Fondazione Modena Arti Visive è lieta di presentare Doux comme saveur (A partire dal dolce), una videoinstallazione di Gianfranco Baruchello (Livorno, 1924) che apre al pubblico il 14 settembre 2018 in concomitanza con il festivalfilosofia, realizzata in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e la Fondazione Baruchello, Roma. I video che compongono l’installazione, proiettati negli spazi del MATA - Ex Manifattura Tabacchi per la prima volta dopo il recente restauro delle pellicole originali, sono parte di un progetto dell’artista sul sapore dolce, con interviste a filosofi, critici, poeti e artisti della cultura francese.
Sabato 15 settembre alle ore 18.30 l’artista Gianfranco Baruchello incontrerà il pubblico e discuterà il progetto con Carla Subrizi (Presidente della Fondazione Baruchello, Roma, e Professore Associato di Storia dell’arte contemporanea presso la Sapienza Università di Roma) e Gianfranco Maraniello (Direttore Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto).
Nel 1978 Baruchello concepisce un progetto che prevedeva la realizzazione di un libro in copia unica e un film di interviste sul tema del sapore dolce. Il libro-oggetto prende forma attraverso la raccolta, in fotocopia, da parte dell’artista, di disegni, ritagli di riviste e giornali, appunti: circa 150 pagine, rilegate con una copertina in cartone spesso. Un anno dopo, a Parigi, il libro costituisce il punto di partenza per una lunga serie di interviste. Le conversazioni, condotte dallo stesso Baruchello, prendono avvio da riflessioni sul dolce e sulla dolcezza: dal latte materno alle favole (la casa di marzapane di Hänsel e Gretel), dal ricordo del sapore dolce al mito, tra simbolo e realtà, cultura, antropologia e società.
Gli intervistati sono sia operai, immigrati e pasticceri, sia importanti esponenti del mondo della cultura tra cui filosofi, scrittori e psicoanalisti del calibro di Jean-François Lyotard, Félix Guattari, David Cooper, Pierre Klossowski, Alain Jouffroy, Paul Virilio, Gilbert Lascault e Noëlle Châtelet. Mentre i primi sono ripresi in esterni o all’interno del proprio posto di lavoro, i secondi sono intervistati nelle loro case o nei loro studi. Le interviste, partite dunque da temi legati al cibo, arrivano ben presto a concentrarsi su questioni filosofiche intorno alla maternità, alla morte, soprattutto animale e destinate al cibo, all’erotismo e alla memoria. Il carattere informale delle interviste costruisce l’ambientazione del film: tutto è improvvisato, amichevole, senza allestimenti tecnici di registrazione, con talvolta rumori di fondo. Per le riprese Baruchello si avvalse della collaborazione del cineasta sperimentale Alberto Grifi.
Gianfranco Baruchello nasce a Livorno nel 1924. La sua prima formazione avviene tra Roma, Parigi, New York. Sin dall’inizio tutti i linguaggi, pittura, scrittura, happening, oggetto, performance, cinema, fanno parte di una ricerca che lui stesso definisce “in solitario”, ostile alle mode e alle strategie del mercato. Tra le mostre personali recenti, figurano quelle presso Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto a cura di Gianfranco Maraniello (2018), Villa Arson di Nizza a cura di Nicolas Bourriaud (2018), Raven Row di Londra a cura di Luca Cerizza (2017), Triennale di Milano a cura di Alessandro Rabottini (2015), ZKM/Zentrum für Kunst und Medien di Karlsruhe a cura di Andreas Beitin e Peter Weibel (2014-2015), Deichtorhallen di Amburgo a cura di Dirk Luckow (2014), Palais des Beaux-Arts di Parigi a cura di Nicolas Bourriaud (2013), Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma a cura di Achille Bonito Oliva in collaborazione con Carla Subrizi (2011). Ha partecipato a numerose edizioni della Biennale di Venezia (l’ultima nel 2013) e a documenta di Kassel nel 1977 e nel 2012. Tra le mostre personali recenti più significative ospitate in gallerie private quelle presso Massimo De Carlo (Milano, 2017; Hong Kong, 2017; Londra, 2015) e Galleria Greta Meert (Bruxelles, 2009).