Con l’introduzione del digitale non si può più dare una definizione univoca del termine “fotografia”. Quando ho iniziato il mio lavoro, sentivo che sarei stato sempre dipendente dal mondo materiale. Sembrava più interessante essere un pittore nel proprio studio, libero di decidere cosa fare, come sviluppare la composizione. Non sono un pittore, ma ora ho la stessa libertà.
(Andreas Gursky)
Gagosian è lieta di presentare una selezione di opere di Andreas Gursky dalla serie Bangkok (2011) e la monumentale Ocean VI (2010), esposte per la prima volta in Italia. La mostra coincide con il decimo anniversario dell’apertura di Gagosian a Roma. Gursky ha dimostrato che un fotografo può ideare e costruire—piuttosto che semplicemente “scattare”—foto del mondo contemporaneo, e realizzarle con la stessa scala della pittura monumentale. Così come i pittori di storia del passato trovavano i loro soggetti nella vita quotidiana, anche Gursky trae ispirazione dalla sua esperienza visiva personale e dai fenomeni globali comunicati dai media. Avendo utilizzato inizialmente il computer come semplice strumento di ritocco, ha poi esplorato le sue potenzialità per modificare le immagini: a volte combinando elementi dello stesso soggetto tratti da foto differenti, unendoli in un insieme intricato ma omogeneo, a volte decidendo di ritoccare pochissimo l’immagine. Le opere di Gursky hanno una coerenza formale che nasce dal dialogo audace e tagliente tra fotografia e pittura, rappresentazione e astrazione. Nel corso del tempo, l’artista ha ampliato i suoi soggetti inquadrando e distillando gli schemi e le simmetrie del mondo globalizzato, con i suoi flussi e reticolati di dati e persone, architettura e spettacolarizzazione di massa. Inseguendo l’obiettivo di creare “un’enciclopedia della vita”, il mondo di Gursky fonde il moto perpetuo dell’esistenza con la stasi della riflessione metafisica.
Nella primavera del 2011 Gursky visita Bangkok e osserva il fiume Chao Phraya che scorre attraverso la città sfociando nel Golfo del Siam. Nelle fotografie di questa serie, l’artista immortala da vicino la superficie tremolante del fiume con le sue luminose increspature catturate in un’estesa struttura verticale a suggerire gli effetti cromatici dell’Impressionismo, o le intense composizioni dei modernisti americani del dopoguerra. Il fiume, nella sua costante trasformazione, mostra un mutevole e cangiante disegno; una simmetria come nelle immagini di Rorschach; o, come in Bangkok VI, una luminosa fascia turchese, riflesso della rete di plastica di un ponteggio per costruzioni. Tuttavia, questa bellezza formale suggerisce una realtà tossica e scientifica. Come i corsi d’acqua urbani in tutto il mondo, tra i quali anche il Tevere a Roma, il Chao Phraya attraverso l’obiettivo di Gursky rivela le sue diverse nature: discarica per ogni tipo di rifiuto (preservativi usati, materassi, copertoni d’auto); crogiolo di squilibri naturali (pesci morti e la bella ma devastante alga conosciuta come giacinto d’acqua); riflesso della città moderna in uno stato di flusso costante.
Ocean VI (2010) è un’immagine satellitare nella quale l’acqua diventa un sublime e imperscrutabile vuoto. Incantato dalle immagini della rotta di un lungo viaggio aereo, Gursky ne interpreta la rappresentazione grafica—i margini e le vette delle masse terrestri nitidamente delineate intervallate dalle vaste distese blu dell’oceano—come fosse una fotografia. Per la serie Oceans ha reperito foto satellitari in alta definizione, da cui ha generato la sua personale interpretazione di mare e terra, consultando mappe dei fondali per ottenere la giusta densità visuale. Dominata dall’Atlantico, con le isole caraibiche e parti della costa del nord e sud America visibili ai confini più estremi, Ocean VI sottolinea la vulnerabilità dei continenti della Terra, mentre i livelli degli oceani aumentano ad un ritmo crescente. Le opere di Gursky toccano così un tema fondamentale della vita contemporanea, rivelando le minacce ambientali su scala locale e globale.
Andreas Gursky è nato nel 1955 a Leipzig, ex Germania Est, e vive e lavora a Düsseldorf, Germania. Il suo lavoro è incluso nelle collezioni della Tate Modern, Londra; Museum Ludwig, Colonia; Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf; Kunstmuseum Bonn; Kunsthaus Zürich; Kunstmuseum Basel; National Galleries of Art, Edimburgo; The Metropolitan Museum of Art, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; National Gallery of Art, Washington, DC; San Francisco Museum of Modern Art; e il Los Angeles County Museum of Art (LACMA). Tra le recenti mostre museali si annoverano: “Retrospective 1984–2007,” Haus der Kunst, Monaco (2007, successivamente esposta a Istanbul Museum of Modern Art, Turchia; Sharjah Art Museum, Emirati Arabi Uniti; National Gallery of Victoria, Melbourne; e presso Ekaterina Foundation, Mosca, fino al 2008); Sharjah Biennial, Emirati Arabi Uniti (2007); “Works 80–08,” Kunstmuseen Krefeld, Germania (2008; successivamente esposta a Moderna Museet, Stoccolma; e a Vancouver Art Gallery, Canada, fino al 2009); Museum für Moderne Kunst (MMK), Francoforte sul Meno (2008); Museum Haus Esters Haus Lange, Germania (2008); Pinchuk Art Center, Ucraina (2008); “Andreas Gursky at Louisiana,” Louisiana Museum of Modern Art, Danimarca (2012); Stiftung Museum Kunstpalast, Düsseldorf (2012); The National Art Center, Tokyo (2013); The National Museum of Art, Giappone (2014); “Landscapes,” Parrish Art Museum, New York (2015); the 56th Biennale di Venezia (2015); Museum Frieder Burda, Germania (2015–16); Manifesta 11, The European Biennial of Contemporary Art, Zurigo (2016); e “Andreas Gursky – nicht abstrakt,” Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf (2016).