"In fondo come sappiamo a sapere che la forza di gravità esiste davvero? (…) Il Partito vi diceva che non dovevate credere né ai vostri occhi e né alle vostre orecchie. (…) Che cosa sono le stelle? Corpuscoli di fuoco a qualche kilometro da noi. Se volessimo le potremmo raggiungere, o cancellare. La Terra è il centro dell’universo. Il sole e le stelle le girano intorno".
(George Orwell, 1984)
"Inizio da un fatto semplice: il tempo scorre più veloce in montagna e più lento in pianura… Il mondo è una sterminata e disordinata rete di eventi quantistici. Il mondo è più come Napoli che come Singapore".
(Carlo Rovelli, L’ordine del tempo)
"Gli scienziati sono poco scientifici: si pongono come nuovi filosofi, quali sacerdoti di una nuova “religione relativista”. Questo perché non meditano a sufficienza sul più importante, sul più certo e sul più inspiegabile fenomeno scientifico: la morte!"
(Aldo Pioli)
L’ultimo saggio di Carlo Rovelli assomiglia più a qualcosa a metà strada tra poesia e filosofia piuttosto che a un saggio scientifico. Le contraddizioni logiche e scientifiche della sua narrazione appaiono frequenti ma si rivelano poco appariscenti perché velate da un unico pensiero ossessivo dominante tutto il racconto: l’universo è caos! Il tempo è relativo. Tutto è relativo. Non si parla solo di un’omnitotalizzante “relazionalità” del reale, dato direi ovvio, ma proprio di una relatività quale concetto ideologico, quale tesi filosofica, quale componente strutturale del reale e del tempo stesso.
Addirittura lo scienziato arriva a sostenere in modo oracolare che il reale va inteso non come insieme di “cose” ma quale “rete di eventi”! Non serve una laurea in fisica o in filosofia per accorgersi facilmente che la proposta di queste asserzioni oltre a non significare nulla di razionale e di sostenibile rappresenta solo un maldestro tentativo di “poetica/retorica del caos”! Evento/fatto/res sono aspetti del medesimo reale.
L’“evento” indica solo l’aspetto relazionale e dinamico del contingente. Assolutizzare tale aspetto è operazione chiaramente ideologica mirante a “precarizzare” il pensiero e a dissolvere ogni idea di mondo e di persona, ridotta da tale fideismo scienzista a mera “rete effimera di relazioni e di sinapsi”, come nel film Matrix!
Può una rete sensoria temporanea vantare dei diritti o un pensiero alternativo? Rovelli sintetizza tutti i dogmi principali del racconto ufficiale della Grande Scienza, nuova inquisizione che tende a livellare e censurare qualsiasi libera discussione culturale e scientifica che si discosti appunto da questi 3 dogmi che vengono imposti in tutti i modi: la gravità (quale macchina impasta-stelle e deforma-spaziotempo), l’entropia (il mondo tende alla dispersione energetica, al caos), l’evoluzionismo, come se l’incredibile e perfetta complessità organizzata anche solo di un'ape o di una formica possa essere il frutto casuale di un disordine indifferenziato. Il tutto naturalmente senza alcuna prova scientifica.
Rovelli lo ammette: non c’è ancora una teoria della gravità quantistica che raccolga il consenso della comunità scientifica e sia confermata da esperimenti. E allora di cosa stiamo parlando? Di un’ideologia, che elimina tutto ciò che dà fastidio ai suoi dogmi. Tutto deve servire il diktat del relativismo. Quindi occorre dire che il tempo non è apprezzabile a livello atomico, questo per relativizzare il tempo; ma nel contempo non si deve dire che anche la gravità non è apprezzabile a livello atomico, perché la gravità è un dogma “spiegatutto” che non deve essere relativizzato, pena il crollo di tutta la contemporanea teoria planetaria e stellare!
Eppure esiste un’altra forza che Rovelli cita poco eppure questa sì può spiegare molto; l’elettromagnetismo, che regge tutti legami atomici, fonda l’accelerazione di caduta (= gravità, effetto secondario del rapporto tra densità/elettromagnetismo) e può interferire con gli orologi atomici giustificando il ritardo di un milionesimo di secondo su di un orologio atomico posto su di un jet.
La Grande Scienza è una religione materialista, intollerante, spersonalizzante, quantitativa. Quindi occorre mettere in un angolo quella forza, l’elettromagnetismo, che è sensibilissima alla qualità della materia, come già Platone, Aristotele, Paracelso e Keplero avevano capito. Rovelli è semplicemente uno dei tanti ambasciatori della retorica di una Scienza che guarda alle equazioni matematiche ma non alla realtà!
Sostenere che “le cose cadono verso il basso perché in basso il tempo è rallentato dalla Terra” significa aver fatto indigestione di “religione relativista”, fino a smarrire anche il senso del ridicolo. Appaiono molto più scientifici i film e le saghe come Star Wars o Star Trek! La Terra come può rallentare il suo stesso tempo? Perché il tempo dovrebbe “rallentare”? E come si può misurare tale rallentamento se non esiste un “tempo oggettivo”?
