I corpi incarnano odori unici e inconfondibili, lasciando impronte olfattive che resistono al tempo. Tali memorie rappresentano uno strumento di conoscenza utile per ottenere informazioni e programmare delle adeguate strategie di comunicazione e reazione.
Tra le varie tracce impalpabili che incontriamo sul nostro cammino, esistono anche i “feromoni” che sono responsabili di evidenti effetti comportamentali, non solo nell’ambito della sessualità. A guidarci in questo scenario sconfinato, sempre in bilico tra forze di attrazione e repulsione, è la parte più antica del nostro cervello (bulbi olfattivi, amigdala, ippocampo e sistema limbico) strettamente connessa alle emozioni, alla memoria e alla regolazione dei processi basilari per la sopravvivenza. I fattori che influenzano questa realtà, dai contorni mobili e poco definiti, sono numerosi e spaziano dall'igiene personale all'alimentazione, dalla razza all'età, dal clima agli stati d’animo, dalle malattie alla morte.
Esistono anche vari disturbi dell’olfatto che si manifestano con diversi gradi di intensità, come nel caso dell'anosmia (incapacità di percepire gli odori), dell'iposmia (riduzione parziale della capacità olfattiva), della parosmia (percezione di odori diversi rispetto a quelli reali) o della cacosmia (percezione di odori sgradevoli che non esistono nella realtà). Le cause sono da ricercare nell’ambito della genetica o come conseguenza di traumi cranici, neoplasie, riniti croniche, infezioni virali o batteriche; non sono rari i casi in cui le modificazioni dell’olfatto possono rappresentare un sintomo che precede l'insorgenza di gravi patologie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer.
La formazione degli odori rilasciati dal corpo è il frutto dell'interazione tra la flora batterica presente sulla pelle e le sostanze secrete dalle ghiandole cutanee apocrine, sebacee e, in misura minore, da quelle sudoripare. Tale fenomeno prende forma da un meccanismo di degradazione metabolica, messo in atto dai batteri saprofiti, particolarmente abbondanti negli ambienti caldo-umidi del corpo e soggetti a scarsa areazione.
Le ghiandole apocrine, infatti, sono localizzate soprattutto nel cavo ascellare, nella regione ano-genitale e intorno alle areole mammarie; il loro secreto è rappresentato da un fluido lattescente, contenente sostanze lipo-proteiche formate da composti aromatici di natura butirrica (in particolare acido butirrico e capronico), solfurea (mercaptani) e proteica (ammine derivanti dall'ammoniaca).
Le ghiandole sebacee sono distribuite sul corpo in maniera più uniforme e secernono un liquido di natura lipidica, formato, principalmente, da trigliceridi, colesterolo e acidi grassi liberi: la loro funzione è quella di difendere l’epidermide dagli agenti atmosferici e da un’eccessiva disidratazione.
Le ghiandole sudoripare, invece, sono presenti su tutta la superficie cutanea (ad eccezione delle labbra, del letto ungueale, del glande e del timpano) e svolgono un ruolo importante nella regolazione della temperatura corporea, disperdendo il calore attraverso l’evaporazione del sudore.
L’attività di tutte queste ghiandole è in stretta relazione anche con la produzione di adrenalina (un ormone secreto dalle surrenali): per questa ragione gli “effluvi” sprigionati dal corpo subiscono un’impennata olfattiva in condizioni di stress, fatica o di forti emozioni.
Anche gli ormoni sessuali hanno un ruolo attivo in questo processo: basti pesare al famoso “aroma di maschio” (ahimè, un vago sentore di urina e muschio, inspiegabilmente apprezzato da molte donne) legato all’infaticabile lavoro dei batteri, soprattutto di quelli appartenenti al genere Corynebacterium, impegnati a metabolizzare sostanze di natura steroidea (in particolare androsterone e androstenolo) presenti in maggiore quantità nel sudore degli uomini. Alla stessa maniera, l'odore del corpo femminile risente dell'influenza ormonale; molte donne, infatti, vengono percepite (o si sentono) più o meno attraenti in relazione alle modificazioni periodiche a cui vanno incontro durante il ciclo mestruale, l'ovulazione o per effetto dei contraccettivi (l'impiego della pillola sembra influire sull'odore della pelle, riducendone l'intensità e il potere seducente).
Generalmente un consumo eccessivo di prodotti animali (soprattutto carne rossa e formaggi stagionati) e di alcuni vegetali (in particolare spezie, aglio, cipolla, cavoli e specie affini), incide negativamente sulle caratteristiche fisico-chimiche delle secrezioni cutanee e, di conseguenza, sull’odore del corpo. Per rimediare a tale inconveniente basta cambiare le proprie abitudini alimentari e mantenere in piena efficienza i meccanismi di depurazione dell’organismo (intestino, reni e fegato).
