250 immagini del grande fotografo svizzero consentono di ripercorrere le storie e i viaggi di uno dei punti di riferimento dell'Agenzia magnum, fondata nel 1947 da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa. Werner Bischof viaggiò negli angoli più remoti del mondo: dall’India al Giappone, dalla Corea all’Indocina fino ad arrivare a Panama, in Cile e in Perù. La mostra arriva in Italia in occasione delle celebrazioni dei 100 anni dalla nascita del fotografo e si compone di stampe vintage, memorie, documenti, lettere e pubblicazioni.
Per la prima volta sarà esposta una selezione di 20 fotografie inedite, dedicate all’Italia.
Dal 22 settembre 2017 al 7 gennaio 2018, Casa dei Tre Oci di Venezia ospita una grande antologica dedicata a Werner Bischof (1916-1954), uno dei più importanti fotografi del Novecento, tra i fondatori dell’agenzia Magnum.
La mostra, curata dal figlio Marco Bischof, organizzata da Fondazione di Venezia e Civita Tre Venezie, in collaborazione con Magnum Photos e con la Werner Bischof Estate, presenterà 250 fotografie, in larga parte vintage, tratte dai più importanti reportage di Werner Bischof, che consentiranno di ripercorrere i lunghi viaggi che portarono l’artista svizzero negli angoli più remoti del mondo, dall’India al Giappone, dalla Corea all’Indocina fino ad arrivare a Panama, in Cile ed in Perù.
Per la prima volta, sarà esposta una selezione di 20 fotografie in bianco e nero inedite che hanno nell’Italia il suo soggetto privilegiato. In essa si coglie l’originalità dello scatto che rivela l’occhio ‘neorealista’ di Werner Bischof.
Il percorso espositivo trasporterà il visitatore nell’età dell’oro del fotogiornalismo, conducendolo sulle tracce di Werner Bischof.
Sarà un itinerario che, partendo dall’Europa, appena uscita devastata dalla seconda guerra mondiale, giungerà in India dove ci si troverà di fronte a un paese attanagliato dalla povertà e dalla miseria, ma in cui si iniziano a intravvedere gli sviluppi industriali che la porteranno a essere uno delle nazioni leader del nuovo millennio.
Quindi, il confronto spietato tra gli elementi della cultura tradizionale giapponese e il dramma della guerra di Corea introdurrà all’analisi del continente americano.
Il viaggio di Bischof, infatti, proseguirà nelle città statunitensi, di cui coglierà lo sviluppo metropolitano, anche con una serie di fotografie a colori, e si chiuderà idealmente tra i villaggi del Perù e sulle cime andine dove trovò la morte.
Bischof, considerato uno dei migliori fotogiornalisti, non si limitò a documentare la realtà con il suo obiettivo, quanto si fermò a riflettere di fronte ai soggetti, cercando di raccontare quelle dicotomie tra sviluppo industriale e povertà, tra business e spiritualità, tra modernità e tradizione.
Non mancherà una sezione dedicata alle fotografie di paesaggio e di natura morta, realizzate in Svizzera, tra la metà degli anni trenta e quaranta del Novecento.