviluppa tavola dopo tavola: un’intima visione del quotidiano che si compone mescolando ricordo, immaginazione e vissuto dell'autore.
Utilizzando una stesura grafica, compiuta tramite l’utilizzo di pennellate piatte e colori densi, Alftan costruisce un inventario di piccoli particolari fissando su tela il momento in cui il suo sguardo entra in connessione con quello dell’osservatore, stimolandone inevitabilmente anche il suo alfabeto mnemonico. La sua quotidianità è bagnata da una luce opaca che dipanandosi proietta ombre nette, descrivendo una realtà molto prossima al close-up di un sogno o di una finzione elaborata e liberata dalla sua mente.
Nello studio dell'artista non esistono immagini fotografiche da cui prendere ispirazione: tutto nasce da astratte annotazioni mentali che ogni giorno Alftan cerca di riprodurre nella maniera più sintetica ed evocativa; mani impegnate alla definizione di un’azione, oggetti o profili umani dai quali fare emergere, tramite l’esclusiva gestione del colore, alcune caratteristiche “elette” come degli occhiali o delle gocce di sudore. Le proporzioni si articolano nel perimetro della tela, cogliendo solo il necessario e determinando un linguaggio pittorico che punta non alla mera rappresentazione ma alla celebrazione di un mondo altro. In fondo come amava ripetere Duchamp, la qualità fisica e poetica della pittura è quella di fissare l'apparizione di un'apparenza.