La mostra di Luisa Rabbia, Love, accoglie un corpo di dieci opere realizzate dal 2009 al 2017, tutti lavori acquisiti dalla Collezione Maramotti che da molti anni segue la sua ricerca.
Love include interventi su carta e su tela – che rappresentano un passaggio significativo del suo lavoro dal disegno alla pittura – un libro d’artista e un’importante opera site-specific, realizzata direttamente sulla parete dello spazio espositivo durante la sua residenza in Collezione. La mostra prende il titolo da un grande dipinto, mai esposto in precedenza, che fa parte della trilogia Love-Birth-Death, l'ultimo progetto dell’artista.
Accompagna l’esposizione una pubblicazione, realizzata per l’occasione, con un contributo di Mario Diacono.
Nella sua opera Rabbia riflette sulla condizione esistenziale, sulla connessione fra gli esseri umani e l'ambiente che li circonda.
I suoi lavori evocano membrane composte da ragnatele di segni leggeri che convivono con improvvise amputazioni e rotture, con linee decise, con impronte che ci conducono all’interno di una nebulosa, di una fluida struttura organica al contempo intima e sociale.
L’impiego del colore blu rimanda a mondi interiori, al sangue nelle vene e alla linfa che scorre in radici profonde, ma il blu è anche il colore di una pelle universale che si estende fino a diventare un sottile e fragile paesaggio.
Impronte digitali, ripetute su ampie superfici, conferiscono e rafforzano un movimento, uno spostamento ondivago di energia fisica all’interno dell'opera, un corpo a corpo con la pittura. Rimandano ad un'umanità non classificabile attraverso sesso o etnia, ma pur sempre composta di molteplici singolarità. Cellule del corpo o tracce umane, le impronte nei quadri dell'artista invitano l'osservatore a cercare parallelismi fra un paesaggio interiore ed esteriore, fra storie e memorie personali e collettive.
Per Luisa Rabbia il segno, realizzato con matite colorate, rappresenta una scelta d’elezione, capace di costruire istintive narrazioni. La continuità del suo gesto fisico nello spazio della carta o della tela, nutre il ritmo della creazione attraverso un'accumulazione di tracce capaci di restituirci una dimensione che va oltre al tempo, in una prospettiva di crescita infinita.