aA29 Project Room Milano è lieta di presentare la prima mostra personale di Jompet Kuswidananto in Italia.
Le opere di Kuswidananto ritraggono la storia dell'Indonesia in rapporto alla complessa eredità dell'aristocrazia e del colonialismo, insieme alle loro conseguenze. Quale membro della giovane generazione di artisti che hanno vissuto in una dittatura durante l'era di Suharto (il presidente più longevo dell'Indonesia), Kuswidananto presta molta attenzione a rivelarne la storia nascosta e far emergere narrazioni non egemoniche. L’artista, al contempo, mette in discussione l'idea quasi scontata di cosa significhi essere uno Stato/Nazione, tema che nelle sue opere diventa punto d’incrocio tra i concetti di “storia” e “identità”. L’indagine più importante sull’argomento è legata alla popolazione dell’isola di Giava, la più grande etnia indonesiana con un ruolo culturale rilevante per tutta la nazione.
Poiché la nozione di identità per Kuswidananto è una battaglia senza fine, un processo continuo di negoziazione e contestazione; nelle serie precedenti l’artista si ispira a immagini di fantasmi, divenuti successivamente una parata su larga scala. La parata diventa così una metafora su come l'identità si sia formata e arricchita da incontri di culture e storie diverse. La cultura che emerge da questi incontri va oltre opposizioni come "vecchio" e "nuovo", "genuino" e "falso", "tradizionale" e "moderno", "noi" e "loro", ma porta a una sintesi, ciò che all’artista piace definire una "terza realtà". Questa fusione o sincretismo diviene la vera tradizione di Giava, il carburante di una cultura che è sempre in transizione. Mentre prende in prestito molti simboli identitari come costumi, uniformi, musica, maschere e diverse immagini, Kuswidananto si concentra sulla fluidità del simbolo stesso, in quanto esso offre significati diversi anche per differenti contesti culturali.
Nella serie On Paradise, presente in mostra, Kuswidananto avanza nella sua ricerca di narrazioni nascoste e si concentra sugli eventi che si sono svolti nell’area di Banten, provincia situata nella zona occidentale dell'Isola di Giava. L’artista trova qui un luogo ricco di storia e fonti d’ispirazione, tra cui alcuni passaggi del libro di Jayabaya, grande indovino del passato, il quale previde che si sarebbero verificati tre grandi disastri: l'eruzione del vulcano Krakatoa, la diffusione del morbo dell’antrace e una ribellione delle masse. Kuswidananto ha studiato attentamente questi tre eventi, effettivamente accaduti a Banten, per leggerli in collegamento con la realtà attuale.
Sempre collegata alla storia di questo territorio è la ribellione degli agricoltori del 1888, a sua volta collegata all'arrivo del modernismo e all’introduzione del colonialismo, e quindi a valori e credenze opposti a quelle di questa società agricola. Kuswidananto analizza le nuove strutture e i nuovi sistemi introdotti da questa rivoluzione, traducendoli in un insieme di lampadari rotti e fragili disseminati in tutto lo spazio della galleria. Nuovamente perso tra miti e storie, Kuswidananto dedica parte della sua ricerca alle immagini ritrovate nel diario di uno dei ribelli e relative al lupo. Quest'uomo scrisse, infatti, che quando sognava il verso del lupo soffriva di un forte senso di solitudine, ma allo stesso tempo sentiva di dover aggrapparsi a questo sentimento per poter finire la sua lotta. L'artista trasforma questo mito solitario in una maschera e lo combina con immagini di fantasmi, elementi musicali e suoni, per mettere in evidenza la tensione tra spirito combattivo e solitudine. Uno dei pezzi più importanti in mostra è una coppia di libri di disegni in cui Kuswidananto presenta tutti i fatti, reali e immaginari, in modo che queste tre principali linee narrative (iniziando dalla predizione di Jayabaya) vengano visualizzate in una luce comica e tragica allo stesso tempo. Infine, Kuswidananto indaga traumi e wishful-thinking su diversi strati di narrazioni storiche, per contrapporli a miti e fantasie e offrire al visitatore una poetica di esperienza visiva e spaziale.