Per l’esposizione Yellin costruisce un set di quattordici corpi informi di pelle sintetica. Riempiti di ovatta e chiusi da cuciture bianche volutamente visibili, sono caratterizzati da una forte matrice tattile ottenuta grazie al progetto del modellato e alle tensioni naturali del tessuto stesso.
Intitolati tutti “BB” (Body Bot) alludono ad uno stato zero della conoscenza; soggetti archetipici privati da qualsiasi definizione fisiognomica, assumono la parvenza di individui primari dal contenuto mentale ancora vuoto ma pronti ad accogliere conoscenza e apprendimento esperienziale.
Sono forme volutamente snaturate e ambigue dalle parvenze di manichini o sacchi da box fatiscenti che, appesi senza la tipica catena di sostegno, si poggiano per la prima volta inermi al muro cadenzando ritmicamente il vuoto bianco dello spazio. Le sagome monocromatiche e tridimensionali, modulate nella plasticità e nelle consistenze, sono solcate da pochi tratti di pittura bianca che seguendo i profili e le linee di tensione principali rivelano la coesistenza di un valore scultoreo e pittorico.
Yellin sceglie di sviluppare un lavoro carico di connotazioni espressive e allusioni antropomorfe, un processo creativo volto ad attrarre e al contempo respingere, sollecitando sullo spettatore percezioni sensoriali instabili e direttamente legate ad esperienze personali, intime e culturali.
Come presenze plasmate sul pensiero filosofico di Bauman, i corpi sembrano assumere l’aspetto di umani abitanti di una “società liquida”, mutilati negli arti e nelle sicurezze, venute meno per convivere e attendere le dinamiche di un mondo frenetico basato sul consumismo e sulla globalizzazione.