Collezione Maramotti presenta Field, prima mostra personale in Italia dell’artista inglese Phoebe Unwin, costituita da una serie di nuovi disegni e dipinti realizzati appositamente per la Pattern Room della Collezione.
Il titolo dell’esposizione evoca molteplici connotazioni. Il ‘campo’ rimanda al paesaggio, ma anche alle campiture di colore e al taglio della visione. È un luogo di mezzo, un soggetto pittorico tradizionale che permette all’artista di oscillare fra il figurativo e l’astratto, di investigare le qualità formali della pittura. Sviluppando una ricerca sul paesaggio e sull’interazione fra la figura umana e l’ambiente circostante Unwin costruisce con la pittura una delicata alternanza di orizzonti, distanze variate che generano un’osservazione a diverse velocità. Anche la superficie stratificata e porosa delle opere e la messa a fuoco appannata dei soggetti generano un dinamismo della visione all’interno di ogni quadro e un’intima relazione tra un’opera e l’altra.
Il lavoro da cui prende avvio il progetto è un quadro del 2017, Approach, in cui Unwin dipinge due persone sospese in un incontro; i loro contorni si fondono, in parte, con il paesaggio, che viene così modellato dalla percezione. L’esplorazione delle percezioni attraverso i colori, le forme e le loro combinazioni, lo studio dei percorsi visivi e delle reazioni emozionali, si uniscono a un interesse per i diversi tempi e i ritmi interni all’opera. Attraverso un processo che muove dall’astrazione verso la figurazione, in cui la materia si fa segno e le figure affiorano nel colore, Unwin crea immagini sospese in un tempo e in uno spazio indeterminati. L’artista stessa ha definito il guardare un’opera come un’esperienza che è “sentita fisicamente e si svolge, in un certo senso, sempre nel presente”.
Le influenze artistiche, letterarie, cinematografiche e personali di Unwin sono liberamente elaborate, agiscono come suggestioni aperte che l’artista incorpora nell’esplorazione del processo e del gesto della pittura. I suoi quadri sono luoghi visivi con infinite possibilità; la narrazione intrinseca delle opere non è definita né definitiva, si rivela in modi nuovi e diversi, emerge attraverso lo sguardo attivo di chi osserva.
Indagando i modi in cui astrazione e figurazione si confondono e sovrappongono Unwin ci invita a riflettere sulla complessità di piccoli momenti apparentemente senza importanza, e nello stesso tempo esplora e forza i limiti della pittura come mezzo di espressione. L’artista non prende spunto da fotografie, né dall’immensa quantità di immagini che circolano in rete, ma da memorie personali o da blocchi da disegno sui quali traccia schizzi delle sue esperienze quotidiane. La Collezione Maramotti include già una sua opera del 2015, anno in cui Unwin era stata nominata tra le finaliste della sesta edizione del Max Mara Art Prize for Women, in collaborazione con Whitechapel Gallery.