Se fosse vero che la massa modifica il tempo (ancora non dimostrato scientificamente) questo potrebbe in astratto accadere tra due masse differenti che interferiscono non fra masse dello stesso “Sistema Terra”, che ha infatti il medesimo tempo! Forse a questa ideologia serve relativizzare il tempo per ridurlo a epifenomeno dell’entropia e per rendere accettabile la tesi che le stelle siano lontanissime e che la loro luce ci giunga con un tempo di percorrenza, spezzando (in modo non dimostrato) l’unità spaziotemporale della percezione umana. Così si può spiegare ad esempio perché le stelle non sono ingrandibili telescopicamente: sono troppo lontane! Se la luce del sole e delle stelle fosse una luce del passato dovrebbe alterare il tempo terrestre, no? E invece questo non accade sulla terra. Come distinguere il tempo nella e della luce? Ma se ogni stella ha una sua distanza allora la luce che vediamo dovrebbe essere un coacervo di luci/tempi differenti. Ma tutto ciò evidentemente non ha senso! Morale: come complicare la realtà anche nei suoi aspetti più semplici per inseguire tesi astratte e ideologiche!
Per quanto riguarda l’entropia la visione dell’universo come caos è contraddetta da qualsiasi essere vivente, anche i batteri più semplici. La vita nasce ordinata, ordinatissima e cammina verso un ordine superiore che chiamiamo crescita, sviluppo, non verso il nulla e il disordine! Una formica ha una tale complessità da annullare qualsiasi discorso entropico. La vita nasce ordinata e si sviluppa, quindi è anti-entropica. Il fatto che l’energia muti e si dissipi sembra non conosciuto dal sole e dalla vita umana e degli esseri viventi.
L’attuale Idea di Scienza dominante è una “scienza da cadaveri” che si focalizza sulla disgregazione e dissipazione dell’energia propria di un corpo già agonizzante! Rovelli idolatrizza anche l’entropia come fosse un’energia a se stante e non la mera osservazione della dissipazione dell’energia in un sistema inerte, passivo. “È l’entropia, non l’energia, che fa stare per terra i sassi e girare il mondo”. Il caos quale nuova divinità? Un pensiero de-cadente e decandentista! La dissipazione termica fonderebbe il mondo? L’universo quale cadavere? Assistiamo a una serie di asserzioni totali, assolute, ma che di assoluto presentano solo la loro “non scientificità”. L’entropia è solo il decadimento termico in un sistema non alimentato, chiuso, o inerte. L’entropia non genera né muove nulla! È una realtà indiretta, secondaria, come la gravità che indica e misura solo l’accelerazione nella caduta dei corpi nello spazio, senza essere la causa di tale caduta!
La Grande Scienza critica il povero Newton (assai più acuto di quanto lo vogliano far passare) perché assolutizzò tempo e spazio e non si accorge che essa stessa assolutizza gravità, entropia ed evoluzionismo? Si può poi parlare del tempo senza parlare della morte? Non è la morte che fonda il tempo, fregandosene di ogni relativismo? La morte è certezza, non è relativa, non è evolutiva, né entropica, e se ne frega dei quanti e della gravità. Se non ci fosse la morte non ci sarebbe il tempo! La possiamo apprezzare filosoficamente e scientificamente se proviamo a definirla con precisione. La morte è quel punto/linea oltre il quale non si produce più passato, né futuro, né entropia, né sviluppo. O meglio: con la morte l’entropia si localizza solo su di un corpo che inizia ad essere in-animato, cioè senza respiro. Senza respiro, senz’anima (intesa nell’accezione minimale come quel quid che anima il corpo, altrimenti mero cadavere), il corpo decade a res, a cosa, non più espressione della persona.
Ma per un pensiero che riduce l’uomo a un insieme effimero di relazioni neuronali e cellulari, distruggendo ogni percezione della coscienza, della persona umana e dell’identità (e quindi relativizzando ogni diritto: può una massa di particelle pretendere dei diritti?) cosa importa della morte, se si pensa tutto come dentro un’immenso morire, togliendo dignità e preziosità sia alla vita che alla morte? Le cose più semplici, più rilevanti, più evidenti sono le meno indagate, le meno comprese… Il Sistema sociopolitico tende a ridurre l’attività cerebrale a pochi tabù e dogmi banali, massivi. Quello che doveva essere il territorio della più ampia discussione, della maggiore libertà, la scienza, è ora, asservita alla dinamica monolitica (e caotica) degli interessi economici, divenendo il nuovo Tempio e la nuova Inquisizione dei dogmi relativisti, di un’ideologia panteista e caotica, della retorica della “scoperta”, ridotta a prodotto cinematografico, mentre la vera scienza si chiude sempre più in una torre d’avorio per pochi adepti, come una setta esoterica. Se il mondo è kaos crolla anche la scienza e si dissolve pure la possibilità di comprensione del reale, il concetto stesso di “legge”, di “regola”, fondamento essenziale della scienza sperimentale.