La galleria storica ricrea, attraverso l’uso di reperti, oggetti, documenti e dipinti, l’atmosfera del Museo nei suoi quasi cinque secoli di storia, in un percorso a ritroso nel tempo.
La prima parte è dedicata al Novecento. In questo secolo le collezioni si arricchiscono grazie al contributo di personaggi come Giovanni D’Achiardi ed Eugenio Ficalbi. Ma, soprattutto, il Novecento è il secolo della svolta. È nel 1979 che, dietro l’impulso promotore di Ezio Tongiorgi, la Certosa di Pisa presso Calci – ad esclusione delle parti monumentali – viene concessa in uso perpetuo e gratuito all’Università di Pisa e, negli anni Ottanta, inizia il trasferimento dell’ingente patrimonio museale a Calci.
In esposizione reperti, strumentazioni e documenti originali dell’epoca, oltre a una pregiata collezione di gasteropodi polmonati in cera e fil di ferro, con guscio originale, della prima metà del Novecento.
Facciamo un passo indietro con la seconda parte della galleria, dedicata all’Ottocento, secolo di cruciale importanza per il Museo. È in questo periodo che le collezioni si espandono come mai era accaduto prima, grazie all’attività di numerosi personaggi illustri: Giorgio Santi, Leopoldo Pilla, Antonio D’Achiardi, Giuseppe Meneghini, Mario Canavari, Sebastiano Richiardi e Paolo Savi sono tra questi.
L’esposizione comprende una collezione di splendide riproduzioni di invertebrati marini realizzati in vetro soffiato da Leopold Blaschka.
Una sezione significativa è dedicata a Paolo Savi, storico direttore del “Museo pisano” dal 1823 al 1871. La ricostruzione del suo studio, con appunti, disegni, taccuini di viaggio e strumenti per la preparazione dei reperti, permette di immergersi direttamente nell’atmosfera nella quale il grande scienziato deve aver compiuto le sue ricerche. Abilissimo tassidermista, Savi contribuì in prima persona ad arricchire le collezioni del Museo con i propri preparati e con gli esemplari acquisiti grazie agli intensi scambi instaurati con i principali musei europei. Nella sala sono esposte alcune delle sue creazioni: cinque grandi diorami, diversi piccoli diorami, numerosi preparati in cera di organi, i tipi di alcune specie da lui descritte (come il mustiolo e la talpa cieca) oltre a varie specie di mammiferi e uccelli naturalizzati. Tra questi, alcuni uccelli non volatori come il kiwi, lo struzzo e l’emù, e tre rari esemplari di specie estinte in tempi storici: la colomba migratrice, l’alca impenne, della quale esistono 80 esemplari naturalizzati in tutto il mondo, e lo storno di Réunion, del quale se ne contano solo 20, incluso quello qui visibile. In esposizione anche un calco in gesso del cranio fossile di Palaeotherium medium, dono che Savi ricevette da Cuvier durante il suo viaggio a Parigi del 1828.
La terza parte della sala sintetizza il passaggio da Galleria a Museo avvenuto nel corso del Settecento, con la nascita della scienza moderna. Tra i protagonisti di questo secolo troviamo Michelangelo Tilli e Gian Lorenzo Tilli.
In esposizione alcuni esemplari della pregiata collezione malacologica del fiorentino Niccolò Gualtieri, studiata da Linneo e acquistata nel 1747 da Francesco di Lorena, granduca di Toscana, esplicitamente per la Galleria pisana.
Il percorso espositivo si conclude con il settore dedicato al Seicento e al Cinquecento. Qui, oltre ai reperti originali dell’epoca, troviamo la ricostruzione tridimensionale dello “Scarabattolo” dipinto da Domenico Remps.
Nell’ultima sala, infine, è possibile ammirare una vera e propria Camera delle Meraviglie (Wunderkammer) in stile seicentesco: vi sono raccolti, secondo il gusto e lo stile dell’epoca, naturalia (reperti dei tre regni della natura), curiosa (oggetti strani ed esotici) e artificialia (manufatti di luoghi ed epoche diverse). Tra questi reperti possiamo ammirare due splendide conchiglie lavorate in oro, una collana di denti di scimmia, una manina di corallo e il reperto più curioso: il cranio umano con applicato un ramo di corallo.