Natura opulenta, narrazione storica e fantasia, illustri personaggi e intrighi di corte. Trabocca di seduzione e meraviglie la mostra di Ileana Florescu dal titolo Le stanze del Giardino, in programma dal 27 aprile al 27 maggio 2018 all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.
Le stanze del Giardino si inserisce nel progetto di Muriel Mayette-Holtz, direttrice dell’Accademia di Francia a Roma-Villa Medici, di valorizzare e raccontare il patrimonio artistico e culturale dell’istituzione attraverso lo sguardo attento e la sensibilità degli artisti contemporanei.
A cura di Cristiano Leone, l’esposizione presenta diciassette light-box, strutture quadrangolari nelle quali l’artista mescola arte e natura, muovendo da una serie di fotografie legate alla vita del cardinale Ferdinando de’ Medici durante la sua permanenza a Roma, dal 1577 al 1588.
Fil rouge delle opere, tutte concepite appositamente per l’occasione, è il tema del giardino: Ileana Florescu ha infatti riprodotto diciassette planimetrie reali di aiuole, tratte dal Libro di compartimenti di giardini della fine del XVI secolo di Giuseppe Casabona, botanico al servizio del granduca Francesco I de' Medici e, successivamente, di Ferdinando.
“Opere della memoria sono quelle della Florescu, - scrive Achille Bonito Oliva nel catalogo della mostra - in quanto sovrapponendosi attraverso la contaminazione in maniera libera, arbitraria, felicemente disancorata da ogni obbligo, creano dei recinti. L’opera è un recinto entro cui lo spettatore sprofonda, e in cui lo sguardo intercetta e incontra reperti che provengono da storie diverse. È la dimostrazione di come l’arte volutamente sconfini da ogni parametro di rispetto e di fedeltà e passi alla compresenza di elementi che appartengono al quotidiano, ma anche alla storia. Non è un caso che Ileana Florescu recuperi anche icone, figure, sculture, ritratti che appartengono alla vita e alla collezione di Ferdinando de’ Medici. L’arte approda così a una convivenza delle differenze e degli opposti. La geometria non annulla la metamorfosi, che è un elemento inarrestabile nel processo della natura: la trasformazione diventa spazio dell’accoglienza”.
Nel complesso, per la composizione delle light-box sono state impiegate trecentonovantasette fotografie, scattate dall’artista non solo a Roma – a Villa Medici, a Palazzo Margherita, a Palazzo Barberini, a Palazzo Rospigliosi Pallavicini e nel Giardino Segreto di Villa Borghese – ma anche, come spiega Cristiano Leone “a Pisa all’Orto Botanico e al Duomo; a Firenze in Piazza Santissima Annunziata, ai Giardini di Boboli, alla Loggia dei Lanzi e nel Museo del Bargello; in Sardegna, nel Maine, a Roccantica, a Migliarino Pisano, alla Torre di Bellosguardo, i luoghi delle peregrinazioni più personali di Ileana Florescu”.
“Per Roland Barthes – continua Leone – la fotografia è «représentation pure du temps». Le stanze del Giardino è, in questo senso, una mostra sul Tempo: quello umano, individuale e individuato, quello effimero e ciclico della natura e quello, paradossale, dell’arte che resiste a ogni individuazione. Quel tempo che, per dirla con Seneca, «svela la verità»”.
Il percorso espositivo si snoda negli storici appartamenti di Villa Medici, includendo l’atelier Balthus, lo Studiolo e la Gipsoteca. Come in un racconto visuale, in ogni light box, dietro le griglie dei progetti dei giardini rinascimentali, si scoprono personaggi e scenari legati alla storia della Villa, metafore, simboli e miti che stuzzicano la curiosità dello spettatore. Figura chiave è il porporato Ferdinando de’ Medici, mecenate che contribuì a rendere Villa Medici un gioiello dell’architettura rinascimentale e che scelse l’artista fiorentino Jacopo Zucchi, tra i più grandi rappresentanti del tardo manierismo, per dare un nuovo volto all’istituzione.
In uno dei suoi tableaux-giardino, Ileana Florescu rielabora proprio il ritratto che Zucchi fece al cardinale, mentre in altri l’artista esplora i temi, a lui connessi, del collezionismo, della passione per le scienze naturali e per l’artigianato di lusso, dell’amore proibito, degli inganni di potere.
