Francesco Zavattari dà il via alla sperimentazione di inediti orizzonti attraverso un nuovo progetto dal titolo (Mind)blowing, una serie scultorea da intendersi quale prosieguo concettuale di un percorso in via di sviluppo da diversi anni. Già con l'installazione Poliedro, infatti, l'artista aveva teorizzato prima e concretizzato poi la figura geometrica quale fulcro di interazioni tridimensionali che si dipanano nello spazio: innumerevoli fili atti a collegare l'artista alla propria opera, l'opera alla location in cui viene ospitata, tale location al pubblico che con essa interagisce.
Attraverso numerose declinazioni di misure e materiali, (Mind)blowing propone un avanzamento tanto intellettuale quanto tangibile di tutto ciò: l'artista indaga, quindi espone, la rappresentazione fisica del proprio vento creativo, realizzando una (pur controllata) esplosione di intrecci fatti di linee e segmenti. L'opera prende così vita in modo vibrante e, come un fuoco, si accende al 'soffio' dapprima dell'autore, poi del pubblico cui è offerta. L'incisività compositiva diviene ancor più pregnante grazie alle decise cromie scelte da Zavattari come applicazione di un'incessante ricerca tecnica sviluppata attraverso i progetti Invelight e Colour State of Mind; il tutto legato da quella matematica così profondamente trattata nella serie Congetture Isomorfe del 2017.
Se con Poliedro Zavattari promuove un energico impatto all'interno dello spazio ispirandosi alla costruzione della tela del ragno a partire dall'alto, attraverso le Figure di (Mind)blowing si concentra invece sul rapporto con il terreno, sviluppando dal basso ogni opera quasi a voler replicare la naturale crescita dell'albero, specchio di una condivisa natura esteriore e proiezione dei più personali processi sinaptici.
Ogni Figura è destinata a vasti luoghi pubblici, aziendali o privati, piazze, giardini, rotatorie o sale di rappresentanza in funzione dei quali assume le sembianze concettualmente e fisicamente più adeguate. Ecco quindi che l'intimo, solitario processo compositivo viene offerto a un pubblico estremamente eterogeneo a tutto tondo, nel pieno della propria potenza divulgativa, quale frammento ingrandito, mostrato 'a rallentatore' ma mai immobile, in grado di restituire "una luce ‘più brillante di mille soli’ che incrementa sé stessa ogni giorno. Un incontro fra forze oscure e rilucenti e, soprattutto, la mostra delle conseguenze di tale adunata", come lo stesso artista afferma in un passo del manifesto appositamente redatto.
L'impeto espressivo viene quindi cristallizzato attraverso linee e colori addomesticati dal materiale, sia esso legno, acciaio o alluminio, nel tentativo di rendere intelligibile a chi osserva il caos interiore che l'autore deve domare in fase creativa. Quello che a un primo impatto parrà essere un semplice, pur considerevole, intervento di design per grandi ambienti chiusi e aperti, a uno sguardo più attento si svelerà come una forma in frenetico movimento, solo in parte ingabbiata tra i confini delle linee materiche percepite dall'occhio umano.
Come osserva la museologa portoghese Cláudia Almeida, curatrice dell'attività artistica di Francesco Zavattari, "(Mind)blowing è la sintesi plastica dell'artista tra intuizione e intelletto, due processi della mente che danno vita alla creazione. Senza l'intuizione, l'intelletto non percepisce l'idea, non coglie né si interroga circa l'atto visivo ed emotivo. Tuttavia, senza l'intelletto, l'intuizione è solo un segnale, un'emozione fuori controllo, caotica, irregolare. Catturare i processi esatti dell'atto creativo, renderli materia con il colore, conferire loro una forma e comunicarli all'osservatore è la genesi di quest'ultima opera dell'artista. Il pubblico vede il risultato finale, ma attraverso la catena di forme e la sequenza del colore Francesco lo guida verso la prima esplosione".
Testo di Silvia Cosentino