Rendere l’idea dello spazio: è su questo che ho iniziato a lavorare; è questo il principale insegnamento che mi ha lasciato il Maestro Hidetoshi Nagasawa. Il fatto che lui mi abbia assegnato, da studentessa, come primissimo compito quello di disegnare l’acqua ha segnato profondamente il mio procedere.
Nell’acqua c’è tutto: il movimento, la luce, la profondità, la vita. Nell’acqua ci sono le relazioni dello spazio, che tu devi saper captare tutte in una volta se vuoi rendere il suo senso. Cogliere l'acqua è come sfondare un muro. Quando capisci l’acqua capisci lo spazio. Sino a togliere tutto quanto il superfluo.
“Il mio modo di lavorare, non è legato in senso stretto né alla pittura né alla scultura ma all’opera. Anche se a volte sento il bisogno della tela, del produrre un lavoro da attaccare al muro… io rimango comunque una scultrice, che realizza opere da terra, da parete, su carta o su tela. Il vuoto è parte di ogni mio lavoro. Mette in evidenza tutto quello che di concreto e palpabile contiene e sottolinea, rilevandolo, ciò che solitamente sfuggirebbe: il contorno dell’opera… lo spazio, l’aria. In queste mie sculture recenti il vuoto lo ottengo con la materia stessa e attraverso l’uso di superfici specchianti. La materia, riflettendo se stessa, svela un po’ della sua interiorità. In genere le mie sculture sono composte da più elementi, e quando i differenti elementi si specchiano l’uno nell’altro, l’uno diventa l’anima e il fulcro dell’altro.
Lo specchio diventa una sorta di finestra in grado di mostrare qualcosa dall’interno.
Il disegno dell’acqua, è un percorso che compendia tutti i differenti aspetti della ricerca artistica di Mariella Ghirardani, ma è anche, e forse soprattutto, il racconto di una formazione estetica e spirituale, compiuta sotto l’egida vigile e millenaria della natura.
Emergono apparenze riconoscibili come memorie oniriche e quasi musicali di un viaggio compiuto dentro la memoria di viaggi, in un procedimento freudiano applicato alla pittura. Quello di Mariella Ghirardani è un viaggio verso qualunque Oriente: un "dentro" che è dentro la pittura. Nulla di descrittivo, di aneddotico, in lei, che punta comunque a rappresentare le essenze. In alcune sue opere la simbologia dell’Enso collegata con il lemniscata occidentale è espressione di infinito che unisce il visibile e il nascoso, il semplice e il profondo, il vuoto e il pieno. Quindi non solo un semplice cerchio disegnato con un'unica, ampia, pennellata, ma il simbolo dell'infinito, vuoto, la 'non-cosa', il perfetto stato meditativo Satori (l'esperienza del risveglio, inteso in senso spirituale, nel quale non ci sarebbe più alcuna differenza tra colui che si "rende conto" e l'oggetto dell'osservazione). Nell’opera dell’artista, le due realtà si fondono in un’unica entità in cui passato e presente coesistono simultaneamente, nel taglio dello spazio, come un fondale di scena fisso.
Mariella Ghirardani è torrida fucina di idee che la portano a misurarsi con una sorprendente pluralità di linguaggi, associando liberamente intuizioni e pulsioni a materiali, pigmenti, volumi. Gli esiti di questo ricercare sono diversi, ma tutti apparentati da un senso di profonda trascendenza e dall’espressione di un senso del sacro che cerca e rintraccia soprattutto nella natura, intesa come spazio aperto alla relazione. E alla natura l’artista guarda tenendo sempre vivo l’incanto dell’ispirazione, nel suo significato più antico: perché Mariella Ghirardani è artista “ispirata”, viene da dire combusta, dalla propria ispirazione. Lo si capisce cogliendo la concentrazione con la quale racconta le proprie opere, nel modo in cui fra di loro, nel generoso laboratorio della sua casa, si muove, le sposta, le osserva, sembra vederle sempre per la prima volta, pronta ad accendersi a ogni nuovo suggerimento interiore. L’artista possiede un complesso immaginario creativo in cui arte, filosofia e poesia dialogano con l’indagine psicologica. Con questi strumenti, straordinariamente maneggiati, disegna i propri “paesaggi” che sono, prima di qualunque altra istanza, interiori. Nascono opere che ospitano spesso grandi silenzi, evocano spazi dilatati, e in cui, con intermittenze metropolitane, tuttora tempra e affina le proprie inquietudini.
Mariella Ghiradani è nata a Parma, vive e lavora a Milano.
Tra le principali esposizioni personali sono da ricordare quelle alla Casa degli Artisti, a Milano, nel 1985, 1988, 1997, 2000; alla Galleria Marianne Maier, a Milano, nel 1995; alla Galleria Fabia Calvasina, a Milano, nel 1997; allo Spaziotemporaneo, a Milano, e allo Studio Cristina Del Ponte, Locarno (CH), nel 2002.
Partecipa alla XL Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, Magazzini del Sale, Venezia, nel 1982 e alle principali mostre realizzate a cura della Casa degli Artisti, sia a Milano che in altre sedi. Tra le esposizioni collettive alle quali è invitata da ricordare: Fabbrica. Nuova arte contemporanea, ex Fabbrica Mida, Brescia, nel 1989; Trattative con Euclide, nel 1992, Disordine nel 1993, e Le ombre nel cassetto nel 1994, allo Spaziotemporaneo, Milano; Scossa, Care/of, Cusano Milanino, (MI), nel 1994; Immagine rinnovata, Antico Monastero delle Agostiniane, Monte Carasso, (Bellinzona - CH), nel 1999; Segno e Materia, Villa Borromeo, Senago (MI), nel 2004 e la presenza alla XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara nel 2006. Si ricordano anche: personale Occhio di strega, 14 febbraio-14 marzo 2007, galleria Spaziotemporaneo, via Solferino 56, Milano, a cura di Federico Sardella; personale Mariposa, 17 ottobre-17 novembre 2012, galleria Spaziotemoraneo, via Solferino 56, Milano, a cura di Federico Sardella; collettiva alla fondazione Mudima la Mente e il Giudizio, 12- 23 dicembre 2013, via Tadino 26 Milano; collettiva KattenKabinet, 18 maggio 2016, MARS, via Guinizzelli 6, Milano; No Place 2, castello di Fombio (Lodi) 12 marzo 2016; in principio è la Terra, forte di Gavi (AL), 27 maggio-15 settembre 2016.