Nei lavori in mostra si individuano il botanico Giuseppe Casabona; l’avvenente figlia del “gran cardinale” Alessandro Farnese, Clelia Farnese, ritenuta l'amante del cardinal Ferdinando e protagonista della rivalità tra le due famiglie per la supremazia sociale delle casate; Maometto II, conquistatore di Costantinopoli, e Cristoforo Colombo, due personaggi che influenzarono la cultura rinascimentale europea ispirando artisti e scrittori, i cui ritratti erano originariamente collocati nel Grand Salon di Villa Medici. Diversi i riferimenti alle opere d’arte della collezione di Ferdinando de’ Medici, trasferite a Firenze in seguito alla sua ascensione al trono di granduca di Toscana: tra queste, l’originale della famosa statua di Mercurio del Giambologna, le statue delle Sabine, Atena, Bacco, alcuni dipinti che si trovavano nel Grand Salon, tessuti preziosi del XVI secolo, piante ornamentali e medicinali dell’epoca, utilizzate ancora oggi.
“Con Le stanze del Giardino – scrive Cristiano Leone - le fotografie si presentano al «palato dello sguardo» (secondo l’espressione di Achille Bonito Oliva) con la consistenza della pergamena, delle stoffe rinascimentali, profumando le stanze di pollini e animandole di ronzii d’ape e di cicalecci”. Le light-box di Florescu appaiono come dei giardini ideali, tripudi cromatici densi di mistero, in cui ogni oggetto, pianta, animale, opera d'arte, è emblema di qualcos’altro. Molteplici domande sorgono spontanee osservando i tableaux, frutto del lavoro di ricerca storica e dell’analisi del simbolismo effettuati dall’artista, che nelle sue composizioni mette in luce il ruolo cruciale delle piante medicinali e ornamentali, spiegando la loro utilità e in che modo sono correlate ai personaggi storici. Perché, ad esempio, la camomilla, la Peonia officinalis, il sambuco e l’iris sono associati ad Apollo? Che significato hanno i cardi i ranuncoli che circondano Giuseppe Casabona? Perché Clelia Farnese è vestita d’iris e cosa rappresenta la leonessa nascosta nel decoro? Le risposte si dissimulano in questi meravigliosi labirinti, “cabinets de curiosité” dei tempi moderni.
Accompagna la mostra un catalogo realizzato in collaborazione con la casa editrice Electa-Mondadori, che contiene un ampio apparato iconografico e testi di Achille Bonito Oliva (critico d’arte e curatore), Roberto Mancini (docente di Storia moderna), Lucia Tongiorgi Tomasi (storica dell’arte) e Cristiano Leone, curatore dell’esposizione.
Per la prima volta nella storia dell’istituzione, il pubblico sarà accompagnato nel percorso della mostra da un’applicazione multimediale con la voce narrante di Remo Girone.
L’allestimento è realizzato da Mekane su progetto di Massimo d’Alessandro.
Ileana Florescu nasce ad Asmara (Eritrea) da madre italiana e da padre inglese di origine romena. Dopo aver seguito la famiglia nei suoi numerosi spostamenti giunge in Italia adolescente. A Firenze si laurea in Lettere e Filosofia. Si dedica alla ricerca in campo storico, studiando la Storia della Commedia dell’Arte e delle corti del Rinascimento. Nel 2001, a Roma, la galleria Pio Monti Arte Contemporanea espone per la prima volta una sua fotografia, Meteorite I, nella collettiva Tra Cielo e Terra. L’incontro determinante sarà con Diego Mormorio che, nel 2002, la propone per una personale fotografica, Scie, alla galleria romana Acta International. Dal 2010 le sue opere si concentrano sul dialogo tra fotografia e letteratura, e sono state esposte in numerosi musei e gallerie, in Italia e all’estero.
Tra le mostre personali: All’Indice – Biblioteca Angelica / Siria, andata e ritorno, Diagonale libro/galleria, Roma, 2016; The Sunken Library, Erarta Museum, San Pietroburgo, 2016; Libri Prohibiti, Biblioteca Angelica, salone vanvitelliano, Roma, 2015; Io e Calliope, Casa delle Letterature, Roma, 2012; Biblioteca scufundata, MNAC Museo Nazionale Arte Contemporanea, Bucarest, 2010; L’umana sintesi, Galleria Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma, 2009; Double Sens, personale, VI Festival Internazionale di Fotografia, Galleria Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma, 2007; Rapsodie in blu, Galleria Il Ponte Arte Contemporanea, Roma, 2006; Acqua di Cometa, III Festival Internazionale di Fotografia, Galleria Valentina Moncada, Roma, 2004; Notti bianche Islanda 07-04, Galleria Valentina Moncada, Roma, 2004; Scie, Acta International, Roma, 2002. Tra le collettive: Delta ti – tempo reale, Museo Carlo Bilotti, Roma, 2015; Biennale di Fotografia, Musée du Manège, San Pietroburgo, 2008; Tra cielo e terra, Galleria Pio Monti, Roma, 2001.