Osart Gallery è lieta di annunciare l'apertura della nuova sede espositiva in Corso Plebisciti 12 a Milano che inaugura con una personale dedicata a Vincenzo Agnetti dal titolo Oltre il Linguaggio.
L'obiettivo della mostra è quello di indagare la produzione fotografica di Vincenzo Agnetti con una selezione di lavori prodotti tra il 1973 e il 1976 che meglio rappresentano il lavoro concettuale dell'artista.
Le opere selezionate, tutte caratterizzate da un curriculum storico e museale rilevante, vantano esposizioni presso istituzioni pubbliche e private riconosciute sia a livello nazionale che internazionale - Galleria Alessandra Castelli, Milano (Immagine di una Mostra,1974), Galleria Feldman, New York (Image of an Exhibition, 1975), MART, Rovereto (Vincenzo Agnetti, 2008) ed esposizioni che hanno tracciato nuovi confini all'interno del panorama storico - artistico del tempo come Contemporanea (1973), Combattimento per un’immagine (1973) e Fotomedia (1974).
Oltre il Linguaggio esplora il modus operandi dell'artista soffermandosi con occhio critico sulla portata delle operAzioni concettuali che Agnetti mette in atto nel corso della sua breve ma incisiva poetica espressiva.
Le bandiere e i numeri di Progetto per un Amleto Politico (1973) così come in Discorso n°5 (1974) “costituiscono gli ingranaggi di un dispositivo innescato per destituire di significato i segni stessi utilizzati”. Insieme a Frammento di Tavola di Dario (1973) queste opere sono tutte riconducibili al meccanismo di traduzione, azzeramento e riduzione.
Il linguaggio per Agnetti è ambiguo per natura, per tale ragione, è necessario tradurlo e ridurlo in numeri. Il risultato finale è quindi un azzeramento dei concetti a favore di una costruzione di una lingua universale dotata di specifica intonazione che trova supporto fonologico nel numero.
Il linguaggio torna al centro delle attenzioni di Agnetti nella versione su carta della celebre Autotelefonata (1974) dove “minifototessere” ritraggono Agnetti nell'atto di telefonare a se stesso a suon di yes yes.
Alla pratica di traduzione e riduzione, riscontrabile anche nell'opera-performance In allegato vi trasmetto un audiotape della durata di 30 minuti (1973), si aggiunge l'operazione che Agnetti definisce di teatro statico, che ha la sua opera più rappresentativa in Elisabetta d'Inghilterra (1976).
Non ci sono spettatori né testo è all'osservatore che spetta mettere in scena i propri pensieri.
In un suggestivo dialogo tra passato e futuro Identikit (1973) e l’Età Media di A. (1973-74) indagano il tema del ritratto nel suo declinarsi in rapporto al tempo.
Da un lato Età Media di A, attraverso l'utilizzo di immagini tratte da un'esistenza vissuta, identifica la giusta collocazione di A nel tempo. Dall'altro Identikit delinea, per deduzione, i tratti fisici e culturali di X2, un'ipotetica persona che vivrà nel 2073.
La spettacolare installazione Progetto Panteistico (1973) va a toccare un altro tema che è caro ad Agnetti, quello della natura. Come si può riscontrare anche dal titolo, in questa sequenza fotografica si osserva come da un segno grafico, lentamente, si costruisce la forma della foglia.
La ricostruzione della figura della foglia è accompagnata da un testo che ci vuole far riflettere sull’universalità tra uomo e natura.
In Tutta la Storia dell'Arte (1973) Agnetti sintetizza in maniera provocatoria la sua visIone dell’arte attraverso l’utilizzo di tre immagini, due canoniche che fanno riferimento al periodo arcaico e classico ed una spiazzante che rappresenta la contemporaneità.
Un’analisi delle opere fotografiche di Vincenzo Agnetti non può che concludersi con una riflessione sul rapporto tra mezzo e messaggio. In Free – hand Photograph (1974) l’artista utilizza la strategia del procedimento interrotto e realizza una fotografia paradossale che prescinde dal mezzo-macchina fotografica e dall’oggetto esterno da fotografare. Tramite tale operazione “sovversiva” nasce la Fotografia eseguita a mano libera.
Questa monografica ci mostra come, attraverso il medium fotografico, Agnetti abbia affrontato varie tematiche a lui care con la volontà di provare ad andare Oltre il Linguaggio comune cercando di portare lo spettatore a riflettere e ad interagire con le opere stesse.