Se in estate è rinomata per i suoi spazi incontaminati dal verde acceso, nelle rimanenti stagioni l’Islanda si merita a pieno titolo l’appellativo di isola del ghiaccio e del fuoco. Costellata da vulcani più o meno attivi e imponenti ghiacciai, non a caso è stata scelta da J. Verne per collocarvi la porta d’ingresso verso il mondo meraviglioso descritto nel suo Viaggio al centro della terra.
Le aree costiere risultano pienamente vivibili grazie alla benefica influenza della tiepida corrente del golfo anche durante le stagioni maggiormente battute dal freddo proveniente dal circolo polare artico che arriva a lambirle. Da sempre abituati a convivere con gli elementi più avversi gli islandesi si sono organizzati per rendere perfettamente fruibile l’anello di percorsi che circonda l’isola ma spostandosi verso l’interno la situazione cambia radicalmente e i meravigliosi verdi panorami che rapiscono l’attenzione durante il periodo estivo si trasformano in uno smisurato deserto bianco. Sommerse da metri di neve le strade cominciano a diventare difficili da percorrere e l’accesso alle lande interne risulta improponibile, indipendentemente dall’efficienza dei mezzi islandesi.
E come in tutti i deserti che si rispettino talvolta nella monotona desolazione gelida e bianca emerge una qualche oasi, sotto forma di sparute fattorie che sfidano il rigore invernale. I piccoli centri abitati nascono sulle strade che solcano internamente l’isola, risultando punto d’appoggio importante per chi l’attraversa nei mesi estivi, ma l’arrivo della neve ne cambia completamente la vita quotidiana. Sono agglomerati di poche abitazioni, tenuti attivi da allevatori che attendono pazientemente il ritorno della stagione favorevole insieme con i propri animali, non potendo o volendo trasferirli in altro ambiente.
Dall’autunno alla primavera inoltrata qui si può contare solo sulle motoslitta e anche i potenti trattori spalaneve talvolta vengono vinti dagli elementi, rimanendo sommersi dalla neve che ricopre copiosa tutto il panorama, dove i pochi edifici destinati a residenza o stalla emergono a fatica. Spuntano nel deserto bianco solo sparute tracce di vita a cui è corsa in aiuto la tecnologia, che ha sfruttato le risorse geotermiche dell’isola per produrre a costo quasi zero elettricità e riscaldamento, agevolando notevolmente la sopravvivenza in condizioni estreme di queste località così isolate. Le abitazioni risultano calde e accoglienti anche nell’arredamento, adatto talvolta a uno chalet alpino fermo agli anni ’70, che permette facilmente di dimenticare i -15 gradi giornalieri e i -45 gradi notturni, alternando per gli ospiti le bevande calde ai succulenti bocconcini di squalo putrefatto, vera rinomata specialità culinaria dell’isola. Del resto in un ambiente che relega nella stagione invernale la luce solare a solo una manciata di ore giornaliere non si può che contare sulla piena fruibilità delle abitazioni per affrontare le lunghe notti, cullate solo dall’aurora boreale.
Altrettanto ospitali sono le stalle che ricoverano gli animali, almeno dalla loro prospettiva : luoghi puliti e ordinati secondo il tipico approccio dei paesi nordici, per garantire completa efficienza anche quando i quadrupedi non possono affrontare la gelida aria aperta. Talvolta sono proprio gli stessi animali che fungono da unica compagnia per i giovani o vecchi allevatori che affrontano solitari i mesi invernali, in questi avamposti lontani dalla già ridotta popolazione dell’isola e del tutto isolati in inverno. La tecnologia geotermica potrà anche scaldare gli ambienti, ma la solitudine in queste lande desolate sarà sempre più tagliente del freddo polare.