Promètheus è il progetto artistico che Giorgio Lupattelli presenta nelle sedi della Galleria Triphè, quale espressione di una sintesi creativa frutto di un percorso artistico articolato e complesso. Le opere esposte a Cortona e adesso a Roma, rappresentano, infatti, non solo le indubbie capacità pittoriche e scultoree di Lupattelli ma sono, soprattutto, l'espressione di un linguaggio artistico autonomo e ad alta identificabilità. Tutto questo, poi, nel rispetto di una maturità artistica stratificatasi nel tempo grazie, anche, al contributo formativo, peraltro mai disconosciuto da Lupattelli stesso, dei tanti artisti incontrati nel tempo e da lui stesso sovente omaggiati con citazioni più o meno esplicite.
Il nome, poi, di Prometeo, scelto dall'artista per identificare i due momenti espositivi, non è del tutto casuale. Risponde, infatti, al preciso intento di stigmatizzare, in maniera marcata, una proposta artistica che, se pur in progress, vuole esaltare quella creatività tanto ben incarnata proprio da Prometeo, mito dell'uomo creativo per eccellenza. Le opere in esposizione, dalle tecniche più variegate, non ultima quella impiegata nel lavoro che dà il titolo alla mostra stessa Prometeo appunto, (stampa digitale a doppio passaggio opaco/lucido su alluminio dibond), ben rappresentano, poi, l'inquietudine che accompagna l'artista. Dice Lupattelli: "Credo che l'uomo contemporaneo sia probabilmente andato oltre il mito di Prometeo e, pur muovendo da sacrosanti principi, è sempre più in delirio di onnipotenza e si crede in diritto di adeguare il mondo a tutto ciò che lo circonda, alle proprie esclusive esigenze, fregandosene spesso delle conseguenze." Si tratta di una inquietudine che traspare in molte delle sue opere, quasi in bilico tra una classicità prorompente ed una contemporaneità destabilizzante. Una spinta artistica, la sua, evidente, espressione della ricerca di un punto di equilibrio quale armonia tra razionalità e irrazionalità, tra essere e apparire.
La ricerca di un equilibrio che tanto attanaglia l'uomo di oggi, anche se sovente in maniera inconsapevole. Sottolinea Paolo Randazzo in merito all'opera di Vladimir Jankèlèvitch: l'avventura, la noia, la serietà: "Anzitutto stare a occhi aperti nella realtà e accettare il fatto che essa è complicata, difficile, non semplificabile;quindi acquisire strumenti di lettura del reale che dalla scienza e dalla filosofia traggano elementi di conoscenza, di consapevolezza e di saggezza che ci aiutino a sopravvivere ". È un'inquietudine,questa, che solo un'artista illuminato come Lupattelli poteva trasferire in maniera tanto efficace ed intensa nelle sue opere.