La moderna sistemazione dell’Appartamento Reale, che completa il percorso al primo piano del Museo di Capodimonte, intende far rivivere gli ambienti di un palazzo storico che nasce come museo e che col tempo diventa una delle residenze dei sovrani.
Una storia raccontata nelle sale dedicate ai suoi principali protagonisti come Carlo di Borbone che decide la costruzione del palazzo nel 1738, Ferdinando IV che diventa re di Napoli a soli nove anni, Ferdinando II autore del completamento della reggia, fino al decennio francese e ai riallestimenti postunitari.
Il palazzo, poco abitato dai sovrani borbonici, diventa una più stabile residenza reale con l’arrivo di Carolina Bonaparte che adegua l’appartamento al gusto della corte imperiale, e Gioacchino Murat che realizza la strada di collegamento con il centro della città, risolve il problema di approvvigionamento idrico, e si serve dell’opera di artisti del calibro di Antonio Canova, autore del ritratto in gesso di Letizia Ramolino Bonaparte.
L’edificio diventa oggetto di una radicale opera di rinnovamento a partire dal 1838, quando Ferdinando II decide di dargli una nuova veste. In questo periodo viene ultimata anche la decorazione del Salone delle feste con una lieve e fastosa decorazione pittorica di gusto neoclassico, come quella che adorna la camera da letto ‘pompeiana’ di Francesco I e Maria Isabella, collocata nell’ala meridionale, la più antica del palazzo, che si affaccia sul mare del golfo di Napoli.
Con l’Unità d’Italia e la nomina del piemontese Annibale Sacco a direttore della Real Casa Savoia sono sistemate alcune sale con l’intenzione di allestire nel palazzo una Galleria di pittura e scultura “moderni” di cui è suggestiva testimonianza il Salone Camuccini, che prende nome dalle monumentali tele del pittore romano.
Lo stesso Sacco raccoglie nel Museo di Capodimonte tesori provenienti da altre dimore borboniche come il prezioso Salottino di porcellana, trasferito qui dalla reggia di Portici nel 1866, o il pavimento in marmo intarsiato rinvenuto in una villa dell’imperatore Tiberio a Capri in epoca borbonica e rimontato nel Salone della Culla, che deve il suo nome alla culla disegnata da Domenico Morelli (oggi alla Reggia di Caserta), donata nel 1869 dalla città di Napoli ai Savoia per la nascita di Vittorio Emanuele III.