Per alcuni popoli orientali l’odore della pelle, modificato intenzionalmente dal consumo di particolari erbe, è ritenuto uno strumento di grande seduzione: è il caso del fieno greco (Trigonella foenum-graecum), il cui aroma, particolarmente intenso, è percepibile in quasi tutte le secrezioni corporee (sudore, urina, liquido seminale, umori vaginali e perfino nelle lacrime); anche l’ananas e altri tipi di frutta sembrano influire sull’odore della persona, rendendolo più dolce e gradevole.
Tra i fattori che incidono sulla qualità degli “effluvi personali”, vi sono anche l'età e lo stato di salute. Ad esempio, l’odore dei neonati è unanimemente considerato "buono" e “irresistibile", tanto da stimolare, specialmente nelle neo-mamme, i centri cerebrali del piacere, con gli stessi effetti di una sostanza stupefacente. Il profumo dei bambini appena nati deriva dalla combinazione di diverse molecole rintracciabili nel liquido amniotico e nello strato di muco biancastro che ricopre la loro pelle al momento del parto. Mentre quello tipico delle persone anziane, che generalmente è giudicato poco piacevole, sembra imputabile a degli squilibri metabolici e ormonali che portano all’eliminazione, attraverso il sudore, di alcuni composti chimici volatili (il principale responsabile si chiama 2-nonenale). Problemi di alitosi e di sudore maleodorante possono essere riconducibili a una scarsa igiene orale, a problemi metabolici o ad alterazioni funzionali a carico di intestino, fegato e reni. Anche l'urina può presentare odori particolari a seguito dell'assunzione di farmaci, in presenza di infezioni o dopo aver mangiato alcuni cibi: ad esempio, un odore intenso e poco piacevole si manifesta nelle ore successive al consumo di asparagi (la sostanza responsabile è il metilmercaptano).
In antichità, per spiegare i meccanismi alla base dell’insorgenza delle malattie, si faceva ricorso alla teoria dei miasmi e della corruzione dell’aria. Oggi è noto che odori diversi e riconoscibili, accompagnano le persone affette da specifiche patologie; i casi più significativi riguardano i malati di febbre tifoidea (profumano di pane cotto), di peste (mela marcia), difterite (aroma dolciastro), febbre gialla (odore di macelleria), chetosi diabetica (frutta fermentata), rosolia (penne bagnate), vaiolo (un misto tra cipolla e aringa), infezione alla vescica (ammoniaca), insufficienza epatica (pesce crudo), tigna (burro rancido), disbiosi vaginale (odore di lievito o pesce fermentato), adenite tubercolare (birra ossidata), ecc.
Anche i tumori sono contraddistinti da specifici “odori” e partendo da questa costatazione è stata sviluppata, da parte di alcuni ricercatori italiani, una tecnica diagnostica per individuare la presenza di neoplasie alla prostata. Tale metodica è basata sull’utilizzo di cani addestrati a percepire attraverso il loro fiuto, l’eventuale presenza di specifiche molecole volatili disciolte in campioni di urina (il tasso di precisione si aggira intorno al 98%, ma è già in fase di sperimentazione un naso elettronico pronto a sostituire il lavoro dei cani e a individuare altre forme tumorali allo stato precoce).
Di particolare impatto emotivo è l’esperienza olfattiva della morte. La decomposizione del corpo è accompagnata da un’abbondante produzione di succhi e sostanze gassose, prodotte da fermentazioni anaerobiche: il cadavere si ricopre di chiazze scure, si gonfia e i liquidi incominciano a fuoriuscire. Il tutto prende avvio dall’autodigestione o autolisi delle cellule (i primi organi coinvolti sono quelli ricchi di enzimi, come il pancreas, il fegato e lo stomaco) a cui segue la proliferazione incontrollata dei batteri intestinali e la saponificazione dei grassi. Alla fine, l’esalazione che si sprigiona dalla putrefazione della carne è assai sgradevole, pungente e nauseabonda; non a caso le molecole odorigene coinvolte sono più di 400, tra cui predominano putrescina, cadaverina, scatolo e indolo.
Affascinante e misterioso è anche l’odore di santità: un carisma posseduto da molti santi e mistici che consiste nella capacità di emanare gradevoli fragranze di fiori, agrumi, resine o altro. Tale fenomeno (spesso associato all’incorruzione dei corpi) è conosciuto anche con il nome di osmogenesi e ha interessato personaggi come San Francesco, Santa Chiara, Santa Catarina da Cardogna, Santa Veronica Giuliani, Beata Maria degli angeli e San Pio da Pietralcina. A questo proposito viene da chiedersi: in quale misura e attraverso quali percorsi la mente e la coscienza possono influenzare la materia?